Due minuti dopo, dall'altra estremità, il che potrebbe significare solo che Jorge stava cercando di calmarsi. Potevo solo sperare che non si fosse rotto la mano. "Perché non mi hai chiamato?" chiese infine. La sua voce era spaventata, il che mi fece solo sentire peggio. Dovetti soffocare un singhiozzo con un lungo respiro. "Stai bene?" disse, e questa volta la sua voce si incrinò un poco. Si schiarì la gola. "lo.. io non lo so." Mi spostai sul letto e accesi la lampada sul comodino.
"Sto arrivando." Sentii il rumore di una macchina. "No, no, non venire. La mia famiglia è in casa, ho solo bisogno di dormire.."
Mi interruppe a metà frase. "So che non vuoi stare con me, ma io voglio stare con te. Ho bisogno di vedere che stai bene. Lasciamelo fare." disse, e la sua voce era cosi densa di emozioni che non riuscii a dire di no. Forse mi ero sbagliata e avevo bisogno di lui perché la prospettiva di averlo con me stasera rendeva l'idea di sprofondare in un buio meno soffocante.
Avevo cercato di distrarmi guardando una commedia romantica in TV ma il ragazzo aveva mentito alla ragazza riguardo qualcosa del suo passato e adesso era incazzata con lui. Non avevo bisogno di sentirmi ancora più triste, e cosi la spensi.
Solo 20 minuti dopo la telefonata, qualcuno bussò alla mia finestra, il che mi sorprese, rendendo il mio battito ancora piu intenso fino a quando non capii che era Jorge. Mi alzai dal letto e aprii la finestra. Con Jorge entrò una folata di vento freddo, facendomi rabbrividire a causa dei miei vestiti leggeri. Nessuno di noi disse nulla, ma riuscii a sentire gli occhi di Jorge analizzare il mio corpo. Per la prima volta, non erano lussuriosi, ma preoccupati. Infine toccò i miei capelli ancora umidi, spostandoli dalla faccia per controllare meglio. I suoi occhi erano duri e la mascella tesa. Rabbrividii per un motivo completamente diverso quando le sue dita toccarono il mio collo.
Il mio corpo non era chiaramente improvvisamente immune al suo tocco. Chiusi gli occhi e respirai a fondo, aspettando fin quando riuscii a tenere lo sguardo di Jorge. "Sei ferita altrove?" chiese mentre guardava la mia mascella. Avevo dimenticato di bendarla dopo la doccia e probabilmente sembrava peggio.
"Che tu ci creda o no, è tutto grazie a Stephie." disse. "Cosa?"
"Ti ha visto uscire da casa di Peter." Jorge volutamente evitò di incontrare i miei occhi. Come potevo dirgli che il suo cosiddetto nemico in realtà mi aveva aiutata, e che grazie a lui ero ancora tutta intera?
"Hai colpito Peter?" Chiesi. Non avevo nemmeno bisogno di chiederglielo. Suonava molto piu credibile rispetto alla scusa della finestra. Jorge si strinse nelle spalle, concentrandosi esclusivamente sulla mia mascella. La bendò con cautela e mi accarezzò la coscia nuda quando fini.
"Non avresti dovuto farlo." dissi a bassa voce. "Martina.." Jorge si fermò, inclinando la testa verso il soffitto, con le mani appoggiate al ripiano del lavandino su entrambi i lati delle mie gambe. "Stephie si era presentata alla mia porta dicendo che ti aveva appena visto uscire dall'appartamento del suo ragazzo, quando pensavo che fossi a casa sana e salva dato che non mi avevi chiamato per dire che era tutto a posto. Quando sono andato lì, quel bastardo ha avuto il coraggio di dirmi che qualcuno ti aveva ferito con un coltello e che con tutte le persone al mondo, ti aveva guarito proprio lui." Mi guardò deluso, non ero sicura se fosse diretto a me o a se stesso.
"E' ovvio che l'ho voluto pestare a sangue, anche se era solo per distrarmi dal sentirmi una completa e totale merda per averti lasciata da sola." I suoi occhi si addolcirono, la sua mano si poso sulla mia guancia. "Se ti fosse successo qualcosa, lo sai che non sarei riuscito a conviverci e soprattutto a perdonarmelo.."
"Allora non dovresti essere contento che mi abbia trovato?" Jorge rise. "No." disse. "Non saresti mai dovuta andare in quel posto. Avrebbe provato a farti qualcosa. Dovevi chiamarmi." Alzai gli occhi e scesi dal ripiano.
"Smettila di pensarci. Ciò che fatto è fatto. Sto bene ed è questo quello che conta mai più." affermai, in tutta serietà. Respiravo attraverso il mio naso. "Tutto questo a causa di una ragazza che vi ha preso in giro? E' incredibile." Affermai subito dopo.
"Questo quello che ti ha detto lui, non è vero?" Jorge fece un suono amaro come per sbuffare. "E' più di quello che mi hai detto tu." ribattei. Questo lo azzittii.
"Non pensavo che fosse importante." abbassò lo sguardo per poi toccarmi i fianchi. si vedeva che era distrutto. Mi scostai da lui ma purtroppo mi teneva stretta forte. "Davvero Martina, l'unica cosa che voglio pensare in questo momento è abbracciarti. Ho avuto una paura.." appoggiò la sua fronte alla mia ed io chiusi gli occhi.
"Vieni qui." Uscimmo dal bagno per andare al centro della mia stanza e dal suo telefono azionò una canzone per poi attirarmi a lui per ballare. Mi sciolsi, ricambiando l'abbraccio.
I nostri piedi si muovevano lentamente ed in sincronia, intorno a noi si sentiva solo il volume basso della canzone e nulla di più. Era una cosa estremamente banale, ma estremamente dolce e significativo. A modo suo mi stava facendo capire tante cose..
Dopo che fini la canzone lui si staccò da me.
"Grazie." disse, e la sua voce aveva quel tono che mi fece credere che non stava parlando solo piccolo ballo. Non so per cosa mi stesse ringraziando, dopo tutto ero io quella grata di averlo qui stasera.
Prima che potessi dire qualcosa di spiritoso, Jorge chiuse il divario tra le nostre facce. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra socchiuse, il che mi causò lunghi brividi sulla schiena.
So che avrei dovuto fermarlo, voglio dire, avrei dovuto essere arrabbiata con lui, ma lasciai comunque che ballasse con me e che mi baciasse, e per un momento tutto sembrò andare per il verso giusto. Era uno di quei baci che ti lasciano senza fiato, non troppo intenso, un solo semplice scambio di emozioni.
Jorge si scusò altre mille volte in quel bacio, lo capivo perfettamente. Spostando le sue labbra delle mie, appoggiò la testa nel cuscino e mi guardò negli occhi. Non aveva bisogno di parlare. Sapevo cosa voleva dire e sapevo quello che volevo dire io a lui, mai entrambi sapevamo che non sempre si ottiene quello che si vuole.
Jorge mi strinse a sé da dietro, strofinandomi il collo mentre mi strinse al suo petto caldo. Mi baciò la testa e inalò il profumo. "Perché profumi come un prato fiorito?" chiese, la sua risata fuoriuscì dalle sue labbra. Scossi la testa e portai la sua mano dalla mia vita sotto la mia t-shirt, premendo le nostre mani unite al mio stomaco nudo.
Avevo bisogno di sentire il suo calore e la sua consolazione, la sua pelle sulla mia. Avevo bisogno quell'illusione di falsa di protezione.
In quel momento, quando tutto era perfetto e tranquillo, quando il suono del nostro respiro sembrava l'unico al mondo, volevo che il tempo si fermasse. Vorrei che potessimo rimanere cosi per sempre, congelati nel tempo, congelati nella felicita. Volevo che la mattina non arrivasse mai. Ma come ho detto, non si ottiene sempre quello che si vuole.
Hey ragazze!!
Allora volevo avvisarvi un paio di cose, allora la prima è che non mi faceva pubblicare il capitolo più lungo quindi l'ho diviso a metà e domani uscirà un'altro, la seconda cosa è che Wattpad non so per quale motivo ma quando pubblico mi elimina alcune parti del capitolo..
Sapreste darmi un consiglio? Perché non so proprio come risolvere..
-ale🌹
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."