CAPITOLO UNDICI

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I primi raggi del sole filtrano dalla finestra, colpendomi gli occhi. A fatica li apro e mi rigiro nel letto mentre cerco di riaddormentarmi, ma invano. Mi siedo e mi stropiccio gli occhi per abituarmi alla luce del sole. Un rumore mi fa voltare di scatto verso la porta spalancata, rivelando un Christian sorridente con un vassoio tra le mani, stracolmo di cibo di ogni tipo e bevande, racchiuse all'interno di borracce di vetro. Sbatto più volte le palpebre, cercando di capire se si tratta di un sogno, un'allucinazione o semplicemente sono diventata matta. Christian mi guarda divertito, mentre si avvicina al letto e improvvisamente le immagini della scorsa notte appaiono limpide nella mia mente. Ricordo di aver fatto nuovamente quell'incubo, delle mie grida, delle mie lacrime, dei suoi abbracci e delle sue dolci frasi sussurrate. Sento il rossore farsi strada sulle mie guance e abbasso lo sguardo imbarazzata. Mi ha visto di nuovo nella mia parte più debole e vulnerabile e questo non va affatto bene. Ormai Christian mi ha raggiunto e si siede accanto a me, fissandomi ansioso. Probabilmente si aspetta una sfuriata da parte mia. < buongiorno ... dormito bene ?> chiedo esitante. < benissimo> mi sorride, continuando a fissarmi. Arrossisco nuovamente e cerco di sviare il discorso < è per me ?> indico il vassoio che ha in mano. < sì ... in realtà non sapevo cosa ti piacesse, così ho portato un po' di tutto.> anche lui è imbarazzato e mi viene da sorridere. È stato un gesto premuroso, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me. Ieri si è precipitato in camera ed è rimasto con me quando gliel'ho chiesto. <grazie> sorrido timida<di tutto> aggiungo.

Ricambia il sorriso dolcemente < cosa c'era nel tuo sogno?>

Sapevo che me l'avrebbe chiesto, ma a questo punto, dopo tutto ciò che è successo, ritengo sia necessario che mi confidi con qualcuno. Prendo un profondo respiro<sogno di una bambina, penso sia io, la quale viene bloccata da due uomini. Mi ritrovo in una casa, al buio, mentre cerco i miei genitori, ma non trovo nessuno, finché due figure cercano di farmi del male. Purtroppo non riesco a distinguere bene i volti di quegl'uomini e poi ... >. Non voglio raccontargli di aver sognato l'aggressore del giorno precedente perché ho paura che si arrabbi per non averglielo detto prima. Oggi è così di buon umore e non voglio rovinare tutto.

< e poi ... ?> mi suggerisce Christian, incitandomi a continuare.

< io ... senti, non arrabbiarti, non volevo dirvelo per non farvi preoccupare ... >

< Elisa, dannazione, dimmelo! Cosa. È. Successo. Ieri.?> alza gradualmente il tono di voce, scandendo ogni singola parola e io sobbalzo per lo spavento.

< cosa?> balbetto. " come diavolo sa che ieri è successo qualcosa?"

< secondo te sono così stupido da non capire che, molto probabilmente, ieri è successo qualcosa? Diamine ti sei rinchiusa in camera per un fottuto giorno!> adesso sta urlando e io comincio seriamente a spaventarmi. È impossibile parlargli quando è in queste condizioni, perché so che sfocerà tutto in un litigio.

Chris nota la mia espressione spaventata e si addolcisce, invitandomi a raccontargli tutto nei dettagli.

<ieri, al ritorno dal supermercato, mi sentivo osservata e poi quella sensazione si trasformò in certezza, quando all'improvviso dei passi iniziarono a farsi sempre più vicini. Ho iniziato a correre ma mi sono ritrovata con le spalle al muro e con l'ingombrante presenza di un uomo che voleva farmi del male. Temevo il peggio ma un ragazzo mi ha salvata>.

POV CHRISTIAN

Il mio corpo esplode di rabbia; tiro un forte pugno al muro, così forte che Elisa scatta in piedi per lo spavento. Non mi ha mai visto in queste condizioni e non è una cosa di cui vado fiero. Perché non l'ha detto prima? Perché diavolo non si confida con nessuno? E poi, chi diavolo è il ragazzo che l'ha salvato? Dannazione! Dovevo esserci io a proteggerla, non un tizio qualsiasi. Mi è salito un senso di gelosia e non so spiegarmi per quale assurdo motivo: ho bisogno di schiarirmi le idee.

< non volevo spaventarti. Però la prossima volta, per qualsiasi cosa, io ci sono.> e detto questo, l'attiro verso di me, avvolgendo le mie braccia intorno al suo corpo, stringendola a me. Un tonfo ci fa separare e rivolgiamo un'occhiata alla porta della camera che si è aperta improvvisamente, rivelando tre ragazzi di mia conoscenza: Andrea, Sophia e Giorgio,il quale lo considero quasi come un fratello. Ci conosciamo da quando ne ho memoria ed è l'unico che sa come prendermi; non a caso gli ho chiesto di accompagnarmi questa settimana, per evitare che facessi qualche cazzata.

< ehi! Tu sei il ragazzo di ieri!> grida entusiasta Elisa, e io lancio uno sguardo confuso al mio amico.

< Già. Tu sei la ragazza che ho salvato! Però non ricordavo fossi così bella!> le si avvicina e le bacia la mano. Alzo gli occhi al cielo, infastidito da quella scena. Perché sono geloso se qualcuno le si avvicina? Prima che qualcuno possa chiederci cosa stessimo facendo, saluto tutti e mi allontano dalla stanza, sotto lo sguardo confuso dei presenti.

Sono seduto sul divano a guardare la TV, anche se di spagnolo non ci capisco molto, per passare il tempo, quando sento la presenza di Giorgio accanto a me che mi fissa. Sospiro pesantemente < che vuoi?>< ciao Giorgio, anch'io sono felice che tu stia qui. Come stai?> risponde sarcastico facendomi ridere. Scuoto la testa divertito e ritorno a concentrarmi sullo schermo. < ripeto: cosa diavolo vuoi?> alzo la voce ma non sembra sorpreso del mio scatto d'ira. < Niente. Tu piuttosto, cos'hai?>< fatti i fottuti affari tuoi!> ribadisco infastidito dalla strana piega in cui sta procedendo la conversazione. In realtà, non so perché mi stia comportando così, forse per ciò che è successo prima, quel che so con certezza è che mi ha turbato profondamente.

< non voglio insistere, però se vuoi parlarne sai dove trovarmi. Sai sarò anche idiota, ma ti conosco meglio di chiunque altro quindi non puoi mentirmi a lungo>

< ti giuro, non ho niente. Ho solo tanti pensieri per la testa> confesso.

< E questi pensieri per caso si trovano al piano di sopra e hanno la forma di una ragazza?> mi stuzzica il mio amico facendomi un occhiolino. Gli tiro un pugno scherzoso sulla spalla < sei un' idiota>< Allora se non ti da fastidio, ci provo io. Secondo te ho qualche possibilità?> gli lancio uno sguardo omicida e si zittisce all'istante ridacchiando.

È riuscito a risollevarmi il morale ed è l'unico in grado di farlo. Ci conosciamo praticamente da una vita, è il mio migliore amico, il fratello che ho sempre desiderato. È l'unico capace di tenermi testa, di sfidarmi, di farmi superare il limite ma anche di farmi ragionare. Molte volte abbiamo avuto delle discussioni davvero accese, concluse solamente con una stretta di mano. Siamo sempre stati complici e se fosse necessario, darei la mia vita per salvare la sua. Può sembrare banale tutto questo, ma non è così. Purtroppo non sono bravo con le parole e spesso non esterno i miei sentimenti, nonostante ciò, sono sicuro che questo sia reciproco. Con Andrea invece è tutto fottutamente complicato; è figlio di mio padre e della sua ex- amante e naturalmente sua madre ha fatto di tutto per inserirlo nella mia ricca famiglia. Il ragazzo non è male, solo che provo del risentimento nei suoi confronti. Mio padre, dopo la scomparsa di sua madre, Amanda, gli è sempre stato vicino e incoraggiato in ogni sua scelta. Io invece avevo già tutto scritto dal momento della mia nascita; avrei fatto parte dell'azienda di famiglia in qualità di amministratore delegato, sostituendo un giorno mio padre. Non che questo mi dispiaccia, cioè, avere soldi, donne e potere mi è piaciuto fin da subito, però avrei voluto scegliere la mia strada, cosa studiare e a cosa dedicarmi, al contrario, sono stato un burattino nelle mani dei miei genitori e questo non è cambiato.

La voce di Giorgio mi riporta alla realtà. < Facciamo un giro? Mi sto annoiando a morte> si lamenta e io mi alzo pigramente dal divano e lo raggiungo. 

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora