CAPITOLO SETTANTAQUATTRO

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Il mattino seguente mi sveglio piuttosto riposato e soddisfatto. Accanto a me non c'è nessuno e corrugo la fronte. Mi metto seduto e controllo l'orario sul cellulare < mezzogiorno> sussurro e sprofondo nuovamente nel cuscino, inalando l'odore di Elisa < a proposito dov' è?> con questo pensiero, mi alzo dal letto e vado in cucina. Sul divano in salotto, Elisa è appollaiata in un angolo con il naso in un libro e l'espressione beata < ti piace?> sobbalza spaventata e alza lo sguardo < oh, sì> sorride imbarazzata < non ti ho sentito> solo adesso noto un paio d'occhiali da vista penzolare sul suo naso < da quanto hai quelli?> li indico e mi chino per baciarla < li uso solo per leggere> posa il libro a terra < devo preparare le valigie ... mi aiuti?> ammicca e sorrido, seguendola in camera.

POV ELISA

Il lunedì mattina rientro in ufficio e sistemo la valigetta sulla scrivania, mentre sorseggio distrattamente il mio caffè macchiato. Non ho mai amato il sapore del caffè, ma , a quanto pare, mi aiuta a tenermi più attiva e sveglia. Queste due notti non ho dormito molto. Sorrido al ricordo, quando il telefono dell'ufficio squilla e rispondo senza esitazione < ufficio Beltrani Elisa> dico in tono professionale < Elisa?> la voce di Massimo mi fa trasalire < Massimo, dimmi> < c'è qualcuno per te> mi informa < oh, bene può venire nel mio ufficio> attacco il telefono e aspetto pazientemente l'arrivo del mio ospite Se fosse Stefano? La porta del mio ufficio si spalanca ed Eleonora entra a passo spedito, chiudendola alle sue spalle. Mi alzo dalla sedia, visibilmente sorpresa < Eleonora, che sorpresa!> aro le braccia per salutarla, ma il suo sorriso tirato mi fa arretrare sui miei passi < Elisa, cara> mi saluta cordiale e io mi chiedo cosa stia succedendo < okay ...> borbotto sottovoce < qual è il motivo della sua visita signora Becker?> uso il suo stesso tono e mi accomodo al mio posto dietro la scrivania, assumendo una posa formale e la invito ad accomodarsi < grazie> mormora e prende posto sulla poltroncina oltre la scrivania < deduco dal suo atteggiamento che non sia venuta qui per porgermi le scuse di suo marito> le lancio un'occhiata sfacciata e lei si agita nervosamente sulla poltrona < immagino di no> confermo, mentre faccio finta di sistemare la scrivania dalle cartacce < tra poco è il compleanno di Clarissa> mi informa con disinteresse < oh non lo sapevo> giocherella con la sua fede < festeggeremo con alcuni amici di famiglia> prosegue con lo sguardo basso. Dove vuole arrivare? <ci sarà anche Chris ovviamente> annuisco < dove vuoi arrivare signora Becker?> la interrompo brusca e la fisso. Alza lo sguardo, ma non mi guarda, rivolge la sua attenzione alle mie spalle < come avrai certamente notato, casa nostra non è più un luogo adatto per te. L'altra sera hai quasi compromesso il rapporto tra mio marito e mio figlio> < rapporto che è già abbastanza in bilico > replico. Si ferma per prendere fiato < Elisa, credimi sei una ragazza meravigliosa e mio figlio è così felice da quando ci sei tu ...>< risparmiati queste cazzate per il tribunale. Qui stiamo parlando di me e Chris> riporta lo sguardo su di me <non vuoi che io sia presente alla festa di tua figlia perché grazie alla signora Weiss tutti sanno chi sono e non puoi permetterti di rovinare il nome della tua famiglia> mi spalmo sullo schienale, poi proseguo < inoltre vuoi evitare che ci siano disaccordi tra suo marito e il mio ragazzo, giusto? Mi dica, ho saltato qualcosa?> inarco un sopracciglio e lei mi osserva ammirata, poi annuisce < sei sveglia> si complimenta < come ho già detto i complimenti non la porteranno da nessuna parte> faccio una smorfia, irritata < quindi secondo lei, dovrei dire di no ad una bambina che, come sai, mi adora?> chiedo sbalordita < esatto> conferma senza batter ciglio. Mi sporgo sulla scrivania < non posso farlo> sospira < Elisa ti prego> mi supplica. Mi alzo furiosa dalla poltrona < lei mi sta chiedendo un'atrocità! Fare una cosa del genere ad una bambina! Scommetto che non mi vuole neanche al matrimonio di Conor. Quale razza di madre chiederebbe una cosa del genere?> urlo incredula. All' inizio pensavo che questa famiglia mi adorasse, ma ora so che non è così, e forse non è mai stato così, forse mi hanno solamente preso in giro e io ci sono cascata in pieno come sempre. Sorrido amara < sa cosa le dico? Ha ragione lei> sospiro rassegnata < quello non è il mio ambiente> abbasso lo sguardo < farò ciò che mi ha chiesto, ma ora la prego di uscire immediatamente dal mio ufficio> le ordino e lei obbedisce senza replicare. Mi prendo la testa tra le mani e calde lacrime bagnano i miei appunti < accidenti!> sbotto, mentre asciugo disperatamente i fogli. Questa famiglia non vuole che io ne faccia parte. Bene, e così sia.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora