CAPITOLO QUARANTA

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Siamo all' inizio di febbraio e lo stage va a gonfie vele, anche se occupa gran parte del mio tempo, che potrei dedicare ad altro. Inoltre aiuto Christian alla comunità. Oggi invece Christian mi porterà a casa sua per passare un po' di tempo con la piccola Clarissa. Non la vedo da quella mattina, ma è entrata nei miei pensieri. Il cellulare ronza sul tavolo:

ti aspetto giù

-C

Prendo la borsa ed esco di casa. Christian è appoggiato alla sua auto, con le braccia incrociate al petto, mentre mi segue con lo sguardo. Mi stampa un bacio sulla guancia e io arrossisco < come mai questo affetto?> lo prendo in giro < non lo farò più> alza le mani e io rido, mentre mi apre la portiera < grazie > mi sorride e raggiunge il sedile del guidatore, accende l'auto e partiamo. < non so se ho voglia di tornare in quella casa> ammetto, prestando attenzione alla strada. Sembra non capire < credi davvero che io viva con i miei genitori?> sghignazza < io ho una casa per conto mio. Con tutto ciò che guadagno, figurati se non posso permettermi una casa> alzo gli occhi al cielo <sei proprio un bimbo viziato > borbotto imbronciata < forse un po'> ridacchio e ci fermiamo di fronte la grande villa della famiglia Becker. Lo guardo allarmata < devo prendere Clarissa> mi tranquillizza < arrivo subito> annuisco e lo vedo scomparire dalla mia vista.

Pochi minuti dopo una bambina paffutella compare nella mia visuale e mi saluta con la manina quando mi vede. Le sorrido e la saluta a mia volta con la mano, poi sale in auto. < hai dormito bene?> le chiedo. Annuisce e si siede composta, mentre Christian riparte.

< questa è la mia umile dimora> annuncia indicando la casa e ammicca, facendomi ridere < dovresti trovare qualcosa di più originale, non ti porterà a niente rubare le battute altrui> lo riprendo scherzando. Sghignazza e apre il cancello. Una piccola stradina, circondata da un bellissimo giardino, ci conduce al grande portone d'ingresso. < non è un po' troppo grande per una sola persona?> chiedo, ammirando l'insieme. Si stringe nelle spalle < forse. Ma un giorno spero di avere una famiglia tutta mia e questo posto sarà la casa ideale per crescere dei bambini> mi spiega con un pizzico di speranza < sembra che tu abbia perso le speranze> osservo < devo ancora trovare la ragazza giusta, o forse l'ho trovata> i nostri occhi si incontrano e io arrossisco, così sono costretta a distogliere lo sguardo. Chris tossisce imbarazzato e mi guida verso l'interno della casa. Un batuffolo di pelo mi sfiora le gambe e sobbalzo dallo spavento < Duchessa, fai la brava con la nostra ospite> guardo meglio quella pallina di pelo e noto dei piccoli occhietti fissarmi. < ma che dolce!> esclamo prendendo il gattino in braccio. < ti chiami Duchessa? Davvero originale> parlo al gatto poi volgo l'attenzione a Chris < non sapevo avessi una gatta> commento sorpresa < l'ho trovata vicino il cancello due mesi fa. Probabilmente l'hanno abbandonata subito dopo la sua nascita> mi rattristo < povera micia> l'appoggio nuovamente a terra e va verso Clarissa, la quale si china per accarezzarla .< ti piacciono gli animali quindi?> < sì,mi piacciono molto. A te?> annuisco < ho sempre voluto un cane. Un Labrador magari> dico con aria sognante < mia madre non me l'ha mai permesso> metto il broncio e Christian ride.

< cosa facciamo?> chiedo al ragazzo < non so ... vediamo> si guarda intorno, poi si volta e sul suo volto compare un'espressione compiaciuta < cos' è quella faccia?> <quale faccia?> dice con aria da finto tonto <cos' hai in mente?> mi guarda con sfida< principessa, vieni qui> Clarissa si avvicina e le sussurra qualcosa all' orecchio. La bambina  ridacchia e corre via. Sono sempre più confusa. < Christian ...> mormoro allarmata < chiudi gli occhi> < cosa? Perché?> < fallo e basta> mi ammonisce. Obbedisco, non prima di aver alzato gli occhi al cielo. Dopo un paio di minuti inizio a sentirmi ridicola in quella posizione e apro lentamente gli occhi riabituandomi alla luce, ma non trovo nessuno di fronte a me < Christian> lo chiamo. < Christian non è divertente!> urlo, girovagando per casa. < questo posto è enorme e non so dove andare> dico tra me, mentre spalanco tutte le porte che si presentano, continuando a chiamare i loro nomi. Poi alcune urla mi distraggono. Provengono dal piano inferiore,dove ero prima, così mi affretto a scendere le scale. Al termine di esse trovo Clarissa che saltella felice e Christian che sogghigna divertito sotto il mio sguardo furioso < abbiamo fatto tana. Tocca ancora a te contare> scoppia a ridere < non potevi semplicemente chiedermi se volessi giocare, evitando tutta questa sceneggiata?> sbotto. < pensavo che te ne fossi andato> borbotto < ti sei spaventata?> mi chiede sorridendo dolcemente < io? No, assolutamente. Pensavo ai poveri sequestratori> ridacchio e faccio la linguaccia < quanto sei infantile!> ride a sua volta. < Clary hai fame?> chiedo alla bambina, considerando che è quasi ora di pranzo. Annuisce, toccandosi la pancia < bene, vuoi preparare qualcosa con me?> sorride entusiasta, le prendo una mano e andiamo in cucina < avete bisogno di una mano?> Christian entra in cucina < non preoccuparti ce la caveremo anche senza di te. Non è vero?> mi volto verso Clarissa. Annuisce e io mi stringo nelle spalle < mi spiace, sarà per la prossima> scuote la testa esasperato < mai mettersi contro due donne> dice con finta aria afflitta. < bene, ora vai fuori> lo spingo via e lui se ne va alzando le braccia in segno di resa.

POV CHRISTIAN

Mi siedo sul divano, prendendomi la testa tra le mani. < cosa diavolo mi succede?> borbotto a bassa voce. Questa ragazza piano piano si è infilata nella mia vita, rendendola più ... bella. La mia vita era così monotona: lavoro, donne, sabato sera al pub e scopate. Ogni settimana il programma era questo. Ora ogni giorno è un'avventura. Ricordo ancora la serata di beneficenza. Ogni volta era una noia mortale, ma con Elisa è stato tutto diverso; ho riso tantissimo e il suo scontro, seppur pericoloso, è stato uno spasso e sono riuscito a scoprire un nuovo lato di quella ragazza. Bella, intelligente, intrigante, non ne ho mai abbastanza. Se solo potessi avere tra le mani i due idioti che hanno fatto soffrire una ragazza così meravigliosa ... ma oramai loro vivono in Italia, mentre Elisa è qui con me. Non so quanto volte ho ringraziato Dio per averla incontrata. Dopo tutto ciò che le ho raccontato è ancora al mio fianco e mi sta aiutando con la mia sorellina, la quale ha come un debole per lei. Mai si era comportata in questo modo con gli estranei. Forse ha ragione Elisa: la trattiamo come una poppante disabile, non come una bambina della sua età. I miei pensieri sono interrotti da un tonfo di pentole e sento Clarissa ridere. < cosa succede?> urlo dal salotto < ehm ... niente> balbetta Elisa < sicura? Devo venire là?> chiedo < no. Anzi veniamo noi da te> non appena finisce la frase, compare in salotto con un piatto di spaghetti fumanti. < che meraviglia! Sono per me?> < no. Sono per Clary> allontana il piatto dalla mia vista e lo porge a Clarissa, la quale inizia a mangiare di gusto < e per me non c'è niente?> faccio il broncio, come un bambino. < mi dispiace, ma sei troppo grande. Preparatela da solo> mi volta le spalle e va in cucina. Io la seguo, come un fedele cagnolino. < ta-ta> il tavolo ospita due piatti di spaghetti, bicchieri e posate, sistemati con cura. Sono meravigliato e sorpreso < ti sei data da fare> osservo. < si fa quel che si può> commenta noncurante e si siede al lato opposto al mio. Inizio a mangiare, mentre Elisa, giocherella con i suoi spaghetti. < Eli, stai bene?> poso la forchetta e la guardo. < ha chiamato mia madre, stamattina> < non sembri contenta> mi fissa con uno sguardo ferito < perché dovrei essere contenta di avere una madre che vuole che io fallisca miseramente?> chiede retorica con un sorrisetto amaro, fissando il suo piatto < cosa? Perché vorrebbe che tu fallissi?> scuote la testa < è fatta così> risponde semplicemente < io non dovevo neanche trasferirmi qui, Christian. È stato mio padre a comprarmi quella casa. Sono dovuta partire nel cuore della notte, ho dovuto preparare le valigie quando lei non c'era e nasconderle a casa delle mie amiche. E sai cosa ha fatto quando ha scoperto che me n'ero andata?> biascica < mi ha telefonata e ha detto che i sogni non sempre si realizzano e che qui avrei trovato la mia disfatta> termina il suo monologo e sul suo viso si dipinge un' espressione determinata < ma io le dimostrerò che questo sarà l'inizio della mia carriera, e non la mia disfatta. Dimostrerò a tutti coloro che mi hanno presa in giro che io posso farcela, Christian. Io devo farcela> mi guarda dritto negli occhi e mi viene la pelle d'oca. Che razza di madre sarebbe? Come può dire questo a sua figlia? < mi dispiace> non so cos' altro aggiungere < non dispiacerti. Io non lo faccio, perché mi da la spinta per dare sempre il massimo >< sono contento che tu la veda così> mi sorride < non voglio lasciarmi abbattere e neanche tu dovresti Chris> mi prende una mano e mi accarezza il palmo con il suo tocco delicato.

 < hai una radio qui?> quella domanda mi spiazza. < ehm ... sì certo> la prendo per mano e l'accompagno in salotto, dove Clarissa sta finendo il suo piatto < ti sono piaciuti gli spaghetti?> chiede Elisa, accarezzandole i capelli. Annuisce < questo è il mio modernissimo stereo. Non romperlo> l'avverto con voce severa, ma sembra non darmi ascolto < se vuoi lo accendo> allungo una mano per aiutarla,ma una voce metallica si diffonde nell' aria < fatto> mi sorride soddisfatta. Sono sbigottito. Osservo la sua figura, mentre manovra con i tasti per cercare una stazione radio che sia di suo gradimento. Nell' aria si diffonde una dolce melodia ed Elisa inizia a ballare, trascinando con sé anche Clarissa, la quale ride divertita e imita i movimenti della ragazza. Al contrario, io mi siedo sul divano, immaginando come sarebbe ora la mia vita senza questa ragazza. Probabilmente ora starei ancora nel letto, gustandomi la domenica, in compagnia di qualche ragazza, conosciuta magari la sera prima al pub di Gabriel. <Chris, balla con noi> Elisa mi tira per un braccio trascinandomi con sé, nel suo ballo scatenato, anche se io mi limito a dondolare le gambe a ritmo di musica, mentre Elisa ondeggia il suo sedere a destra e sinistra, rendendomi difficile qualsiasi pensiero razionale.Osservo Clarissa. La mia sorellina. È la prima volta che la vedo felice, spensierata, come tutti i bambini dovrebbero essere a quell' età. Il nostro momento viene interrotto dal campanello. Elisa abbassa il volume, mentre io vado ad aprire. Sulla soglia compare Marta, la quale mi stampa un passionale bacio sulle labbra.

Scusate per il ritardo ma sono stata impegnata! E anche oggi un nuovo capitolo! buonanotte xxx

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora