CAPITOLO NOVE

176 11 1
                                    


Un improvviso movimento mi fa sobbalzare e istintivamente apro gli occhi. Mi guardo intorno spaesata e ancora in dormiveglia e sento qualcuno accanto a me imprecare. Capisco immediatamente di chi si tratta ma faccio finta di niente. Non abbiamo ancora parlato da ieri sera e non ho intenzione di farlo; non può trattare le persone come valvola di sfogo e far finta che tutto vada bene.

<finalmente ti sei svegliata! Incominciavo a pensare che fossi morta!> perché Christian è seduto qui? Dov'è Gabriel? Mi sono appisolata per pochi minuti e già non capisco più niente.

<Gabriel mi ha ceduto il posto per un po'. Stava russando e non voleva disturbarti> ride e solo allora sento un lieve russare provenire da qualche sedile più avanti e osservo una povera signora che cerca di riprendere a dormire. Scoppio in una fragorosa risate che coinvolge anche Christian e mi ricordo della sua presenza accanto a me.

Noto che si agita sul sedile imbarazzato e mi rivolge un lungo sguardo prima di prendere parola< senti, Elisa, volevo scusarmi per ieri, ecco ... > ammette imbarazzato, arrossendo leggermente.< non volevo offenderti o farti arrabbiare, solo che ero nervoso e me la sono presa con te. Mi spiace> conclude il suo breve discorso e non posso fare altro che apprezzare il gesto e mettere fine a quell'assurda sceneggiata per il bene di tutti.

<non preoccuparti è tutto passato> gli sorrido dolcemente. Ricambia il sorriso < e così vieni dall'Italia? Mi nonna abita al sud ed è un posto meraviglioso per passarci le vacanze estive>. < sì. In realtà, come già detto, odio il mio accento> < io lo trovo adorabile e anche un po' sexy> si accorge di averlo detto ad alta voce e si zittisce imbarazzato. Dopo pochi minuti passanti in silenzio, Christian decide di romperlo<parlami un po' di te> mi sorprende.

<cosa dovrei dire esattamente?> chiedo incuriosita.

< non so, amici , famiglia ,ragazzi ... > all'ultima parola mi rivolge una rapida occhiata.

Mi prendo un po' di tempo per rispondere <i miei genitori sono stati sempre presenti per me e mi hanno sempre sostenuta e ho un fratello di circa di ventidue anni, ma lavora a Milano da qualche anno ormai, quindi non lo vedo spesso e le mie due migliori amiche sono sparse per il mondo > sorrido nostalgica. Non è stato facile crescere da sola, visto che i miei genitori erano spesso fuori per lavoro, ma trovavano sempre un po' di tempo per me. Forse è per questo che passavo la maggior parte del tempo in giro con i miei amici< i miei amici sono stati un po' la mia seconda famiglia, sempre pronti a farmi ridere se ero giù di morale e a farmi forza.> ricordo ancora tutte le nostre conversazioni folli e senza senso che mettevano in piedi solo per strapparmi un sorriso, tutte le partite di calcio a cui assistevo anche se non capisco nulla di quello sport. Ricordo le giornate a mare o in sella alla bicicletta. Sono ricordi che porterò sempre nel cuore. Sono sempre stati il mio salvagente e soffro all'idea che forse non potrò più rivederli.

< ... e i ragazzi?> mi distrae Christian dai miei pensieri, facendomi tornare alla realtà.

< lasciamo perdere ..> ridacchio nervosa. Non ho voglia di ritirare fuori questo argomento.

< mi hai detto che non hai un ragazzo? Come è possibile?> si volta improvvisamente verso di me, guardandomi sconvolto.

< cosa posso dire ... non piaccio ai ragazzi probabilmente> faccio spallucce indifferente.

< non ci credo! Sei una ragazza bellissima,sveglia e simpatica. Chi non vorrebbe essere il tuo ragazzo?> "tu" penso immediatamente. "ma cosa diavolo mi viene in mente?" scaccio in fretta questi pensieri e mi limito a fissarlo arrossendo.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora