CAPITOLO VENTIQUATTRO

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POV CHRISTIAN

Alcuni brividi si irradiano lungo il suo corpo, e sorrido soddisfatto. < come già sa, io lavoro nell'azienda di mio padre. Io non ho avuto scelta, non dopo la scomparsa di mio fratello>< tuo fratello?> mi chiede confusa. Le bacio la punta del naso, gesto che lascia entrambi sorpresi, ma ci penserò più tardi. Mi fa male ripensare al passato e rievocare quei ricordi, però se voglio che lei si fidi di me, devo farlo.

Sono rannicchiato in posizione supina sul letto, coprendomi le orecchie per non sentire le urla di mamma e papà. < Conor! Come dobbiamo fare con te, eh? A cosa ti serve questa roba? Dove la prendi?> le urla di papà sono molto forti e mi fanno rabbrividire, mentre la mamma singhiozza sommessamente. Mi alzo e corro in cima alle scale per poter ascoltare meglio < papà, io non voglio lavorare per te!> il mio fratellone è arrabbiato, la sua faccia è rossa come un pomodoro. Papà gli dà uno schiaffo e la mamma piange più forte. < e ubriacarsi e drogarsi è la soluzione? Sei la vergogna di questa famiglia!> < Ed!> strilla mamma, rimproverando il mio papà. Conor scaglia un pugno sulla faccia di papà e la mamma si intromette, cercando di separarli inutilmente perché viene scaraventata via. < mamma!> urlo e mi precipito ad aiutarla. < cosa avete fatto alla mia mamma?> piango, mentre papà mi tranquillizza.< domani partiremo per l'Italia, andremmo da vostra nonna, lontano da tutto questo schifo in cui ti sei cacciato. Eviteremo uno scandalo. Almeno per ora> nessuno dice niente, ma sono contento di andare da nonna perché mi prepara tante cose buone ed è gentile con me e con il mio fratellone < papà ... io > < non si discute! Prepara i bagagli, immediatamente!> la voce di papà è minacciosa e Conor obbedisce senza fiatare.

< non riesco a capire ... tuo fratello si drogava?> ormai ho catturato la sua attenzione e il suo volto è a pochi centimetri dal mio e i suoi occhi brillano sotto la luce della luna < Già. La pressione di essere un bravo figlio era troppa e lui era troppo debole> Ricordo ancora quando tutte le notti restava sveglio fino a tardi per studiare come un fottuto malato, mentre tutti i suoi amici erano in giro a divertirsi, come dei normali adolescenti. Ma questo ai miei non è mai importato. < poi che successe?> mi chiede cauta Elisa. Le accarezzo una guancia e rivolgo lo sguardo al soffitto. < ci siamo trasferiti in Italia da mia nonna materna e lei ci accolse calorosamente, senza pregiudizi. Voleva molto bene sia a me che a mio fratello> è stato uno dei periodi più bui della mia vita, anche se alcuni dettagli resteranno sempre nel mio cuore. Ricordo la sua casa, sempre così luminosa profumata di dolci appena sfornati. < due anni a ci ha lasciati a causa della sua malattia, ne fui devastato> Elisa si stringe più vicina a me, come per rassicurarmi.

< è successo di nuovo?> bisbiglia sottovoce la mamma a nonna. < purtroppo sì, mia cara> nonna è molto triste. Non voglio che sia triste. < nonna ho fatto questo disegno per te!> le porgo un foglio nel quale siamo ritratti mano nella mano mentre passeggiamo sulla spiaggia < tesoro è bellissimo! Perché non vai a prendere dei biscotti!> < allora, tuo marito lo sa?> nonna presta la sua attenzione alla mamma < non ne ho ancora parlato. Oh mamma, cosa posso fare? sta distruggendo la mia famiglia!> la mia mamma piange e piango anch'io. < amore mio, non piangere. Va tutto bene!> mamma mi prende tra le sue braccia e mi canta la ninna nanna che mi piace tanto, mentre mi porta in camera, adagiandomi sul letto.

< dannazione!> la voce di Conor mi sveglia e lo vedo chino sulla scrivania intento a rompere qualcosa, forse un salvadanaio, considerando il rumore delle monetine sul legno. < cosa fai?> chiedo assonnato, strofinandomi gli occhi < zitto, moccioso!> mi sgrida, prende una borsa da sotto il suo letto e se lo mette sulle spalle, avviandosi verso la porta < dove vai?>< devi stare zitto, hai capito?> ringhia e io mi faccio piccolo piccolo. Fa paura quando è arrabbiato. < posso venire anch'io?> < no, torna a letto>dice e chiude la porta alle sue spalle. Sgattaiolo fuori dal letto e lo seguo in strada, superando due isolati, dove incontra un gruppo di ragazzi più o meno della sua età < allora siamo d'accordo?> < certo. Facciamolo!> sento delle voci bisbigliate e Conor si arrampica su un albero fino a sgattaiolare all' interno di un abitazione, tramite una finestra aperta. Dopo circa una ventina di minuti, ricompare con la borsa carica di oggetti luccicanti e banconote. < anch'io voglio farlo!> esclamo eccitato < che ci fai qui, moccioso?> < io ... > < vai a casa, non è un posto per bambini questo!> < no!> < può esserci utile> dice sorridendo e io saltello felice.

