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Jorge Pov.
Il martedi seguente, dopo aver accompagnato mio padre all'aeroporto, mi diressi alla scuola di Martina. Avevo cercato di restare impassibile di fronte alla mia famiglia, e avevo fatto un buon lavoro. Era la prima volta che non mi lasciavo scappare una lacrima davanti a mio padre, il quale se ne stava per andare troppo sensibile, ma, dannazione, non sapere a cosa diavolo stava per affrontare tuo padre, ed essere consapevole che... sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa da un momento all'altro, beh, era alquanto terrificante.

Mia madre e mia sorella erano scoppiate in un pianto prima che mio padre potesse posarsi sopra alla spalla il borsone. Aveva fatto del suo meglio per rassicurarle che tutto sarebbe andato bene, e che sarebbe tornato il
prima possibile. Ma non era riuscito ad ingannare nessuno, forse Daniel.

Gli aveva persino chiesto di portargli qualche gioco da dovunque stesse andando. Scoppiammo a ridere per la sua ingenuità. Mamma ha dovuto accompagnare Daniel e Cande alle loro rispettive scuole, per poi recarsi al lavoro. 

Mio padre come sempre mi fece le sue solite raccomandazioni, ma una in particolare: "Tieniti stretto quella ragazza, vale oro." Forse aveva ragione, la dovevo tenere stretta a me come se fosse un oggetto di valore...
Le sue ultime parole prima di prendere quel fottuto aereo che ci avrebbe divisi per più di 6 mesi, furono. "Sono sempre stato fiero di te, me ne vanterò davanti ai miei amici. Tu e i tuoi fratelli siete la mia vita, faccio tutto questo per voi e per tua madre. Ricorda figlio mio:
La vita è una sola, sfruttala al meglio.
Prenditi cura delle persone che ami, non farle soffrire." Dopo questo mini-discorso mi abbracciò forte finche l'alto parlante non chiamò il volo di mio padre, mi diede una pacca sulla spalla e si girò per avviarsi all'aereo, guardavo la sua figura camminare, fino a che scomparire.

Uscì dall'aeroporto, dirigendomi alla mia macchina per andare alla scuola di Martina. Non appena arrivai al Saint Jude, le scalinate erano gremite di studenti vestiti di Chanel e giacche di Armani, pensai giusto a delle marche a caso, non che ne sapessi molto di moda.

Parcheggiai abbastanza lontano dall'entrata, in modo che nessuno notasse la mia macchina, e m'incamminai fino a che non raggiunsi una colonna di marmo in fondo alla scalinata, dove nessuno poté vedermi. Mi sentii come una spia. Il mio piano era seguire gli spostamenti di Martina, senza però farle sapere che fossili. Se i miei calcoli erano esatti Samantha doveva essere con lei. Erano sempre appiccicate.

Tuttavia, si sarebbero salutate ad un certo punto, stando al mio schema mentale, Martina avrebbe cercato la sua macchina e si sarebbe diretta dove i bambini facevano gli allenamenti di calcio, per accompagnare Tommy, ed io e Samantha avremmo avuto l'opportunita di restare da soli.

Diedi l'incarico a Xabi e Alba per recuperare Daniel, visto che non avevo intenzione di correre dietro a Martina. Sarebbe stato strano e avrei solo rischiato di creare un altro litigio. Infine, Martina comparve dalla cima delle scale, ridendo e scuotendo i suoi capelli come la star di un film. Mi sembrava che anche le altre ragazze si atteggiassero in quel modo. Non riuscii a vederla bene da quella distanza, ma sembrava stare bene. Era vestita con i suoi soliti abiti sfarzosi e parte dei suoi capelli era perfettamente acconciata in una treccia, mentre il resto erano sciolti. Avrei detto che fosse bellissima ma non lo era sempre? Come mi aspettavo, Sam era al suo fianco, combinata allo stesso modo. Non ricordavo che le ragazze, al Christopher Columbus, prestavano cosi tanta attenzione al proprio aspetto solo per andare in quella fottuta scuola.

Quando gli studenti iniziarono a disperdersi, finalmente Sam salutò Martina e dovetti aspettare dieci dannatissimi minuti nel mio nascondiglio. Martina sparì all'angolo del parcheggio della scuola, mentre Samantha venne verso di me. Non mi aveva ancora visto, ma, non appena mi passò accanto, le afferrai il braccio. "Gesù Cristo, Jorge." strillò. "Nel nome di Dio, ma cosa stai facendo?" Roteai gli occhi alla sua reazione etto e respiro affannosamente come se fossi stato il tipo di Scream nella casa degli orrori.

Il ragazzo del BronxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora