CAPITOLO TRENTACINQUE

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POV ELISA

Adoro il venerdì. Fin da piccola non vedevo l'ora che arrivasse questo giorno in cui potevo rilassarmi in vista del weekend. Dopo una bella chiacchierata con Ale e Claudia mi sento felice e orgogliosa dei miei progressi sia sullo studio che sul lavoro. Il cellulare ronza sulla scrivania. È Christian. Giocherello con i capelli e decido di rispondere < ehi Chris> < Elisa ciao. Sei in casa?> mi chiede con il fiato corto. La domanda mi prende alla sprovvista < sì, sono a casa. Perché?Cosa succede?> < tranquilla, tra un po' sarò lì> attacca il cellulare < Christian! > ma dall' altro capo nessuno risponde. Sbuffo < deve smetterla di attaccarmi il cellulare in faccia>.

Cinque minuti dopo Christian e a casa mia e ha l'aria disperata< senti Elisa ho bisogno assolutamente del tuo aiuto! Mi sono cacciato nei pasticci!> si agita istericamente < potresti spiegarti meglio? Non ho ancora ricevuto il dono della telepatia!> sbotto e incrocio le mani sul petto, aspettando pazientemente una spiegazione logica al suo comportamento. < La mia famiglia, da anni, organizza una cena e un'asta di beneficenza ...> < e allora?> lo incito a continuare < e allora ... forse, mi sono lasciato sfuggire che mi frequentavo con qualcuno ... > < si ... > ho paura dove conduca questa conversazione <ma questo non è vero e lo sai perfettamente> dice con fare ovvio. < Christian cosa stai cercando di dirmi esattamente?> il suo sguardo cerca di non incrociare il mio e si gratta la nuca, visibilmente nervoso e agitato. < devi fingere di essere la mia fidanzata. Non voglio deludere mia madre, ci tiene così tanto ... > < bhè certo ci resterà male non ne dubito ... > poi mi fermo per assimilare ciò che mi ha chiesto < COSA?! Io devo far finta di essere fidanzata con te?> la mia voce si alza di diverse ottave. Annuisce e mi rivolge un sorrisetto di scuse< e perché mai dovrei farlo io? Chiedi ... che ne so ... a Sophia. Lei sarà entusiasta.> < lei accompagnerà Andrea!> mi lancia un' occhiata torva. < perché non chiedi ad una delle tue amichette?> < non porterei mai una ragazza del genere a mia madre. Tu sei perfetta> < non riuscirai a cavartela con delle smancerie> gli rivolgo le spalle < fammi pensare, ti farò sapere> < ehm ... entro stasera però ... >aggiunge  < stasera? Non mi avevi detto che fosse stasera!> < te lo sto dicendo ora!>gesticola esasperato< la mia risposta è no! Assolutamente no!>

Perché ho accettato questa stupidissima idea? Non voglio andare a questa cena, non mi sento a mio agio in mezzo a quel branco di ricconi , soprattutto dopo la figuraccia che Christian mi ha fatto fare davanti a tutti. Sbuffo per l' ennesima volta davano allo specchio, disperata, provando centinaia di vestiti che possano andar bene per questo evento. Uno in particolare attira la mia attenzione:un vestito lungo fin sopra le ginocchia, blu notte. La scollatura è chiusa sotto il seno da una spilla argentata , non troppo vistosa. Sono soddisfatta della mia scelta e mi rinchiudo in bagno, così da poter essere pronta per l'arrivo di Christian. Dopo circa un' ora , esco finalmente dal bagno con icapelli arricciati con perfezione quasi maniacale e portati su una spalla,scendendo sul petto e un leggero trucco mi ricopre il viso. Indosso velocemente l' abito e le scarpe altre e mi precipitò per le scale, cercando di non inciampare, come mio solito. Il campanello suona e la mia agitazione sale. Mi specchio, per controllare se ci sia qualcosa in disordine e quando mi assicuroche tutto sia al suo posto, apro la porta, rivelando un Christian tirato a lucido, avvolto in un elegantissimo abito nero. Rimango sbigottita da tanta bellezza e devo trattenermi dal spalancare la bocca e sbavare. Il ragazzo davanti a me sembra essere nella mia stessa posizione: ha gli occhi sgranati,che quasi fuoriescono dalle orbite e la bocca leggermente spalancata. Mi sento osservata e leggermente imbarazzata, così cerco di alleviare quella bizzarra situazione < vuoi entrare o fare il cane da guardia?> ridacchio mentre entra in casa con la sua solita disinvoltura , guardandosi intorno curioso, poi, torna a fissarmi intensamente da capo a piedi. Distolgo lo sguardo e vado in camera per recuperare la borsa. < possiamo andare?> mi porge la mano che accetto volentieri.< Sì > sussurro più a me stessa. < non essere nervosa , ci sarò io>mi rassicura. In realtà èproprio lui che mi preoccupa. < l' altra volta sono stato uno stronzo, maoggi non accadrà nulla> Ma riesce a leggermi nel pensiero? Come fa a sapereciò che penso, soprattutto ciò che voglio sentirmi dire ? la sua mano scivolanella mia, intrecciando le sue dita con le mie, mentre raggiungiamo la suaauto. Respiro profondamente, pronta ad abbandonarmi in questa folla impresa.Arriviamo di fronte ad un' enorme villa, che si affaccia su un giardino immenso, pieno di alberi e fiori di vario genere < benvenuta a casa mia>mi sussurra all' orecchio. < E a proposito, sei bellissima >. Questo commento mi lascia del tutto senza fiato, o forse è dovuto alla sua vicinanza,non saprei. Scendiamo dall' auto e ci dirigiamo verso l'ingresso che porta aduna gigantesca sala da pranzo. Mio Dio! Esclamò tra me e me. È tutto così ...esagerato e lussuoso e ho paura di ciò che accadrà stasera.

< amore mio!> grida qualcuno dall' altro lato della sala. Una donna, elegantissima nel suo lungo abito nero e nel suo chignon perfettamente annodato sulla nuca, si avvia verso di noi, spalancando le braccia. Riconosco la stessa donna che ho visto in Spagna e devo ammettere che da vicino e ancora più bella. Abbraccia calorosamente Christian, ma quest'ultimo si limita ad assecondarla , non lasciando per un secondo la mia mano, cosa che trovo molto dolce. Almeno lui è entrato bene nel ruolo del perfetto fidanzato. La donna si accorge di me e il suo sorriso si allarga <devi essere Elisa, giusto? Mio Dio come sei bella! Aveva proprio ragione mio figlio!>a quelle parole, la mia testa scatta in direzione di Christian, notevolmente imbarazzato da quell' inopportuna rivelazione della madre. < Sono lusingata, piacere mio>allungo una mano, ma la donna mi attira in un caloroso abbraccio familiare < Io sono Eleonora Becker , ma chiamami semplicemente Eleonora, cara> Christian borbotta qualcosa di incomprensibile ed Eleonora lo fulmina con lo sguardo<Christian! Non essere maleducato> ridacchio a quella scena e l'espressione di Christian si addolcisce. < perché non accompagni Elisa a fare un giro per la casa?> il ragazzo sospira seccato e mi invita a seguirlo.

La grande sala da pranzo termina con un' ampia scalinata che porta al piano superiore. Il corrimano in legno è liscio sotto il palmo della mia mano e i gradini sono ricoperti da un pesante tappeto calato giù per l'intera scalinata. Al termine di quest'ultima, non mi accorgo di una piega dovuta al tappeto non ben steso,rischio di cadere, ma fortunatamente atterro tra le braccia di Chris. I nostri occhi si incontrano per l'ennesima volta; i suoi occhi verdi sembrano ancorapiù chiari sotto la luce del possente lampadario, che penzola sopra le nostre teste e sono molto più luminosi, forse perché è divertito dalla mia milionesima figuraccia. I miei sospetti vengono confermati dal sorrisetto divertito che si allarga sul suo viso, perfettamente scolpito. Non avevo mai notato tutti questi particolari, come quel piccolo neo sotto l'occhio sinistro, vagamente familiare. Restiamo in questa posizione per un tempo che pare infinito, fino aquando, qualcuno alle nostre spalle attira la nostra attenzione < voletedarvi una mossa o vi serve una mano?>una vocetta stridula mi fa voltare di scatto.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora