CAPITOLO TRENTUNO

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25 gennaio. Il primo giorno di stage. Dire che sono agitata è poco. Non ho dormito per tutta la notte per il nervosismo. E se ho sbagliato ad accettare? E se non riuscissi ad ottenere la mia prima pubblicazione? Questa è la mia occasione per farmi conoscere e non posso sprecarla. Mentre mi aggiusto i capelli, bussano alla porta, costringendomi ad andare ad aprire. Sulla soglia appare Christian, sorridente. < che ci fai qui?> chiedo secca < sei arrabbiata?> si acciglia < Christian non ti vedo da due settimane> spiego, cercando di fargli notare il mio disappunto. < sono stato impegnato> < capisco> Rimaniamo fermi a fissarci < ho saputo che oggi è il tuo primo giorno dello stage> tira da dietro una schiena un pacco e me lo porge < cos' è?> domando mentre lo prendo < è un regalo. Per il tuo primo giorno> spiega. Apro il pacco e trovo una borsa beige con all' interno scompartimenti dove poter inserire quaderni e documenti. Lo guardo scettica < perché?> chiedo soltanto < in questo periodo non sono stato molto presente soprattutto dopo quello che mi hai detto e volevo scusarmi> abbasso lo sguardo per qualche secondo e poi mi guarda dritto negli occhi < non mi devi nessuna spiegazione. Grazie per il regalo> dico indicando la borsa. < ora dovresti andare> suggerisco e gli chiudo letteralmente la porta in faccia. Vada al diavolo! Non si è fatto sentire per due settimane e poi si presenta con questa ... cosa. Non può comprarsi il mio perdono. Sbuffo ed esco di casa.

< prova,prova> gracchia qualcuno al microfono, attirando la nostra attenzione. Sono appena arrivata alla sede Svizzera 24, giornale più famoso di tutta la Svizzera e come me ci sono altri 6 ragazzi che si guardano intorno spaesati. < buon pomeriggio e benvenuti nella nostra sede> il professor Geloni ci osserva e non riesce a mascherare un sorriso. <innanzitutto, congratulazioni per essere stati scelti per questa opportunità e spero che tutti voi vi impegniate per sfruttarla al massimo. Ognuno di voi sarà assegnato ad uno dei giornalisti qui presenti e seguirà il suo lavoro dettagliatamente. Il resto lo sapete già. Chi di voi sarà in grado di scrivere un articolo soddisfacente sul tema che vi sarà assegnato, avrà il privilegio di apparire sul nostro giornale>un applauso e alcuni fischi si diffondono nell' atrio < ora dirò il vostro nome e quello del giornalista che seguirete per questo mese> il mio nome viene chiamato per primo < Beltrani Elisa, lei avrà l'onore di seguirmi personalmente> cosa? Un coro di applausi si diffonde nuovamente nell' aria e sento anche alcuni bisbigli che provengono dagli altri ragazzi. Bene, mi sono già fatta dei nemici. Gli altri nomi vengono elencati e affiancati, mentre io aspetto pazientemente che il professor Geloni termini il suo compito. < seguimi, ti mostro l'ufficio> < ufficio? Pensavo che dovessi lavorare con lei> commento disorientata < infatti. Lavorerai con me,ma molto spesso sarò assente e potrei affidarle un sacco di lavoro, perciò le affiderò un ufficio momentaneamente vuoto, dove potrà operare senza essere disturbata signorina Beltrani> spiega con aria professionale e io annuisco sommessamente. Dopo aver attraversato un lungo corridoio, pieno di uffici e gente che corro di qua e di là, come se fosse impazzita, il professore si piazza davanti ad una porta con una targhetta che indica il mio nome < prego> mi apre la porta e mi invita ad entrare. L'ufficio è enorme e luminoso grazie alla grande vetrata posta dietro la scrivania. Sgrano gli occhi e spalanco la bocca, completamente rapita in ciò che vedo < le piace?> mi chiede divertito < è difficile non farsi piacere questa roba> commento sbalordita. < sulla scrivania c'è un portatile, le invierò il lavoro da lì, poi un telefono così che io possa rintracciarla in caso di bisogno, portamatite, fogli e altro puoi trovarli nei cassetti> mi mostra tutto il materiale. < ora devo andare. Buon lavoro!> mi sorride ed esce dalla stanza. Rilascio un sospiro e mi siedo alla scrivania, aspettando che mi dia qualcosa da fare. Non ci credo ancora. Come è possibile che stia succedendo tutto questo a me? È meraviglioso. Finalmente dopo tanto tempo è giunto il momento di un riscatto, finalmente posso dimostrare a me stessa che ce la posso fare.