< vuoi dire che tuo fratello rubava per comprarsi la droga?> chiede esterrefatta. Annuisco lievemente < ero un bambino e volevo imitare mio fratello. Non pensavo fosse un reato. Pensavo fosse un gioco o qualcosa del genere> le spiego imbarazzato. Lei sembra notare il mio disagio e poggia una mano sul mio petto. La guardo per qualche istante confuso. < non ti sto giudicando. Non devi giustificarti o, almeno, non con me> mi dice comprensiva. Deglutisco rumorosamente e riprendo < abbiamo trascorso quattro o cinque anni da mia nonna, ma niente migliorò, anzi le cose andavano sempre peggio. Nel frattempo ero cresciuto e divenni consapevole di ciò che facevo. Capii tutto, ma ormai c'ero dentro. Non con la droga, bensì con l'alcol. Gli amici di mio fratello erano diventati i miei e mia madre non aveva più un solo problema, ma due. Mio padre non si fece sentire per molto tempo e questo fu un bene o un male, non saprei ... > abbasso lo sguardo colpevole, pronto a confessare la verità < tutto questo finì quando mi resi conto che stavamo esagerando, non si limitavano solo a rubare, no. Col tempo si divertivano a spaventare le persone, a fingere che essi fossero degli ostaggi e io non ce la facevo più>.

< ho trovato una nuova casa. È molto grande sicuramente i proprietari saranno ricchi> dice mio fratello euforico < questa volta non picchieremo nessuno, vero?> chiedo insicuro < non sarà necessario> la casa è avvolta nell' oscurità, anche se dalle finestre filtra la luce dei lampioni presenti in strada. < abbiamo fatto Bingo! Non c'è nessuno!> dice uno dei ragazzi < forza, sbrighiamoci e filiamo via!> dopo aver messo a soqquadro l'intera abitazioni, ci rendiamo conto che non siamo soli in casa. Sentiamo alcune voci in una stanza. < cazzo!> dico < dobbiamo andarcene!> suggerisco, cercando di restare calmo. < cosa? Perché? Ora inizia il divertimento!> un ghigno quasi malefico si fa spazio sul loro volto < no! Non possiamo farlo> < ma stai zitto!> un pugno entra in contatto con la mia faccia e cado a terra privo di sensi. Quando mi riprendo, intorno a me c'è il caos. < dobbiamo scappare!> urla qualcuno. Mi alzo a fatica e mi dirigo verso le voci, ma inciampo su qualcosa o meglio qualcuno: un uomo è steso a terra, immerso in una pozza di sangue. Mi trattengo dall' urlare e mi precipito al piano inferiore, dove una donna è legata e bendata su una delle sedie. Gli altri nel frattempo si sono dileguati,siamo rimasti io e mio fratello insieme al malloppo. Sleghiamo la donna e quest'ultima urla< mia nipote! Ditemi che mia nipote sta bene per favore!> piange e singhiozza disperatamente io mi affretto a raggiungere il piano superiore alla ricerca di una bambina. Alcune urla si propagano lungo il corridoio e porgo un orecchio per capire da dove provengano. < la stanza in fondo!> penso e mi precipito, sfondando la porta chiusa a chiave. < ehi Chris, vuoi unirti alla festa?> mi chiede saccente uno dei ragazzi < che cazzo fate? È solo una bambina!> urlo inferocito, mentre osservo la bambina agitarsi sotto di loro. Li allontano violentemente con spintoni e pugni. Riprendo fiato e rivolgo la mia attenzione alla bambina stesa attenta, quasi senza vestita, mentre si aggomitola su se stessa. Sento ribollire la rabbia, ma mi limito a prenderla in braccio e trasportarla da sua nonna. La vista comincia ad appannarsi e le gambe mi tremano. Dopodiché tutto ciò che ricordo è il buio.

< gli occhi terrorizzati di quella bambina sono impressi nella mia memoria. Non so cosa successe dopo, ma non rividi più mio fratello. Gli occhi di quella bambina, quegli occhioni così dolci, mentre mi ringraziava, sono come se mi avessero incoraggiato a fare la cosa giusta. Ricordo ancora fisso su di noi lo sguardo deluso e ferito di nostra madre e allora deciso che avrei fatto di tutto per renderla fiera di me> Elisa mi ha ascoltato per tutto il tempo, senza interrompermi. < è terribile ... povera bimba> sussurra sottovoce. < non l'ho più rivista, ma spero che ora sia felice> confesso nel buio. < e tuo fratello> < quella sera mi hanno portato in ospedale. Avevo perso i sensi. Quando li ho riaperti, mio fratello se n'era già andato. Non lo vedo da allora>. < mi dispiace> Elisa mi sorprende e mi costringe a guardarla < per cosa? Quello che ho fatto è stato imperdonabile e mi merito tutte le cattiverie che penserai su di me. Sto cercando di migliorare e di essere un bravo figlio> < mi dispiace perché ho pensato che i miei problemi fossero più gravi dei tuoi. Insomma i miei problemi rispetto ai tuoi sono insignificanti> la sua voce risulta trista e carica di disprezzo nei suoi confronti< ognuno ha vissuto dei periodi bui nella sua vita, l'importante è trovare la luce per uscirne> sento un lieve russare al mio fianco e mi accorgo che Elisa si è addormentata. Le sue palpebre sono chiuse e le sue lunga ciglia si poggiano delicatamente sulle guance rosee. Osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro e seguendo il suo ritmo, sprofondo anch'io nel sonno.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora