Non appena entrammo nel locale il mio intero corpo iniziò a martellare come la musica che suonava a tutto volume attraverso gli altoparlanti stava facendo danzare a ritmo il sangue nelle mie vene.
Era una sensazione sconosciuta per me siccome tutti i party ai quali ero stata avevano avuto la musica ad un livello normale, non uno che mi avrebbe resa sorda in massimo dieci minuti. C'erano delle luci rossi ad illuminare la pista da ballo e alcune blu sulle piattaforme ai lati. Era un posto grande che non sembrava un club quanto piuttosto una fabbrica abbandonata, solo senza tutti i macchinari.
La gente stava danzando –beh forse più che altro strusciandosi– una canzone che non riuscii a riconoscere ma suonava come qualcosa di rap. I muri erano ricoperti di poster ma non erano visibili a causa di tutte le coppie che stavano pomiciando –o Dio sa cosa– contro di essi. Guardai Jorge preoccupata.
"Non penso questo sia un posto fatto per me." Urlai nel suo orecchio così avrebbe potuto sentirmi.
"Lasciati solo andare, Principessa." Mi gridò indietro. Il suo viso dava l'idea che fosse pronto a divertirsi come se non ci fosse un domani.
Ci guadagnammo qualche sguardo mentre ci inoltravamo in quello spazio, mischiandoci con l'orda di giovane gente sudata.Potevo dare la colpa al fatto che sembravo –finora– una suora nei miei abiti a confronto di quelli del resto delle ragazze.
Lanciai un'occhiata al mio abbigliamento. I miei jeans stretti neri non mostravano le mie gambe come le gonne corte o i pantaloncini che le altre ragazze stavano indossando ma almeno erano attillati. Il mio top viola senza maniche, increspato sul davanti, sembrava decisamente troppo formale se comparato ai top scollati che mi circondavano. Perfino le mie zeppe non sembravano alte abbastanza per essere adatte.
Avvertii Jorge afferrare la mia mano e trascinarmi al bar del club. Quasi tutti quelli che incontrammo lo salutarono, dandomi l'idea che fosse pressoché famoso in questa zona. I ragazzi mi diedero un'occhiata e le ragazze scossero la testa alla mia vista. Mi stavo sentendo a disagio e immediatamente mi pentivo di aver mai accettato di venire qui.
Finalmente raggiungemmo il bancone e rimanemmo in piedi siccome non c'erano sgabelli. Penso questo sia il momento perfetto per dire a Jorge che io non bevo prima che lui ordini qualcosa di avvelenato per me.
"Cosa vuoi?" Domandò. Il frastuono comportava che noi stessimo vicini e lui con noncuranza postò la mano sul fondo della mia schiena mentre parlava nel mio orecchio.
"Acqua." Risposi, guadagnandomi una risata da lui.
"Davvero? Acqua?" Sollevò un sopracciglio.
"Non bevo." Scossi le spalle, portando i miei lunghi capelli dietro la schiena.
"Questa notte lo fai." Disse come se avesse il potere di decidere per me.
Aprii la bocca per lamentarmi ma il barman apparve domandando cosa volessi e ovviamente Jorge ordinò per me.
"Due cubalibres, per piacere."
"Cosa diavolo è?" Urlai a Jorge mentre l'uomo prendeva due bicchieri di plastica rossi e inseriva dei cubetti di ghiaccio all'interno.
"Vedrai." Mi fece l'occhiolino, chiaramente felice di ciò che stava per arrivare.
L'uomo prese due differenti bottiglie, una per ognuna delle sue mani forti, che parevano poter essere in grado di ucciderti con un solo pugno. Era alto almeno un metro e ottanta quindi decisi di non domandare a lui.
Ci porse i due bicchieri. Il contenuto era di un colore brunastro probabilmente perché aveva messo della coca al loro interno. Non ero stata in grado di vedere ciò che l'etichetta delle altre bottiglie diceva. L'unica cosa di cui ero certa era che fosse alcool.
Jorge portò il bicchiere alle labbra e ne prese un lungo sorso, emettendo un verso soddisfatto alla fine.
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."