CAPITOLO CINQUANTATRE

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< un ragazzo mi ha salvato da uno stupro e poi ho visto un uomo ... morto> gli occhi di Christian saettano nei miei e si agita < stupro?> chiede nervoso < sì, sembrano così reali. Sembra che io abbia vissuto davvero quelle cose ma so che non è così. Voglio dire, me lo ricorderei> spiego confusa, sotto lo sguardo vigile del mio ragazzo. < ora calmati e poi ritorniamo a dormire. Non ti accadrà nulla perché ci sono io> mi rassicura e io mi riaddormento cullata dalle sue parole.

Mi sveglio di soprassalto e mi metto seduta sul letto. Chris dorme ancora al mio fianco e russa leggermente. Sorrido e vado in bagno a lavarmi la faccia. Mentre mi dirigo in bagno sbatto contro un mobile, facendo vacillare le cornici appoggiate su di esso. < ahi!> strillo e mi massaggio il punto dolorante. Noto le foto e ne prendo una, guardandola meglio. Ci sono due ragazzini. Probabilmente sono Chris e Conor adolescenti. Chris è così buffo. Era piuttosto magro e basso e portava i capelli arruffati. Sorrido, ma un dettaglio in particolare attira la mia attenzione. Avvicino la foto e mi rendo conto che Chris porta all'orecchio un punto luce che luccica al sole. Rimango sbalordita e la foto mi cade tra le mani, causando un tonfo a contatto con il pavimento. < Eli che succede?> Chris è in piedi sulla soglia della porta, con aria assonnata e si stropiccia gli occhi come un bimbo. È tenero. < io ... stavo andando in bagno e ho sbattuto contro il mobile> spiego nervosa. Corruga la fronte, si avvicina e si china a prendere la fotografia. < non sapevo portassi l'orecchino> commento, mentre si rialza. Guarda la foto poi me, con aria confusa < oh sì> si riprende < quando avevo 14 anni mi sono fatto bucare l'orecchio nel garage di un amico> mi spiega divertito. Osservo nuovamente la foto, ma non dico a Chris che quell'orecchino è lo stesso del sogno. Ci sono un sacco di ragazzi che portano orecchini simili. Sospiro frustrata < vado in bagno, devo tornare a casa a prendere il materiale per andare a lavoro> < non andare a lavoro> mi prega Christian in tono lamentoso e mi bacia. Rido < Chris non posso saltare il lavoro> <sì che puoi> dice mentre continua a baciarmi < no, non posso e poi anche tu devi lavorare no?> < no. Io posso prendermi la giornata libera. Parlerò con il tuo capo> < e pensi che il mio capo ti dia ascolto?> chiedo godendomi i suoi baci < so essere persuasivo> < immagino. Ma no, devo andare> mi stacco da lui < mi accompagni?> < non aspetto altro> commenta e mi segue in bagno < non in bagno> lo fermo < a casa> ammicco e gli chiudo la porta in faccia.

< aspettami qui, faccio subito> gli do un bacio e salgo al mio appartamento per cambiarmi e prendere la cartellina da lavoro. Indosso un tubino blu e delle scarpe alte. A quanto pare bisogna vestirsi in questo modo per andare in ufficio e la cosa mi scoccia parecchio, ma devo adeguarmi. Prendo la cartella che mi ha regalato Christian le chiavi e scendo le scale, raggiungendolo in auto. Mi squadra dalla testa ai piedi impressionato < wow ... penso che devo procurarti una guardia del corpo per tenere lontano gli ammiratori> arrossisco < smettila, nessuno guarda me> replico e mi siedo in auto. Mi segue e accende il motore. < dici sul serio?> inarca un sopracciglio < che ne dici di Stefano?> < Stefano voleva solo essere gentile> < e da quando per essere gentili si invita a cena qualcuno?> < vuoi davvero parlare di questo ora?> mi altero < Christian stiamo discutendo per una cosa successo un mese fa> < sarà, ma non mi fido di quel tizio> commenta < non ti fidi di nessuno in realtà> ribadisco, appoggiandomi al finestrino < è vero, ma perché dovrei fidarmi di quello lì?> < senti non dico che dovete andare d'accordo e poi ... neanche vi vedete!> ribatto < sì, ma lavora con te e questo non va bene> < come siamo finiti dal "wow " a questo?> sbotto.< vuole venire a letto con te> osserva, continuando a fissare la strada. Ormai siamo vicini all'edificio < ah davvero? E tu come lo sai? Ci hai parlato recentemente?> chiedo sarcastica < perché ha lo sguardo di chi vuole portarsi a letto una ragazza> < e tu come lo sai?> ripeto esasperata < gli leggi nel pensiero o cosa?> < perché anch'io ho lo stesso sguardo> sibila e io mi zittisco. Spalanca gli occhi e accosta di fronte agli uffici di Svizzera 24. < Elisa non intendevo quello ...> cerca di giustificarsi, ma lo fermo con una mano < ho capito benissimo> scendo dall'auto e sbatto la portiera. Al diavolo la sua automobilina!

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora