CAPITOLO TRE

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Il giorno dopo mi sveglio e cerco a tastoni il mio cellulare sul comodino. Mi alzo di controvoglia dal letto e mi dirigo in bagno. Mi lavo con estrema calma e decido cosa indossare. Opto per dei jeans chiari con una felpa blu con delle stampe e le mie amate converse blu abbinate. Lascio i capelli sciolti e mi trucco leggermente; non ho mai amato truccarmi pesantemente. Questa mattina voglio visitare un po' la città, visto che ho finalmente del tempo libero che, a causa dei vari impegni avuti durante la settimana, non ho avuto. Cammino per le strade, ammirando le vetrine dei negozi, le auto sfrecciare sull'asfalto e le famiglie felici di trascorrere la giornata insieme. Osservo nostalgica anche molti gruppi di ragazzi che si godono la domenica mattina dopo un'intensa settimana passata a studiare. Ricordo che io, invece, la passavo in casa e raramente uscivo; preferivo piuttosto riposarmi un po',accompagnata da un buon libro. Sospiro, immersa nei miei ricordi, e la mia attenzione viene catturata da una libreria. Mi precipito all'interno e un odore di libri mi avvolge calorosamente, facendomi sentire bene, ma soprattutto a casa. Poco dopo, mi ritrovo a curiosare tra i vari scaffali, fino a quando qualcuno mi urta la spalla, facendomi cadere il libro che avevo tra le mani. Mi giro infastidita per urlargli contro ma un ragazzo mi precede:< Oh mio Dio scusami, non ti avevo visto. Ti sei fatta male ?> mi chiede ansioso mentre mi restituisce il libro che avevo fatto cadere precedentemente. Mi fa sorridere il suo atteggiamento e mi sembra un ragazzo molto dolce e timido mentre si fissa le scarpe imbarazzato. <Non ti preoccupare non mi sono fatta niente>. Il ragazzo alza lo sguardo dal pavimento e noto i suoi occhi azzurri scrutarmi profondamente, facendomi sentire un po' a disagio, finché non rompe il silenzio:<Meno male. Comunque, piacere sono Andrea Becker> si presenta porgendomi la mano. Ha una figura snella e alta, i capelli sono castano chiaro e gli occhi azzurri con una leggera sfumatura di blu intorno alle pupille. Ha un viso con dei lineamenti molto delicati e un sorriso dolce. Indossa un completo formato da camicia bianca, jeans chiari e giacca azzurra, perciò deduco sia appena uscita da lavoro o dall'università. È proprio un bel ragazzo, anche se manca quel fascino che di certo Christian ha. Fin troppo,direi. Ed è stato piuttosto gentile e premuroso al contrario di un certo ragazzo di mia conoscenza ... perché lo sto paragonando a Christian? Mi schiaffeggio mentalmente e riporto la mia attenzione al ragazzo di fronte a me, che,intanto,mi sta fissando con un lampo divertito e curioso negli occhi, tenendo la mano tesa davanti a sé. Gli sorrido imbarazzata e allungo la mia mano, presentandomi a mia volta:< Elisa, piacere.> <Posso offrirti qualcosa? Voglio farmi perdonare, sai , per prima ... >< no, non ce n'è bisogno> quasi urlo. Lo fisso e ha un'espressione dispiaciuta sul volto, così aggiungo:< cioè, non voglio disturbarti, ecco>. Mi lancia un'occhiata e mi sorride dolcemente, insistendo sulla sua offerta e alla fine cedo.

Più tardi, ci ritroviamo in una caffetteria, vicino alla libreria da cui siamo usciti. < da dove vieni?> mi chiede curioso il ragazzo. <Accidenti si sente così tanto il mio accento straniero?> Andrea ride< be', abbastanza, soprattutto da queste parti> mi spiega < Sono italiana in effetti> gli sorrido < Davvero? La mia matrigna anche è italiana> < Matrigna?> <sì. Mia madre è morta quando io ero piccolo perciò vivo dalla moglie di mio padre. La storia è più complicata di così, in realtà> abbassa lo sguardo, perso nei suoi pensieri. <Oh. Non preoccuparti. Non volevo essere invadente> < non lo sei stata infatti.> mi rassicura< studi? Lavori ?> cambio in fretta il discorso< mi sono iscritto all'università di economia qui vicino. Sai non sembra ma ho solo 19 anni> non l'avrei mai detto. Insomma dimostra molto più di vent'anni< davvero? Quando ti ho visto pensavo avessi circa 24 anni > ridiamo all'unisono. < tu invece? > < io studio giornalismo. Anche se devo ancora iniziare i corsi> < davvero? Sembra interessante> < voglio essere sincera: io non ci capisco niente di numeri e calcoli> continuiamo a chiacchierare, come se ci conoscessimo da anni. < devo andare> lo informo, alzandomi dalla sedia<quanto ti devo?> <niente, offro io>< va bene, ma la prossima volta offro io> gli dico, facendogli l'occhiolino. Detto questo, ci scambiamo i numeri di telefono e ci salutiamo.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora