CAPITOLO NOVANTASETTE

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Ci precipitiamo al magazzino ed è rimasto così come lo ricordavo. All'esterno è proprio un vecchio edificio abbandonato - E' esattamente come lo ricordavo- Giorgio mi legge nel pensiero e insieme ci dirigiamo verso l'ingresso. -Se ciò che dici è vero, cosa  faremo dopo?- mi chiede il mio migliore amico, mentre varchiamo la soglia -Non lo so- rispondo semplicemente e proprio quando apro la porta, mi rendo conto che le mie teorie sono esatte. Le pareti, il pavimento, la disposizione dei mobili all'interno sono identici a quelli dell'appartamento da cui siamo appena usciti. - E' incredibile!- commenta Giorgio al mio fianco -Avevi ragione. Quei brutti figli di puttana!- sputa. -Bene ora dobbiamo trovare il modo di convincere il giudice-.

POV ELISA
Sono rinchiusa qui dentro da ore ormai e inizia a mancarmi l'aria. Questa stanza è così piccola e soffocante che ho voglia di urlare. Mi sto annoiando e inzio a girovagare per la cella, canticchiando qualche motivetto che mi viene in mente per ingannare l'attesa. Ma l'attesa per cosa? Per una possibile condanna? È assurdo, non so come abbiano fatto, ma io sono sicura che sotto c'è qualche trucco e sono sicura anche che Christian riuscirà a tirarmi fuori da qui.  Christian. Non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancato in tutti questi mesi e quante volte ho rimproverato me stessa per la sua assenza. Spero solo che lui non creda che io sia pazza. Sospiro pesantemente e mi siedo in un angolo con le ginocchia al petto, fino a quando non sento dei passi farsi sempre più pesanti e vicini. Mi alzo lentamente e senza far rumore e mi trascino vicino la barriera metallica. -Signorina le ho già detto che è impossibile parlare con la sua amica- mormora la guardia furiosa.
- Se non mi lascia passare, chiamo mio padre e lei sa chi è mio padre, giusto?- una voce che non riconosco mette a tacere quell'omone e continua la sua corsa verso la mia cella. Chi è questa ragazza? Solo quando il suo volto viene illuminato da un debole raggio di sole proveniente da una delle tante finestrelle sparse qua e là, riconosco quella figura bionda che mi ha torturato per anni.
-Tu che ci fai qui?- L'aggredisco senza darle il tempo di arrivare a destinazione.
-Elisa so che non vuoi vedermi e ti capisco dato le circostanze- si guarda intorno e rabbrividisce.
- Cosa ci fai qui? - ripeto cercando di mantenere la calma.
- So cosa ti hanno fatto mia madre e mio fratello e non sai quanto mi dispiace ...-
- Per cosa? Per avermi rapita o per avermi stuprata? O perché mi hanno rinchiusa qui dentro facendomi passare per una pazza?- la mia voce ora risuona per tutto il piano e Marta mi fa segno di abbassare i toni.
- Nessuno sa che sono qui, quindi ti prego di non urlate. Tecnicamente non posso stare qui-
- Allora che sei venuta venuta a fare? per lavarti la coscienza e farmi credere che tu non c'entri nulla con questa storia ? -
- Voglio aiutarti invece ...- scoppio a ridere scettica e incredula,poi le guardo la pancia e noto che non è più gonfia.
- Come per il bambino? Dove l'hai messo? In qualche cestino per spedirlo al primo che passa?- so di essere cattiva in questo momento, ma non m'importa, lei con me non ha avuto pietà.
-Sei ingiusta ...- piagnucola e io sento i sensi di colpa salire a galla, ma li reprimo.
- Io sarei ingiusta adesso? Buono a sapersi-
- Mi dispiace per ciò che è successo. Volevo che il mio bambino avesse un padre così...-
- Così hai deciso di prendere il mio ragazzo? Non sei cambiata affatto!-
-Non l'ha voluto- mi interrompe brusca -Quando gliel'ho detto, ha chiuso con me- singhiozza e per un attimo provo pena per lei e anche se non ha detto il suo nome capisco chi è il padre del bambino.
- Te l'avevo detto,tu non mi hai voluta ascoltare- la  rimprovero e lei alza lo sguardo confusa.
- Avevo detto che era solo un bambino immaturo ed egocentrico e che prima o poi te ne saresti accorta. Sinceramente pensavo accadesse prima,ma non credo abbia importanza adesso-
- No infatti- tira su col naso-Sono stata un'idiota-ammette. Annuisco e guardo davanti a me -Quindi ora che farai?- le chiedo con più dolcezza. -L'ho detto a mia madre e lei ha organizzato tutto questo ... Voleva vendicarsi della famiglia di Christian e dopo la notizia della mia gravidanza pensava fosse lui il padre e così. ..-
-Voleva fargliela pagare.Ho capito- termino al suo posto e tutto si fa più chiaro.
- Mi dispiace così tanto- si scusa nuovamente e io roteo gli occhi al cielo -Ormai è fatta-
-Non è vero! Io ti farò uscire da qui!- Mi dice con convinzione  e si allontana svelta e con passo deciso verso l'uscita, facendomi ripiombare nuovamente nella solitudine.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora