CAPITOLO OTTANTA

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POV ELISA
<sicura che tuo padre non  mi ammazzerà?>stiamo in viaggio già da un paio d’ore,diretti a casa mia per l’imminente matrimonio di mio fratello. Dopo quella sera tutto è tornato alla normalità e non abbiamo mai più toccato l’argomento “genitori”, non abbiamo più nominato Stefano, né Camilla. Christian non è più tornato a casa dai suoi, eccetto quando passava a prendere Clarissa per passare la giornata con noi. Sono trascorse due settimane e perciò il mio rientro a casa per le nozze. Sono emozionata di far conoscere la mia famiglia a Christian, ma il ragazzo è leggermente preoccupato per la presenza di mio padre. < non preoccuparti. Mio padre è un angelo> ed è vero. Mio padre è grande e grosso ma non fa male ad una mosca < sarà> farfuglia pensieroso il mio ragazzo. È strano pensare a Christian come il mio ragazzo,anche se ormai stiamo insieme da un paio di mesi. I miei genitori appena hanno saputo della sua esistenza mi hanno raccomandato di stare attenta e usare le dovute precauzioni. È stato molto imbarazzante! < Ti ammazzerà se mi tocchi, per il resto non dovresti avere problemi> lo prendo in giro. < non sei molto d’aiuto> è estremamente nervoso ed è bello vederlo così. È sempre controllato, sicuro di sé, quasi inumano,invece oggi, per la prima volta da quando lo conosco è terrorizzato. < non essere nervoso> lo rassicuro < non  sono nervoso> mente. Decido di lasciar perdere e  mi appoggio al finestrino. Il viaggio sarà molto lungo.
< maledizione!> riapro lentamente gli occhi, ancora assonnata, mentre Christian impreca contro qualcuno. < che succede?> chiedo con la voce impastata dal sonno < piccola, sei sveglia? Mi dispiace non volevo svegliarti> si scusa < non preoccuparti.> poi noto sulla sua mano un graffio < ti sei fatto male?> < ehm … sì, ma non è niente. Tranquilla> si china su di me e mi bacia delicatamente. < dove ci troviamo?> domanda disorientata < mancano un paio d’ore e dovremmo esserci finalmente> sospiro stanco < non  vedo l’ora di riabbracciare tutti> < immagino piccola> mi sorride e mi accoccolo sulla sua spalla.
< ehi puzzola, mi sei mancata tanto!> mio padre scende dall’auto e mi saluta con un caloroso abbraccio. < papi, ciao. Anche tu mi sei mancato!> Christian è rimasto sul marciapiede con la valigia in mano e osserva mio padre con un pizzico di terrore negli occhi. Ridacchio mentalmente < papà lui è Christian, Christian lui è mio padre > li presento. Il ragazzo è notevolmente imbarazzato e mio padre se ne accorge < ehi non essere nervoso non mangio mica> mio padre gli strizza un occhio e  gli porge una mano. Christian ricambia la stretta. < bene, ora andiamo tua madre ci sta aspettando. Forza ragazzo passami la valigia> dopo aver caricato i bagagli, partiamo. < ci vorrà circa una ventina di minuti> informo Christian che sembra più rilassato rispetto a prima. < ah okay> mi bacia il dorso della mano.  Papà ci osserva dallo specchietto retrovisore< allora Chris che fai nella vita?> oh no! Detesto queste domande. < lavoro nell’azienda di famiglia come ingegnere informatico, signor Beltrani, meglio Paolo> ammicca < oh! Mia figlia non me ne ha parlato, e poi non chiamarmi signore mi fai sentire vecchio, meglio  > < papà, ma tu lo sei ormai> lo punzecchio. Christian ha gli occhi sgranati per quel breve scambio di battute, probabilmente lui e suo padre non si comportano in questo modo < attenta a quel che dici!>  ribatte mio padre con tono divertito. Gli faccio la linguaccia e lui ricambia, ridendo. Christian è molto più rilassato e un lieve sorriso si fa largo sul suo volto quando i nostri occhi si incontrano.
POV CHRISTIAN
Il padre di Elisa è un uomo molto muscoloso e all’inizio, devo ammetterlo, ho avuto paura persino di avvicinarmi, ma nel tragitto verso casa ho capito che Elisa aveva ragione: è davvero una brava persona che non farebbe del male ad una mosca e si vede che adora sua figlia. Però non capisco: perché non ha parlato del mio lavoro? Si vergogna di me? La osservo mentre chiacchiera con suo padre e si scambiano battutine e io sono felice di vederla così. Dopo tutto ciò che ha passato è bello vedere che si è ripresa alla grande. < siamo arrivati?> chiede Elisa al padre < sì, tra cinque minuti dovremmo esserci> mi rivolge un’occhiata e mi sorride rassicurante. Inizio ad agitarmi e spero vivamente che la madre di Elisa sia dolce come la mia ragazza. <Bruno è già arrivato?> Elisa si accoccola vicino a me e io la stringo stretta al mio corpo < non lo so. Lui e Dalila dovevano venire in auto e sai …> < Bruno è una frana al volante> continua Elisa, ridendo come una matta. Nota poi il mio sguardo confuso e mi spiega < Bruno ha la patente da molti anni, ma non sa guidare ancora perfettamente, al contrario mio> sorride fiera. < ha ragione. Impara molto velocemente> conferma suo padre, guardandomi dallo specchietto retrovisore. Annuisco e rivolgo il mio sguardo alla ragazza sotto di me,che gioca con il mio orologio. Dopo qualche minuto l’auto si ferma sotto un portone a specchio e il signor Beltrani ci incita a scendere e prendere i bagagli. < lascia ci penso io > dico a Elisa, intenta a prendere una delle valigie dal portabagagli. Mi sorride e mi bacia una guancia. Nel frattempo una signora sulla cinquantina ci raggiunge abbracciando la mia ragazza <Elisa!> < ciao mamma > sussurra flebilmente Elisa, cercando di staccarsi. Mi ha raccontato di sua madre e non so che impressione farmi su di lei. Per certo posso dire che si somigliano moltissimo, a parte il fatto che Elisa è molto più alta e magra, ma i lineamenti e gli occhi sono della mamma, mentre il carattere e le labbra che amo tanto le ha ereditate dal padre. < mamma, lui è Christian> mi presenta e io allungo una mano < piacere signora Beltrani> dico gentilmente e lei la stringe forte. < piacere mio, chiamami Giusi>. Tutti insieme ci avviamo dentro casa e sono sorpreso e incredulo dalla diversità di questo luogo, rispetto al mio paese. Le strade sono tranquille e si respira un’aria di calore familiare. Capisco perché Elisa ami tanto questo posto. La porta di casa si spalanca e vengo catapultato nella sua infanzia e nella sua adolescenza. La casa non è molto grande, ma è ben sistemata e ordinata. < vieni qui> Elisa mi prende per mano e mi accompagna lungo il corridoio, fermandosi davanti la porta di una stanza< questa è la mia camera> la spalanca e mi guardo intorno curioso. Le pareti sono di un verde chiaro a cui sono abbinati gli armadi. Gli scaffali sono pieni di bambole e peluche e la scrivania è stracolma di libri. < scusami, è un po’ in disordine> ridacchia nervosa < è bellissima> dico e lo penso davvero. Rispecchia a piena le sue passioni e la sua personalità. Osservo le foto appese sulla parete. < lì avevo poco più di un anno> mi indica una foto insieme a suo fratello. Sono veramente simili. < lì avevo otto anni>  osservo la foto insistentemente. Quella bambina mi sembra di averla già vista, ma non ricordo dove. Quegli occhi. Forse abbiamo giocato insieme da bambini quando siamo venuti a vivere da nonna. < Chris, mi ascolti?> la sua voce mi distoglie dai miei pensieri e la guardo spaesato < cosa?> lei ride divertita < andiamo a farci un giro?> mi chiede dolce < certo> la seguo fuori, ripensando ancora a quella foto.
POV ELISA
Stiamo camminando per le vie della mia città, riassaporando tutti i profumi e le sensazioni che la rendono così speciale per me. E mentre passeggiamo tranquilli, Chris è immerso nei suoi pensieri. Da quando siamo usciti da casa mia non ha spiccicato quasi parola e io mi sto preoccupando. < Chris?> lo chiamo docilmente. Abbassa lo sguardo su di me. < cosa succede? Non ti piace stare qui?> dico piano, quasi sul punto di piangere. Lui si ferma  e mi guarda negli occhi, con espressione colpevole sul volto. < no, no! Mi dispiace, sono solamente sovrappensiero, sto cercando di immaginarti da ragazza, quando percorrevi queste strade con le tue amiche. Potrò sembrare egoista, ma sono contento che tu ti sia trasferita e che ti abbia potuta incontrare> mi prende il viso tra le sue mani grandi e mi stampa un bacio dolce, pieno d’amore sulle labbra e mi tranquillizzo all’istante, anche se la sensazione che mi nasconda qualcosa è sempre vivido. Ci stacchiamo dopo qualche minuto < andiamo a casa> lo prendo per mano e ci dirigiamo verso casa.
POV CHRISTIAN
Quella foto mi ha praticamente spiazzato e ha lasciato nel mio petto una strana sensazione che non riesco a spiegare. Non può essere vero ciò che mi ha detto Stefano. Però non voglio che questa preoccupazione rovini la nostra permanenza qui, perciò decido di accantonare i brutti pensieri e divertirmi. Mentre noi eravamo in giro è arrivato il fratello di Elisa, Bruno con la sua ragazza, Dalila, se non sbaglio, che ho conosciuto durante la permanenza a Milano, una ragazza molto carina ma non è il mio tipo, anche se ormai più nessuna mi interessa da quando  ho conosciuto Elisa. Si sta godendo questa breve vacanza e sono contento di essere qui per condividerla con lei. I genitori mi hanno accolto benissimo e sono contento che ho istaurato un buon rapporto con suo fratello. <Eli, ho portato qualcosa per te> dice Dalila  ad Elisa < davvero? Ma io non volevo nulla> risponde imbarazzata. < vieni che te lo mostro> Elisa mi guarda, come per cercare la mia approvazione e per assicurarsi che io stia bene. Le sorrido e lei corre via con l’altra ragazza < sicuro di volerti sposare? Guarda che sei ancora in tempo!> sghignazza , facendomi ridere < papà, sai quanto mi ci è voluto> borbotta esasperato il figlio. Paolo alza le mani in segno di resa e si rivolge a me < quindi sei più grande di mia figlia?> questa domanda mi coglie alla sprovvista. Nota la mia espressione confusa< hai detto che lavori e penso tu sia perlomeno laureato no?> devo ammettere che è molto sveglio, anche se è un osservazione di poco conto, e capisco subito la mia ragazza da chi abbia ereditato il suo modo di fare < già. Mi sono laureato in anticipo> dico. Bruno mi osserva per qualche istante poi prende la parola < davvero? Che università hai frequentato?> per la prima volta da quando sono qui mi rivolge la parola < la facoltà di ingegneria a Milano. Sono riuscito a laurearmi in poco tempo e a lavorare nell’azienda di mio padre> < tuo padre ha un’ azienda? Dove?> chiede stupito < a Lugano, dove abito attualmente e dove studia sua figlia.> < dammi del tu, per favore. Come si chiama?> < la Becker fabbrication> < l’ho sentita. Nel giro di pochi anni è riuscita a mettersi alla pari di aziende come Samsung e Apple> < sì e così. Mi occupo di progettare e creare computer innovativi> spiego. Mi guardano ammirati e spero di aver guadagnato qualche punto. < guarda che bello!> Elisa entra di soppiatto nella sala, con un cappello di paglia sulla testa, decorato con un piccolo fiocco azzurro. < molto carino!> le sorrido e lei si siede accanto a me. < di cosa parlavate?> chiede a tutti i presenti < di cosa si occupa il tuo ragazzo. Molto interessante> l’espressione di Elisa da gioiosa si trasforma in una smorfia e continuo a chiedermi il motivo per il quale non abbia detto alla sua famiglia della mia. Pochi minuti dopo si alza e io la seguo fino alla sua camera, dove si sdraia sul letto,stremata. < ehi, qualcosa non va?> le sussurro all’orecchio, sedendomi accanto a lei < no, solo che non voglio> sono confuso< cosa non vuoi?> si gira e mi guarda dritto negli occhi < non voglio che loro ti ammirino solo perché sei importante o la tua famiglia è ricca. Voglio che loro ti guardino come ti guardo io: un ragazzo meraviglioso, che nonostante tutto è riuscito ad arrivare in alto. Un ragazzo dolce e gentile, anche se non lo dimostra. Questo voglio. Ecco perché non ho parlato alla mia famiglia del tuo lavoro. A me non interessa ciò che fai, ma ciò che sei> mi confessa, con un pizzico di tristezza nella voce. Mi sdraio accanto a lei e la stringo tra le mie braccia < ti amo, piccola> < anch’io Chris. Tanto> dopodiché sprofondiamo nel sonno.

buon pomeriggio! scusate, ma ho avuto problemi con la rete ... comunque godetevi questo nuovo capitolo!

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora