Jorge Pov.
"Sei sicuro di star bene, tesoro?" domandò Martina per la quarta volta, dal suo tono di voce sembrava preoccupata. Sospirai contro al mio cuscino. No, non stavo bene, ma fui felice del fatto che non potesse vedermi attraverso il telefono per constatare il contrario. "Si, sono solo stanco." dissi cercando di apparire convincente, fingendo uno sbadiglio. Smise di parlare per un secondo. "Okay, se sei sicuro di questo..." biascicò, ovviamente sapendo che c'era dell'altro, perché sapeva leggermi come un libro aperto, ma non insistette. "Riposati. Ti farò ballare parecchio stasera." aggiunse con una risata. Ridacchiai."Non vedo l'ora." dissi senza entusiasmo. Ero preoccupato per questa cosa del ballo invernale, e non solo perché avrei dovuto vestirmi ed andare in quella scuola piena di figli di papà. Onestamente, quelli erano probabilmente per la prima volta l'ultima delle mie preoccupazioni.
"Andiamo, Jorge. Sarà divertente, prendilo come riscaldamento per il mio ballo di fine anno." disse Martina e potei vederla sorridere mentre era sdraiata sul suo letto a fissare il soffitto. "Oh, cosi hai intenzione di chiedermi di venire al ballo." dissi sorpreso. Si sarebbe svolto tra cinque mesi. Non ero mai stato per così tanto tempo con una ragazza, ma, se per questo, non avevo mai avuto una vera relazione. Era tutto nuovo per me. "A meno che tu non voglia che lo chieda a qualcun altro." disse scherzando.
"No." risposi velocemente, il pensiero che Martina potesse ballare con un altro ragazzo mi faceva rabbrividire. Non condividerei mai la mia ragazza. "Sarò felice di ballare con te, anche se credo che dovrebbe essere il ragazzo a chiedere alla ragazza e non il contrario." continuai, prendendo il telefono nell'altra mano, mentre mi rigirai nel letto sfatto. Martina rise. "Allora ti farò sapere al più presto quando si terrà, cosi potrai chiedermelo tu." mi schernì.
"Non mi piace quando ti prendi gioco di me, principessa." mi finsi serio, sebbene trovassi carino il fatto che scherzasse con me nel modo in cui lo facevo sempre con lei. "Oh mio Dio, sta nevicando." esclamò ignorandomi. La sentii muoversi e dopodiché emise un gridolino contro al telefono, al che dovetti allontanare l'apparecchio dall'orecchio. "La vedi la neve, Jorge? Aw, è cosi bella." mormorò, quasi come se avesse avuto il viso schiacciato contro al vetro della finestra. Gettai un'occhiata alla finestra, senza nemmeno alzarmi. Si comportava come se non avesse mai visto la neve prima d'ora. "Si la vedo." dissi, ridendo alla sua reazione.
"Chiederò a Tommy se ha voglia di fare un pupazzo di neve." disse poi, come se avesse avuto la miglior idea di sempre. Certe volte mi domandavo se avesse la sindrome da Peter Pan. "D'accordo, ma non dimenticarti la sciarpa o prenderai l'influenza." dissi, come se stessi parlando ad un bambino, il che fece sicuramente roteare gli occhi a Martina. "Oh, stai zitto. Sto solo facendo un salto nella mia infanzia."
"Buona fortuna con il tuo pupazzo di neve." Non potei evitare di ridere ancora. In quale mondo ci si mette a fare un pupazzo di neve nel bel mezzo di Manhattan? "Vengo a prenderti alle 6. Okay, a dopo tesoro! Ti amo!" disse prima di riagganciare, senza darmi il tempo di salutarla. Scossi il capo divertito. Sapeva essere cosi infantile a volte, ma matura quando serviva.
Tuttavia, la mia felicità durò poco non appena ricordai perché fossi arrabbiato poco prima. Forse avrei dovuto dirlo a Martina prima che l'avesse scoperto da qualcun altro qualcuno di nome Matt Collins ma non potevo farlo. Probabilmente mi avrebbe odiato e non avrebbe più voluto vedermi. Sbuffando e scalciando le lenzuola, mi alzai dal letto. Guardando fuori dalla finestra vidi i ragazzi giocare a basket. Sebbene il tempo non fosse dei migliori, nessuno ci avrebbe impedito di giocare una bella partita.
Non avevamo molto altro da fare. Era già passata una settimana dalla festa di Natale in cui incontrai i genitori di Martina tutto sommato non era andata poi così male- avevamo già festeggiato l'anno nuovo e tutta quella roba. Martina era tornata a scuola ed io alla mia solita vita. Sospirando, decisi di giocare con i ragazzi e distogliermi così dai vari pensieri per un po' ovvero qualcosa di cui avevo disperatamente bisogno che mi avrebbe assicurato che io Martina eravamo ancora insieme. Dopo quella sera, avevo il cattivo presentimento che non avrebbe più fatto niente con me. Il solo pensiero mi fece rabbrividire. M'infilai una felpa sopra alla maglietta, coprendomi alla bene e meglio il collo. Il freddo non era un problema per me, ma non ero un supereroe immune a tutta quella neve. Non appena fui fuori dalla stanza, sentii il suono metallico della macchina fotografica di Cande. Non sapevo se essere felice del fatto che la stesse usando cosi tanto o infastidito perché non aveva smesso un solo istante di fare foto dal momento in cui le diedi quel regalo.
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Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."