Sto lavorando ad un articolo sotto richiesta del professor Geloni, quando il mio cellulare squilla. Cavolo! Ho dimenticato di spegnerlo! Ma chi può essere a quest'ora? Rispondo senza controllare il mittente < pronto?> < ehi piccola Hagrid!> una risata profonda si diffonde nell' ufficio e io alzo gli occhi al cielo< Christian sto lavorando, cosa vuoi?> susseguono un paio di secondi in silenzio < mi hai riconosciuto?> sbuffo infastidita < Chris cosa c'è? Come hai fatto ad avere il mio numero?> cerco di essere più gentile, ma il mio tentativo fallisce < dimentichi che lavoro con i computer. Comunque ti ho chiamata per invitarti a cena> mi dice tranquillamente. Il telefono mi scivola dalle mani e impreco < Eli, ci sei ancora?> chiede la voce gracchiante di Chris < ehm ... sì. Io stacco alle sei circa> gli comunico < bene, passerò a prenderti per quell' ora> < aspetta, come fai a ...> ma ha riattaccato. Sbuffo per l'ennesima volta oggi e spengo il cellulare per non essere ancora disturbata e continuo il mio lavoro.

Alzo lo sguardo e l'orologio appeso alla parete indica le sei precise. Raccolgo frettolosamente le mie cose e mi precipito fuori dell'edificio, cercando il professor Geloni. < professore io vado> lo informo, entrando nel suo ufficio. Sta parlando al telefono e io mi zittisco. < un minuto> dice al suo interlocutore, poi si rivolge a me < certo. Lascia pure sulla scrivania il tuo lavoro. Ci vediamo domani> obbedisco ed esco silenziosamente, precipitandomi verso l'ingresso della sede, dove ad aspettarmi c'è un Christian piuttosto sorridente < sei ancora più bella di oggi pomeriggio> mi sussurra e io arrossisco < andiamo?> dico in evidente imbarazzo. Scoppia a ridere < prego, dopo di lei, signorina Beltrani> gli lancio un'occhiata interrogativa e lui sghignazza. Alzo gli occhi al cielo e ci avviamo verso la sua macchina. Dovrei comprarmene una. Sono stanca di spendere soldi per taxi o autobus.

< vuoi dirmi dove andiamo o mi dirai che è una sorpresa?> mormoro acida, osservando le case passarci accanto. < siamo nervosi> osserva, lanciando mi un'occhiata. < non mi dire> dico, continuando a fissare fuori. Ad un certo punto l'auto si ferma sul ciglio della strada e mi volto verso di lui <cosa diavolo fai?> < mi puoi dire perché sei incazzata?> sbotta nervoso < me lo chiedi anche?> sul suo viso si dipinge un'espressione interrogativa < bhè un indizio mi sarebbe utile> dice stizzito < vediamo un po'> mormoro, picchiettando un dito sul labbro < abbiamo passato l'intero pomeriggio insieme e poi sei praticamente scomparso. Ti presenti a casa mia con uno stupido regalo e pretendi che io di punto in bianco mi metta a ridere e scherzare con te?> finisco il mio sfogo alzando gradatamente la voce < sinceramente sì. Pensavo che ti avesse fatto piacere e poi non hai rifiutato l'invito, o sbaglio?> mi provoca, con un sorrisetto saccente < non me ne hai dato il tempo, mi hai attaccato il telefono in faccia e ti sei fatto trovare dove ho appena cominciato a lavorare!> urlo di rimando < potresti abbassare la voce? Mi fai venire il mal di testa> < come mi dispiace!> esclamo sarcastica < io non devo giustificarmi con te per le mie "sparizioni"> dice, facendo le virgolette con le dita sull' ultima parola < non sei nessuno,tanto meno la mia ragazza, hai capito?> si pente subito delle sue parole, a giudicare dalla sua faccia < è vero, non sono la tua ragazza, ma non sono neanche una bambola con cui giocare e poi abbandonare su uno scaffale! Se vuoi divertiti trovati un' altra!> ribatto, poi apro la portiera e mi precipito giù, sbattendola alle mie spalle < dove cazzo vai? Vieni qua! Sei impazzita?> mi urla Christian dall' interno della vettura < vai al diavolo!> borbotto spazientita da questa situazione. Possibile che dobbiamo sempre litigare? Quando sembra che tutto vada per il meglio, eccolo che fa il coglione. In realtà non so perché me la prenda così tanto, però pensavo che dopo quel giorno ... non so come ho potuto pensarlo. Continuo ad illudermi e lui continua ad alimentare le mie fantasie. Sono delusa e demoralizzata. D'altronde cosa potevo aspettarmi da un ragazzo così? Che mi avrebbe dichiarato il suo amore con un mazzo di rose rosse? Rido dei miei stessi pensieri. Noi ragazze a volte possiamo essere così stupide. Così ingenue. Abbiamo questa fissa che possiamo cambiare i ragazzi, ma non è così. La gente non cambia. O forse non vuole cambiare.

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Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora