Martina Pov.
"Conosci questo numero?" Chiesi a Jack mentre sparecchiammo la tavola, Maria aveva un giorno di riposo e quindi aveva cucinato mia mamma. Mostrai lo schermo illuminato a mio fratello. "Perché dovrei?" Alzai gli occhi. "Sei proprio un ragazzino." Jack alzò gli occhi a sua volta. Uscii dalla stanza, ignorando i suoi lamenti per non aver finito di sistemare e risposi al telefono. I numeri che non conoscevo mi incuriosivano sempre, dopo tutto, se si trattava di un serial killer, avrei potuto sempre riagganciare e cambiare il mio numero. "Pronto?""Martina." rispose la voce di una ragazza. "Chi sei?" Chiesi, dirigendomi di sopra in camera mia. "Pensavo avrebbe riconosciuto la mia voce." disse la ragazza a qualcuno, provando a coprire l'altoparlante. "Sono Stephie, chi altro." Quindi nessun serial killer. "Stephie? Senza offesa, ma perché mi stai chiamando?" Non aveva il mio numero. Forse non avrei dovuto abbracciarla. Pensava che fossimo amiche ora o qualcosa del genere. "Tranquilla. Sono in ospedale." Questo fu sufficiente a pietrificarmi. "Jorge mi ha dato il tuo numero." Sentii un gemito in sottofondo e potevo immaginare Jorge con la faccia tra le mani, imbarazzato. Il mio stomaco iniziò ad annodarsi. "Oh." Mi sembrava di aver dimenticato come parlare. "Comunque stavo dicendo a Jorge che sei stata qui ogni giorno, e che sarebbe un peccato non venirlo a trovare ora che è sveglio. So che sei occupata con la scuola, ma Jorge vuole davvero vederti. Perché parla come se stesse cercando di organizzare un appuntamento al buio?
"Non lo so, sono davvero occupata ed è tardi." La mia mente inventava scuse da quando volevo vedere Jorge e controllare con i miei occhi che fosse vivo e che respirasse bene, e da quando avevo il terrore di vedere la sofferenza nei suoi occhi come l'ultima volta che l'avevo visto li. "Allora vieni domani. È Venerdì. Sono sicura tu possa annullare la tua ora del the dopo la scuola e venire qui."
"Non ho l'ora del the-"
"Guarda, non prendere in giro nessuno." Stephie mi interruppe a voce più bassa. Supponevo che non volesse che Jorge sentisse tutto quello che stava per dire. "So che hai paura di rivedere Jorge, ed è normale. Hai tutte le ragioni per odiarlo per quello che ti ha fatto. Ma non sono affatto sicura che tu faccia sul serio. Odiarlo, voglio dire. Penso tu lo voglia, ma non ci riesci. E sai una cosa? Va assolutamente bene. Ciò significa che sei una ragazza matura e sei in grado di guardare oltre i suoi errori, giusto?""Credo di si?"
"Bene. Allora perche non vi vedete e parlate? Non può essere cosi difficile." Affermò. "Non lo so. Non è cosi facile. Sono successe molte cose e-" Venni interrotta a metà frase di nuovo. Questa volta Stephie alzò la voce per assicurarsi che Jorge sentisse. "Verrai domani dopo la scuola? Fantastico. Jorge sarà qui ad aspettarti. Non che posso andare da qualche parte, ma okay. È stato bello parlare con te. Ciao!" Stephie terminò la chiamata prima che potessi dire qualcos'altro. L'ultima cosa che sentì dire prima che la connessione si interruppe fu: "Siamo pari"________________________________________________
Imbarazzante.
Fu la prima cosa che pensai quando mi ritrovai a faccia a faccia con la porta della stanza di Jorge. Sarà cosi imbarazzante. Girai la maniglia della porta e feci un passo dentro. Non metterti in imbarazzo. Il breve corridoio che conduceva nella stanza sembrava troppo breve per calmare i nervi. Avevo ritardato l'inevitabile il più a lungo possibile; facendo le cose con calma al mio armadietto a scuola, guidando fino all'ospedale con attenzione e lentamente, girando intorno all'edificio due volte prima di parcheggiare. Ma ora qui ero e dovevo farlo. Sapevo che dovevo farlo o me ne sarei pentita. Vedere Jorge di nuovo ebbe un impatto su di me che non mi ero aspettata. Stava leggendo una rivista di gossip nel suo letto, apparentemente assorto in un articolo su Kanye West e Kim Kardashian. Mise in fretta la rivista verso il basso quando sentì dei passi. Alzai le sopracciglia."Mi annoiavo." disse in fretta, e quello fu ciò che ci salvò da uno di quei momenti da film drammatico. Grazie a Dio. Alzai le mani. "Non giudico." Jorge quasi sorrise. I nostri occhi si bloccarono quando al il capo e feci davvero fatica a mantenere il suo sguardo. Credo che, dalla sua espressione, si aspettava che scappassi da un momento all'altro. Camminai ulteriormente nella stanza, guardandomi intorno solo per evitare di guardarlo di nuovo. La semplicità della stanza non permetteva però di concentrarsi su qualcos'altro. Alla fine mi sedetti sulla stessa sedia su cui ero stata ogni volta che gli avevo fatto visita. Ero abbastanza sicura che la forma del mio sedere si fosse impressa sul cuscino. "Come stai?" Chiesi, mettendo la borsa e il cappotto da parte e infine lo guardai di nuovo. Aveva un aspetto migliore e sembrava più sano rispetto a tutta la settimana, ma erano ancora quelle ombre intorno agli occhi ed era ancora piuttosto pallido, nonostante quanto avesse dormito. La sua mascella era in ombra a causa della luce, e le sue guance erano scavate per non aver mangiato cosi a lungo. I suoi occhi incontrarono i miei solo una volta prima di tornare a fissare le sue mani. Notai che avevano rimosso alcuni dei tubi sul braccio, ma c'era ancora una flebo nella parte interna del gomito e il catetere nel suo stomaco. Aveva tolto il pulsossimetro dal dito e lo aveva appoggiato al suo fianco sul lenzuolo.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo del Bronx
RomanceIN REVISIONE. COMPLETATA. Cosa succederebbe se un ragazzo Bad Boy proveniente dal quartiere più pericoloso di New York si innamorasse di una ragazza viziata di Manhattan? Martina e Jorge, la coppia che definiscono: "Gli opposti si attraggono."