CAPITOLO QUARANTATRE

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< Mio Dio, ma cosa ti è capitato?> bisbiglia Sophia preoccupata, appena entro nel Pub. < sono così orribile?> ridacchio nervosa < Sì> < grazie, ora sì che mi sento meglio!> esclamo sarcastica e prendo posto al bancone < io non volevo offenderti > si scusa la ragazza < non preoccuparti, so di avere un brutto aspetto> biascico e mi spalmo sul bancone esausta. Ho passato la notte scorsa a piangere come una bambina, perciò ho gli occhi rossi e gonfi e le guance rigate. Ho cercato di nascondere le prove con un po' di trucco, ma a quanto pare non è servito a un granché. < Elisa, mi stai facendo preoccupare. Ieri sei sparita e oggi ti trovo così> Sophia si posiziona al mio fianco e mi abbraccia delicatamente. < ha detto che non è minimamente attratto da me> mormoro, reprimendo l'impulso di scoppiare nuovamente a piangere < cosa?> < Christian. Io gliel' ho detto, ma lui non mi ha creduto> < Elisa, io non riesco a seguirti> Mi rimetto in piedi e la guardo tristemente < ieri ho confessato a Christian cosa provo per lui > Sophia mi osserva< e non è andata bene, a quanto vedo> annuisco < già. Ha detto che sono interessata ai suoi soldi e che in pratica gli faccio schifo e poi mi ha riso in faccia> <eh? Ma come diavolo si permette quel viziato del cazzo!> sbotta furiosa la bionda e io rido a causa del suo linguaggio < come stai?> mi stringo nelle spalle < non molto bene,ma almeno ora posso concentrare la mia attenzione su altro> cerco di sorridere, ma mi esce solo una smorfia. < oh tesoro, vieni qui> mi tira in uno dei suoi abbracci soffocanti, anche se in questo momento non mi sembra così male dopotutto. < mi dispiace tanto. Supererai anche questa, vedrai> mi sorride incoraggiante < sì. Supero tutto io> ribatto stanca e ritorno a servire i drink ai clienti, sforzando un sorriso e cercando di dimenticarlo al più presto.

Esco dalla biblioteca dopo un intenso pomeriggio di studio e infilo le cuffiette nel mio Ipod. Passeggio per le strade a ritmo di musica, quando un auto mi si piazza davanti, bloccandomi il passaggio. Mi sfilo gli auricolari <cosa succede adesso?> mormora tra me. Il guidatore abbassa il finestrino e riconosco quel volto familiare: Conor. < Elisa, giusto?> i suoi occhi neri mi scrutano attentamente. Lo guardo stranita < sì, sono io> si passa una mano tra i capelli, proprio come Christian < vorresti prendere un caffè con me? Vorrei parlarti> mi sorride gentile e io deduco dal suo sguardo che è una questione urgente. Annuisco e senza troppe storie mi accomodo in auto, nel più completo imbarazzo.

< sei la fidanzata di Christian?> quasi mi soffoco con la mia stessa saliva. Tossisco < cosa? Oh no, sono una sua ... ehm ... amica, credo> balbetto, non sapendo cosa rispondere. In effetti la situazione adesso è piuttosto complicata. < oh capisco. Pensavo ...> mi lancia un'occhiata fugace. < va bene lì?> mi chiede indicando una caffetteria < sì, certo>

Entriamo in una piccola caffetteria in stilo rustico e ci sediamo in un tavolino vicino la vetrata < volevo ringraziarti per aver fatto ragionare Christian> Conor mi sorprende < io ... non sopporto quando fa così> rispondo solamente. Scoppia a ridere < mi ha parlato molto di te>confessa a bassa voce < cosa?> annuisce < mi ha raccontato come vi siete conosciuti, le vostre litigate, il viaggio in Spagna ... tutto> < ti vede dopo dieci anni e in pratica ti racconta la storia della mia vita. L'avrei fatto anch'io > ribatto sarcastica. Ride di nuovo < mi ha anche detto che sei molto spiritosa, a quanto pare aveva ragione> < Conor, cosa vuoi esattamente da me?> chiedo, fissandolo negli occhi. Si muove a disagio sulla sedia < io, ho parlato con Christian ieri. Avete litigato?> mi domanda senza mezzi termini. Sono identici. < non direi che abbiamo litigato ... non so neanch' io cosa è successo> mento. < stai mentendo. Non sei brava a dire bugie> mi stringo nelle spalle < cosa vuoi che ti dica? Che mi sono innamorata di tuo fratello ma a lui faccio schifo. Semplice> rimane interdetto dal mio linguaggio, poi la sua espressione si fa incredula e confusa. < strano> mormora solamente < perché pensi sia strano?> < io ho parlato con Christian qualche settimana e non gli facevi "schifo"> fa le virgolette sull' ultima parola. Mi appoggio allo schienale < Conor non voglio la tua comprensione. Sarò sincera: voglio che questa storia finisca e non voglio più rivedere tuo fratello> sbatto sul tavolo i soldi e me ne vado furiosa fuori dalla caffetteria.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora