Jorge Pov.
"Faccio ridere," dissi, guardando la mia immagine riflessa nello specchio del bagno. Avevo appena finito di sistemarmi i capelli ma non era quello il problema, erano perfetti come al solito. Il problema era lo smoking che stavo indossando. Mi faceva sembrare come stessi andando ad un funerale o ad un matrimonio e mi sentivo a disagio, troppo in tiro rispetto ai vestiti che solitamente indossavo. "Sciocchezze." Mia madre sventolò la mano, raggiungendomi Riuscii a malapena a vederla attraverso il riflesso, dal momento in cui la mia figura riempiva tutto lo specchio. "Stai benissimo." Poggiò le mani sulle mie spalle, sorridendomi, e per un momento pensai che sarebbe scoppiata a piangere."Non pensavo che avrei vissuto abbastanza da vederti cosi elegante." Roteai gli occhi per quanto drammatica stesse diventando. "Non mi piace." Ripetei, sperando che, se l'avessi ripetuto abbastanza volte, quel vestito sparisse e sarei potuto tornare ad indossare i miei jeans e la mie magliette. "Perché no? Ti sta divinamente." disse mia madre, eliminando le pieghe formatosi sulle spalle. "È una cosa positiva il fatto che siamo riusciti ad aggiustare il vestito di tuo padre per poter riusare." La ignorai, sebbene pensavo che mi stesse bene. E la cravatta mi sta stringendo mi lamentai, tirando il tessuto nero -il colore che Martina aveva scelto- della cravatta attorno al collo, cercando di allentarla in modo che potessi respirare.
"Sai, per un ragazzo di 22 anni, sei terribilmente piagnucolone." Intravidi la faccia di Cande attraverso lo specchio, beffandosi di me. "Stai zitta, marmocchia." ribattei, fulminandola con lo sguardo. Rimase a bocca aperta.
"Ti ho detto di non chiamarmi in quel modo, sai che lo odio."
"Una ragione in più per dirtelo." sbottai, sogghignando contro lo specchio. Mia madre scosse il capo per la nostra inutile e immatura conversazione.
"Comunque.." disse, usando il tipico tono che gli adolescenti facevano per cercare di sembrare indifferenti. "Uscite, devo truccarmi."
"Dovrai aspettare fino a che non avrò finito di sistemarmi i capelli." Feci finta di osservare al meglio i miei capelli, cercando anche la più piccola imperfezione, ma, chi volevo prendere in giro? Ero perfetto in ogni caso. Persino quando sembravo più biondo sotto alla luce del bagno. "I tuoi capelli sono già a posto."si lamentò, battendo un piede al suolo e voltandosi verso mia madre, la quale continuava a controllare che nulla fosse fuori posto.
Ma, ovviamente, il fatto che quel vestito si adattasse perfettamente era merito del mio corpo, non di altro.
"Mamma, fallo uscire." Cande tirò il lembo della manica della maglietta di mia madre. "Quanti anni hai?" la schernii, continuando ad ammirarmi, sembravo uno di quei ricconi che lavorano a Manhattan. Forse stavo iniziando ad apprezzare com'ero vestito. Martina ne sarebbe rimasta impressionata, di sicuro. Sebbene sapesse già quanto sexy fossi. L'aveva detto lei."Jorge.." mi chiamò mia madre, sospirando all'adorabile amore fraterno che avvolgeva me e Cande. Dal momento in cui non mi mossi, aggiunse. "Jorge Christian Lie." alzò l'indice contro di me. Con quello capii che dovetti andarmene. Quando pronunciò il mio secondo nome, sembrò essere seria. In seguito a quello, roteai gli occhi. Sapeva tutti sapevano che detestavo essere chiamato 'Christian'. I secondi nomi erano inutili secondo me, specialmente quando esisteva un famoso attore che si chiamava in quel modo. "Fai presto, dobbiamo uscire tra venti minuti." dissi a Cande prima di lasciare il bagno. C'era spazio sufficiente per appena due persone, figuriamoci tre.
Mi fece il verso, qualcosa tipo "na na na" prima di entrare in bagno con la sua trousse dei trucchi. Non sapevo perché alle ragazze servisse tutta quella merda da mettere in faccia. "Cerca di non assomigliare ad una torta, sorellina." aggiunsi prima di dirigermi in camera mia.
Rilasciò un suono irritante prima di sentire la porta sbattere. Amavo prenderla in giro, almeno tanto quanto piaceva a lei, per cui era uno scambio equo e solidale. Non appena fui la mia camera, frugai nei cassetti alla ricerca del mio pacchetto di sigarette. Quando lo trovai, notai che c'erano soltanto tre sigarette. Non avevo fumato molto nelle ultime due settimane, per cui mi ero dimenticato di comprarle. Presi l'accendino viola e ne portai una alla bocca, accendendola. Lasciai l'accendino sul tavolo ed aprii la finestra, facendo entrare un po' d'aria. A differenza delle persone che detestavano l'inverno, io amavo la sensazione di venire schiaffeggiato dall'aria gelida certo, senza arrivare al punto da congelare. Era la vigilia di Natale ed un lieve strano di neve ricopriva le strade, sebbene molta di essa si era sciolta sotto ai pneumatici delle auto. Quella era una delle ragioni per cui non mi piaceva l'inverno. Il freddo andava bene, ma la neve era disgustosa a New York, si sporcava e diveniva scivolosa non appena pioveva. Era diverso a Stratford.
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."