Martina Pow.
Crollarono. I pezzi, intendo. Non solo una o due volte, ma molteplici, dolorose volte. Hai presente come ci si sente ad avere Edward mani di forbice dentro al tuo petto, mentre ti ferisce i polmoni, spingendoli contro le costole, stringendo e lacerando il tuo cuore? Se non lo sai, aspetta solo di avere il cuore infranto. Samantha mi accompagnò a casa ed insistette per passare la notte con me. Disse che avevo bisogno di supporto morale e che non si fidava a lasciarmi da sola nel caso in cui commettessi qualche pazzia, come bruciarmi i capelli o saltar giù dalla finestra.Il che mi fece quasi ridere. Quasi. Non avevo idea a che ora mi fossi addormentata o cos'avesse detto Sam ai miei genitori dopo avermi vista rientrare con gli occhi sbarrati, bruciando il coprifuoco. Sembravano aver chiuso un occhio riguardo a quello, deve avergli detto che la persona più importante della mia vita mi aveva completamente calpestato. "So che probabilmente non vorrai parlare di questo, ma nel caso in cui volessi farlo, sono qui, okay?" Mi disse Sam, sdraiandosi nel letto accanto a me. Era grande abbastanza per impedire ai nostri corpi di sfiorarsi, ma mi ritrovai a desiderare che il corpo di Jorge fosse premuto contro al mio mentre dormivo. Tremai. "Grazie." dissi a bassa voce.
Era stata la prima cosa che le avevo detto da quando siamo usciti dalla sua macchina, dopo aver trascorso il nostro tempo lontano da quel triste deserto, lasciandoci alle spalle la confusione dei motori ed il suono della musica. Non ero stata capace di proferire una sola parola senza scoppiare a piangere. Seriamente, ero sempre stata paragonabile ad una bambina piagnucolante, ma questo era un discorso a parte. Avrei dovuto essere fradicia, ma la mia gola continuava a bruciare e le mie lacrime a scendere. Che schifo. "Sembra tutto cosi orribile e grigio al momento, ma dopo ogni tempesta ce l'arcobaleno." lei mi sorrise. Tirai su con il naso. Era cosi tipico di lei dire queste cose, cose che una madre direbbe alla propria bambina. "Non credo ci saranno arcobaleni dopo questo." Smisi di guardarla per spostare lo sguardo contro il soffitto. Non mi ero preoccupata di cambiarmi i vestiti e sentivo freddo. Mi avvolsi con il piumone. "Forse questo era qualcosa che doveva succedere, fa parte del destino, capisci? Forse poi ti troverai la strada spianata." Apprezzai il fatto che volesse aiutarmi, ma avrei preferito che restasse in silenzio e che la smettesse di dire sciocchezze che non mi avrebbero fatto sentire meglio. Se il destino esisteva davvero, mi odiava. Avrei voluto addormentarmi per poi non risvegliarmi piu. Alla fine, quel che ho fatto.
____________________________________________________
"Cosa ci fai qui?" domandai, confusa sul fatto che Xabi fosse in piedi davanti alla mia porta, di mattina presto. Faceva roteare un mazzo di chiavi tra le dita, mentre cercava di mantenere vivo un sorriso. "Doveva essere difficile sembrare felici, mentre ti rivolgi ad un persona che il ritratto della depressione."
"Oh." dissi, ricordando improvvisamente dove avessi lasciato la mia macchina la notte precedente. Un conato di vomito mi costrinse ad aggrapparmi alla maniglia della porta. Mi ero alzata nel bel mezzo della notte con l'istinto di vomitare. Sam mi aveva sorretto i capelli mentre rimettevo di tutto nel bagno, probabilmente era dovuto alla tensione che avvertivo nel ventre. Non mi sentivo ancora bene. "La macchina è in buono stato." mi rassicurò Xabi, come se quello fosse stato il mio problema principale quando la parcheggiai per raggiungere Peter. Mi sentii disgustata ancora una volta, mi bruciarono gli occhi. Mi ero fidata del leone senza sapere che io fossi la preda. Dovevo smetterla di essere cosi ingenua verso i ragazzi, e quello ne era stato il risultato. "Hai parlato con lui?" Xabi s'infilò le mani in tasca, evitando d'incrociare il mio sguardo.
"Se n'e andato dopo di te, minacciando di uccidermi se avessi tentato di seguirlo." Si accigliò. "Non mi parlerà fino a che riuscirà a farlo, fidati di me, perché sa che gran testa di cazzo è stato. Si, direi che 'testa di cazzo' anche riduttivo per quello che ha fatto. "Non ti chiederò scusa da parte sua, ma sai ciò che sta passando. Ha attraversato un periodo difficile combattendo con tutto, specialmente per la morte di suo padre..." biascicò, incrociando finalmente il mio sguardo. Mi morsi il labbro, impedendomi di ribattere in modo rude. Non era colpa di Xabi se Jorge si era comportato come un idiota, senza lasciarmi la possibilità di aiutarlo. Dopo un momento di silenzio, Sam si presentò alle mie spalle, vestita e sorridente. "Hey, tesoro." Detto ciò, mi dedicò un'occhiata dispiaciuta, come se pensasse che non fosse autorizzata ad essere felice con il suo ragazzo solo per via del mio istinto omicida. Xabi le dedicò un sorriso tirato, chiaramente sconfortante. "Sei sicura che starai bene, Marty?" domandò Sam, stringendo le labbra. "Uh-huh." mormorai, facendole un cenno d'assenso con il capo.
Giocherellai con le chiavi della macchina, mentre loro mi guardavano come dei genitori preoccupati. "Passerò a controllarti più tardi, okay?" mi baciò la guancia. "E mangia qualcosa, okay? Sei pallida come un fantasma." Non appena se ne andarono, ringraziai Dio, non sapevo perché ciò mi fece sentire come un'ingrata probabilmente mi stavo comportando come tale ma avevo bisogno di restare da sola nella mia commiserazione. Ovviamente il destino, il quale doveva amarmi davvero tanto, ebbe altri piani per me. "Tesoro." mi chiamò mamma. "Era il ragazzo di Sam?"
" Si, Xabi." dissi strisciando i piedi fino alla cucina dove avrei mangiato, accettando il consiglio di Samantha. Mia madre mormorò qualcosa prima di portarmi una tazza di caffélatte. Ero convinta che quello sarebbe stata l'unica cosa che il mio stomaco avrebbe accettato in quel momento. "Problemi di ragazzi?" domandò, sedendosi di fronte a me. Sapeva già tutto al riguardo, ma fu il suo modo per rompere il ghiaccio. "Più che altro problemi con Jorge." In quel momento, Jack entrò in cucina, stropicciandosi gli occhi. Indossava il suo pigiama di Spiderman, il che mi fece ridere. "Giorno." sbadigliò, avvicinandosi al frigorifero. Mamma ed io rispondemmo prima che si focalizzasse nuovamente su di me. "Sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?" posò una mano sulla mia spalla, mentre mi fissavo le mani attorno alla tazza. Annuii. Credevo di poterlo fare. Non avevo più paura che mi giudicasse, ma non volevo continuare a parlarne. "È una cosa seria?" domandò da momento che non risposi. Mi voltai verso di lei e gli occhi mi si riempirono di lacrime perché era la prima volta che lo ammettevo e sapevo che sarebbe stato definitivo. Davvero. Samantha l'aveva capito, non avevo bisogno di dirlo ad alta voce. "Mi ha lasciato."
Mi si spezzò la voce e mi maledii. Ero stanca di piangere, e quello era solo il primo giorno. Avrei avuto un futuro felice davanti. Mi domandavo se e quando avrei smesso di soffrire cosi tanto. "Oh, tesoro." Mamma mi abbracciò, stringendomi mentre scoppiai a piangere contro suo petto. Jack mi raggiunse dall'altro lato e mi abbracciò. "Mi dispiace, Marty" disse sincero. Sapevo che se qualcuno nelle mia famiglia lo intendeva davvero, quello era Jack. Mamma si assicurò che fummo sole prima di riprendere l'argomento. "Vuoi dirmi che cos'e successo? Forse posso aiutarti." Ne dubitai, e se anche l'avesse fatto, c'erano cosi tante cose che non avrei potuto raccontarle, perché una stupida parte di me teneva ancora a Jorge e non avrebbe voluto incastrarlo. L'idea mi attraversò la mente mentre singhiozzai la scorsa notte, ma l'accantonai. Avrei dovuto odiarlo, ma non avrei voluto andare a trovarlo in prigione. "Le cose si sono... complicate ultimamente." Dissi "Ti ha ferita?''
Più di quanto tu possa immaginare. Probabilmente anche più di quello che lui stesso avrebbe immaginato.
"Più che altro, come se avesse preso il mio cuore e ci avesse ballato sopra." Mi sorpresi di come riuscii ad essere cosi melodrammatica. Mamma mi guardò attentamente, come se avesse capito il mio gioco. "Devo ammettere che non avrei mai immaginato che sarebbe finita cosi." disse. "Almeno, non da quando lo conosco." Grandioso. Ora lo difende anche. "Voglio dire, ho notato che eri un po' triste in questi ultimi giorni, ma pensavo fosse normale per voi adolescenti." Ho quasi dimenticato come ci si senta riuscii a sentire l'amarezza mentre pronunciò quelle ultime parole. Stava pensando a Ray. La parte migliore era che Jorge non fosse più un adolescente. Avrebbe dovuto essere maturo, e invece si comportava come un indeciso, pungolante ragazzino. "Credi che non mi ami più? Che non l'abbia mai fatto?" domandai, improvvisamente allarmata da quel pensiero. Non avevo pensato che forse sarei stata l'unica ancora innamorata in quella relazione.
Quel pensiero mi stava schiacciando. "No." disse ripetutamente. "No, tesoro, ti amava. Posso garantirtelo. Lo vedevo nei suoi occhi mentre ti guardava. E tutt'ora non può non amarti. L'amore è una di quelle cose per cui serve diverso tempo per allontanarsi del tutto. Non credo che se ne andrà mai, ad essere sincera." Per cui non avrei mai smesso di sentirmi una merda. Meraviglioso. "Non credi che questo possa avere a che fare con suo padre? Non dev'essere facile. Deve aver sofferto molto e tu hai detto che non ha un buon rapporto con i suoi sentimenti." commentò mamma, senza realizzare che si stesse comportando come Xabi appoggiandolo. "So che sta soffrendo, ma non deve coinvolgere me." dissi, ponendo rabbia nel mio tono di voce. Per un momento sperai che stesse soffrendo tanto quanto stavo soffrendo io. Poco dopo realizzai che i miei stupidi sentimenti non avevano nulla a che vedere con i suoi. Per quanto mi avesse ferito, non mi sarei sentita meglio a sapere che si trovasse nella mia stessa situazione critica. "Non intendevo quello, Martina. Ti sei comportata in modo molto maturo in questa situazione. Volevo fartelo sapere. Sono fiera di te." Prese la mia mano tra le sue, mentre il mio sguardo era posato sul bancone. Non riuscii a non pensare che avessi potuto fare qualcosa di sbagliato, o che ci fosse qualcosa che avrei potuto fare meglio. "Credo che i ragazzi cattivi non cambieranno mai, eh?" domandai ironica. Mamma si alzò, baciandomi la fronte ed accarezzandomi i capelli. "Non è Ray. Ricordatelo."
STAI LEGGENDO
Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."