CAPITOLO SEDICI

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Un coro di applausi si diffonde e Gabriel sale sul piccolo palco allestito questo pomeriggio e avvicina la bocca al microfono 《 signore e signori, benvenuti all' inaugurazione del 10° locale dei signori Becker e li ringrazio per averci onorato della loro presenza》 una marea di calici si alzano nella loro direzione. Sono sbalordita. I genitori di Christian hanno aperto 10 locali in tutta Europa? Questo vuol dire che anche il Pub dove lavoro appartiene a lui. Ecco perché si trova sempre lì. Ma perché nessuno me l'ha detto? Osservo il ragazzo e improvvisamente tutto prende senso. I ragazzi che ho incontrato quel giorno, i suoi vestiti, il suo atteggiamento. Come ho fatto a non capirlo prima? I nostri occhi si incontrano e i suoi sono freddi come il ghiaccio, il suo atteggiamento fiero incute timore e la sua mascella contratta in una smorfia furiosa non promette nulla di buono. Non posso credere che sto guardando la stessa persona che fino a ieri sera mi ha consolato, mi ha fatto ridere e ha dormito con me dopo quell' incubo. Distolgo lo sguardo e riprendo il lavoro che ho interrotto, sperando di non incrociare mai più quello sguardo autoritario.

< ci dispiace di non avertelo detto prima, ma non pensavamo che fosse necessario, ecco > si scusa Sophia. Mi ha raggiunta poco dopo l'arrivo di Chris per vedere come stavo. < non sono arrabbiata, questi sono affari vostri,non miei. Io lavoro per tuo padre, non ho il diritto di fare domande sulla vostra "vita privata"> Ribatto secca,cercando di nascondere la delusione e il disappunto di questa farsa. < ti prego, non dire così. Ti considero una cara amica anche se ci conosciamo da poco> mi prende le mani tra le sue e mi guarda negli occhi < Ora devo lavorare. Ne parliamo domani>chiudo in fretta il discorso e tolgo le mani dalle sue;nei suoi occhi balena un velo di tristezza, mentre si allontana per raggiungere il suo tavolo. La seguo con lo sguardo, sentendomi leggermente in colpa, poi distolgo lo sguardo e raggiungo nuovamente Gabriel affinché mi indichi il tavolo che devo servire durante il corso della serata.

< Elisa credo che ti troveresti più a tuo agio, servendo il tavolo dei signori Becker. Ci sono anche Christian, Andrea e Sophia> mi dice Gabriel. < okay ...> sussurro con poca convinzione < senti Elisa, so che sei arrabbiata con noi. Non volevamo che l'intera faccenda la scoprissi così> < l'intera vicenda? Gabriel io non so niente! Mi hai detto solamente che ti serviva una cameriera per un evento di grande portata. Non immaginavo neanche lontanamente che Christian e Andrea appartenessero a questo mondo, neanche che tu e Sophia ne foste in qualche modo coinvolti. Io non so proprio un cazzo!> sbotto furiosa, senza fiato. abbassa lo sguardo colpevole e io mi sento a disagio < mi dispiace, sono solo nervosa> < non dispiacerti, anch'io avrei reagito allo stesso modo, se non peggio. Sei una ragazza d'oro e mi scuso per il nostro comportamento> rimango in silenzio, non sapendo come controbattere. < ora forza a lavoro. Ci aspetta una lunga serata>annuisco lievemente e inizio ad avviarmi al tavolo indicatomi.

La serata prosegue piuttosto tranquilla, eccetto per qualche occhiataccia di Christian e gli inutili tentativi di parlarmi di Sophia e Andrea. Ho deciso però di lasciar perdere questa storia. Infondo non erano obbligati a dirmelo e io non avevo il diritto di sapere certe cose. Corro a destra e sinistra con il carrello dei dolci e faccio slalom tra i vari tavoli.

< quali dolce desiderate?> chiedo ai Signori Becker, sotto gli sguardi degli altri. < mi piacerebbe assaggiare un pezzo di quella cheesecake ai lamponi. Tu tesoro?> dice la signora, rivolgendo l'attenzione al marito < anch'io. Sembra deliziosa> porgo loro i piattini < bene. Voi?> < io vorrei una fetta di torta con panna e ciliegie candite> si intromette Christian, con uno strano sorrisetto stampato in faccia. <certo> taglio una fetta di torta e mi avvicino a lui, facendo attenzione a non farla cadere. Però inciampo su qualcosa, che mi fa perdere l'equilibrio e la torta si spiaccica sulla camicia del ragazzo. Sgrano gli occhi di fronte a quella vista e inizio a sudare freddo davanti all' occhiata gelida e furiosa di Chris. oh mio Dio! < oh scusami, mi dispiace, sono inciampata. Prendo subito un tovagliolo ...> cerco di riparare il danno < tu!> mi indica con un dito < come hai osato sporcarmi! E di proposito! Cosa diavolo hai nel cervello, stupida cameriera del cazzo? Me la pagherai cara, servetta del cazzo!> l'espressione sbalordita dei miei "amici" mi distolgono dalle risate che si sollevano in tutta la sala e dagli sguardi indiscreti. < non l'ho fatto di proposito!> ribatto offesa < anzi ti ho fatto un favore! Eri orribile! Almeno hai un po' di colore!> stringe i pugni lungo i fianchi e i suoi lineamenti sono contratti. Lo sto facendo arrabbiare, ma non m'interessa, sono estremamente offesa e imbarazzata da tutte queste attenzioni e da questa sceneggiata che stiamo offrendo a questo pubblico di idioti. < chiedi subito scusa!> ribolle di rabbia < neanche morta, stupido bambino viziato!> questa è la goccia che fa traboccare il vaso, ma prima che lui possa reagire, Gabriel si intromette nella conversazione trascinandomi via.

< calmati> mi consiglia Gabriel, versandomi un bicchiere d'acqua e porgendomelo. Lo tracanno tutto d'un fiato. < ma hai sentito quello che ha detto?> urlo, mentre Sophia e Andrea ci hanno raggiunto nel retro. < ma per caso è impazzito?> grida di rimando Sophia < che diavolo gli è preso?> aggiunge Andrea ancora sconvolto. < non lo so, ma non starò un altro minuto qui a subire queste continue umiliazioni> detto questo, mi alzo e corro fuori dall' edificio con le lacrime agli occhi, seguita dalle loro urla che mi intimano di fermarmi.

Percorro le vie della città, completamente deserta. I lampioni illuminano la strada e, insieme alle insegne dei locali, creano un gioco spaventoso di luci e ombre. Sono circa le due del mattino e il cellulare non ha smesso di squillare da quando ho lasciato la stanza, così ho dovuto spegnerlo per non essere rintracciata. So che è da stupidi ed è pericoloso, ma non voglio sentire nessuno. Come sono arrivata a questo punto?

Arrivo ad un piccolo parco e mi siedo su una panchina, sotto ad un'enorme quercia. Mi prendo la testa tra le mani, in segno di disperazione. Mi ritorna in mente la mia vita prima di arrivare qui. Io, inseguita dalle bugia, dalle risate, dalle umiliazioni ... costretta ad andare via. Ma questa volta non accadrà. Mentre fisso un punto indefinito del parco, noto qualcuno avvicinarsi a me. Comincia a spaventarmi e a sudare freddo < Elisa, sei tu?> mi chiede lo sconosciuto. < chi diavolo sei? Lasciami in pace!> urlo terrorizzata. Quest'ultimo ride. Cosa diavolo sta succedendo? <Eli, sono io> Giorgio è davanti a me che sorride divertito, tenendosi la pancia. < ti pare il modo di comparire questo?> lo sgrido <hai ragione, scusami. Dovevi vedere la tua faccia terrorizzata> ride ancora più forte e lo guardo torva < comunque questo posto mette i brividi> commenta, riprendendosi dalle risate. Mi stringo nelle spalle < Eli, stai bene?> < certo. Una meraviglia!> rispondo sarcastica < capisco. Vuoi parlarne?> < cosa vuoi che ti dica? Sono un disastro. Nel giro di pochi mesi sono riuscita a farmi odiare> piagnucolo. La sua espressione si fa più confusa e gli racconto dettagliatamente cosa è accaduto qualche ora prima.

< questo è quanto> termino la storia, aspettando che Giorgio difenda il suo amico. < è proprio uno stronzo insensibile. Cos' ha nel cervello, noccioline?> sbotta contrariato. < cosa?> < sono il suo migliore amico, ma non per questo sono sempre d'accordo con ciò che dice o fa. Ha esagerato e questo è inaccettabile!> esplode in un impeto di rabbia. Abbasso lo sguardo e gioco con il mio anello. <Eli, non lasciarti intimidire. So che è un'idiota, ma se solo sapessi cosa ha passato, forse cambieresti idea ...> cerca di farmi ragionare < già. Essere ricchi da far schifo e avere tutto ciò che si vuole è una vita davvero orribile! Povero ragazzo> borbotto< non è così> < com' è allora? Perché tutti mi dite che non è come sembra ma nessuno si prende la briga di spiegarmelo? Perché? Mi sono stufata!> mi alzo e mi allontano velocemente più furiosa di prima.

< Elisa, aspetta!> ti accompagno io,ovunque tu voglia andare. È pericoloso, non ti lascerò girovagare di notte da sola> mi fermo sui miei passi e decido di seguire il suo consiglio, quindi insieme torniamo a casa.

In auto regna il silenzio < perché non c'eri stasera? Pensavo foste amici> < e lo siamo, ma i miei genitori sono due semplici impiegati, non hanno niente a che fare con tutta quella merda>la curiosità mi assale e cerco di estorcergli più informazioni possibili. < come vi siete conosciuti? Insomma non mi sembrate due ragazzi che frequentano gli stessi ambienti. Senza offesa> osservo con finto disinteresse. Giorgio si agita sul sedile, ma capisce subito il mio gioco. Mi rivolge un sorrisetto complice < so cosa vuoi fare, ma non posso dirtelo> < cosa? Cosa non puoi dirmi?> < io e Chris ci siamo conosciuti in circostanze non proprio normali. Purtroppo non posso raccontarti nulla senza prima aver parlato con Chris, mi spiace> < okay> farfuglio imbronciata. Se voglio scoprire qualcosa, dovrò giocare secondo le mie regole.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora