CAPITOLO VENTIDUE

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< oh mio Dio! Cosa diavolo è successo?> esclamo. < non lo sappiamo, ma dobbiamo portarlo fuori di qui, immediatamente!> Andrea e Giorgio lo caricano sulle loro spalle e proseguiamo dritti verso l'uscita. L'aria fredda di dicembre ci travolge e io mi rinchiudo nella mia giacca pesante. Christian intanto farfuglia parole incomprensibili e lo stendiamo delicatamente sui sedili posteriori. < come mai ha bevuto stasera? Non l'ha mai fatto!> urla Sophia, rivolgendomi un'occhiata. Io non dico nulla e mi fisso i piedi sentendomi leggermente in colpa, anche se non so per che cosa. < infatti! Ha smesso da anni ormai!> ribatte furibondo Andrea e quelle parole mi colpiscono. Christian beveva e poi ha smesso? Perché aveva la necessità di bere? Un milione di domande mi frullano in testa, ma questo non è il momento migliore per porle. < su, portiamolo a casa>

Sul vialetto di casa Christian ha i conati di vomito che fortunatamente ha mantenuto. Dallo sguardo dei ragazzi deduco che sono sfiniti < ragazzi andate a letto ci penso io > < sicura?> mi chiedono in coro< certo, andate, ci vediamo domattina> accompagno Christian nella mia stanza, mentre Sophia raggiunge quella di Andrea. Fortunatamente ogni stanza è provvista di un piccolo bagno, così trascino Christian fino al water, con la speranza che vomiti. Il mio desiderio viene esaudito poco dopo: Christian si china sul water e rigetta anche la sua anima, sotto il mio sguardo disgustato. Dopo aver finito, lo ripulisco e gli tolgo, a fatica, la camicia e l'adagio sul letto. < perché mi aiuti?> farfuglia, mentre lo stendo < perché posso> dico distrattamente. Ride rumorosamente < sempre la solita lingua tagliente> borbotta < sai, è buffo io ti tratto di merda e tu mi aiuti. Sei proprio una stupida!> ridacchia. Quella risata rimbomba nelle mie orecchie e senza che me ne accorga le mie guance sono inondate di lacrime, tiro su col naso < hai proprio ragione> mi volto ed esco dalla stanza, cercandomene un'altra,lontano da quel mostro di cui mi sono innamorata.

La mattina seguente sono tutta indolenzita e incredibilmente stanca, a causa della nottataccia appena trascorsa. La luce filtra dalle finestre accecandomi. I miei vestiti sono stropicciati e non voglio immaginare il mio aspetto in che condizioni pietoso sia. < ehi > bisbiglia Sophia, facendomi sobbalzare < non volevo spaventarti> < non preoccuparti> mi rivolge un sorriso ... compassionevole? < cosa è successo?> mi chiede cauta la mia amica < niente > < non mentirmi. Ho sentito ciò che ... ecco ... vi siete detti ieri. Mi dispiace che ti abbia detto quelle cose> < come fai ...?> < non arrabbiarti. Volevo prendere lo struccante e altre cose e ho sentito > < ah. Non è successo niente sto bene>le rivolgo un sorriso tirato e vado in bagno a cambiarmi.

<l'ho sentito con le mie orecchie. È stato orribile> bisbiglia Sophia a qualcuno presente della stanza < ma era ubriaco! L'avrà detto senza volerlo!> ribatte Andrea, alzando la voce < perché vi ostinate a difenderlo! Quella povera ragazza ne ha passate tante, non ha bisogno di un'idiota che si prende gioco di lei!> < ragazzi, calmatevi, ci parlerò io> liquida calmo Giorgio. In quel momento decido di entrare in cucina e far finta di non aver sentito nulla. Non ho voglia di intraprendere discussioni inutili. Almeno per oggi. < buongiorno> sforzo un sorriso, ricambiato da quello dei ragazzi. < vuoi un caffè?> mi chiede Sophia agitata. < no, grazie. Non ho fame> la rassicuro < vado in camera, ci vediamo dopo> aggiungo e salgo in camera mia. < buongiorno> la sua voce mi blocca sui miei passi e senza voltarmi continuo a camminare verso la mia stanza <Elisa> mi richiama e mi rincorre, ma la porta gli si chiude dritta sulla faccia.

Chris inizia a bussare furiosamente alla porta < Eli, apri questa dannatissima porta!> prendo il mio Ipod dal cassetto del comodino e infilo le cuffiette nelle orecchie, aumentando il volume man mano che i colpi alla porta si fanno più forti, fino a che non sento più nulla. Resto seduta sul letto per un tempo indeterminato, immersa nella lettura del nuovo romanzo appena comprato. Quando alzo la testa, mi accorgo che ormai la camera è sommersa nella penombra e la stanchezza accumulata la scorsa notte si fa sentire. Affamata, vado in cucina e per mia fortuna, seduta al tavolo c'è solamente Sophia, che fissa pensierosa il bicchiere vuoto tra le sue mani. Urto accidentalmente una sedia e la ragazza sobbalza spaventata < io ... mi dispiace, non volevo spaventarti> mi giustifico imbarazzata. Mi sorride rassicurante < non scusarti, stavo pensando proprio a te> < a me?> < sei rimasta chiusa in camera per ore e non rispondevi. Mi ero preoccupata> < oh> distolgo lo sguardo< ho parlato con Chris. lui non si ricorda niente. Senti Eli so che ha detto delle cose orribili, ma era visibilmente ubriaco ... > alzo una mano per fermarla < non sono arrabbiata per questo Sophia> dico dura e lei riporta lo sguardo su di me< sono arrabbiata perché ha ragione! Ha maledettamente ragione! Mi tratta malissimo come se mi odiasse! Sono il suo gioco, la sua valvola di sfogo e ne sono consapevole! Mi tratta di merda, sto male poi due paroline dolci e tutto si risolve. È un ciclo infinito! Non riesco a essere lucida quando sono con lui, non riesco a essere razionale. Mi sento debole e sotto il suo totale controllo > finisco il mio sfogo quasi senza fiato, sotto lo sguardo compassionevole di Sophia< l'amore ci rende fragili Elisa, dovresti saperlo> < lo so, per questo sono così terrorizzata > ammetto in un sussurro < capisco. Ciò che hai passato è stato orribile< mi prende le mani tra le sue < ma questo non deve chiuderti il cuore e impedirti di essere felice ... di nuovo> le sue parole mi colpiscono. So che ha ragione, anch'io lo ripetevo alle mie amiche alle prese con delusioni d'amore, ma qui c'è troppo in gioco, ho paura di perdere tutto persino me stessa. < prova a parlargli, poi decidi cosa è meglio per te> annuisco debolmente e l'abbraccio forte, avvertendo il solito calore familiare. < torno in camera> l'avviso, dirigendomi al piano di sopra < stasera usciamo. Sei dei nostri?> grida, affacciandosi alle scale <no, credo che me ne starò qui> annuisce, mentre io penso a come trascorrere il resto della serata.

< noi andiamo! Mangia qualcosa. Ho lasciato un po' di pizza in cucina> mi informa Sophia, entrando nella mia stanza < okay, grazie. Divertitevi!> < sicura di non voler venire?>mi chiede, affacciandosi nella mia camera < sicurissima!> le sorrido, dopodiché sento la porta d'ingresso chiudersi.

Gironzolo per la casa in cerca di qualche svago. < Mio Dio, questa villa è enorme!>bisbiglio, mentre spalanco una porta dopo l'altra,curiosando in giro tra le varie stanze. So che è sbagliato e che non si dovrebbe fare, ma, ancora una volta, la mia curiosità ha prevalso sul buonsenso. Per ora non ho scoperto nulla di interessante, eccetto per due bagni e qualche camera da letto. Mentre sto per tornare in cucina, qualcosa che luccica attira la mia attenzione. Mi avvicino cautamente e noto con sorpresa che esso non è altro che un pomello in argento, finemente lavorato < non pensavo ci fosse un'altra porta> la apro e lo spettacolo che mi si para dinanzi agli occhi è un vero paradiso: una biblioteca vastissima ricopre gran parte dell'immensa stanza; gli scaffali ospitano libri di ogni genere. Mi strofino gli occhi incredula. Mi avvicino ad uno degli scaffali e comincio sfogliare qualche libro, immersa nella debole luce di una lampada vicina < sapevo che ti avrei trovata qui!> una voce rimbomba tra le pareti, facendomi sobbalzare per lo spavento e il libro mi cade tra le mani. È Christian.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora