CAPITOLO NOVANTUNO

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POV ELISA
Sento un mormorio in lontananza e lentamente cerco di aprire gli occhi. Ho la vista appannata, tuttavia riesco a distinguere delle figure a me familiari. Mi strofino gli occhi e mi tiro su, ma vengo colpito da un’ondata di nausea < Oh mio Dio!> esclamo e mi precipito in bagno, rigettando persino l’anima. < tesoro stai bene?> mia madre fa capolino dietro la porta con aria preoccupata < sì, scusami> borbotto mentre tiro lo sciacquone < figurati> mi sorride. Corrugo la fronte e mi rimetto nel letto < amore mio!> mio padre si precipita ad abbracciarmi e baciarmi < mamma, papà sto benissimo>  cerco di sdrammatizzare, ma le immagini di Stefano su di me mi fanno ancora avvertire il senso di terrore e disgusto verso me stessa, verso il mio corpo toccato da quelle luride mani.  Rabbrividisco involontariamente e mia madre se ne accorge < non stai bene? Hai freddo?> chiede premurosa < no, grazie>tiro su un sorriso tirato e mi immergo nelle coperte, come se fosse il mio scudo contro il mondo esterno. < Eliiii!> Claudia e Ale si precipitano su di me e io sono felice di vederle. < ciao> sussurro con voce roca < noi vi lasciamo sole> dice mia madre e insieme a mio padre si dileguano. < come stai?> mi chiede Ale, mentre si stacca da me < ma che razza di domande fai? Ti sembra il caso?> la rimprovera aspramente < oh è vero! Mi dispiace Eli> si scusa, ma proprio mentre sto per dirlo di non preoccuparsi, Claudia mi precede < combini solo casini!> < non l’ho fatto di proposito!> urla l’altra < dovresti imparare a chiudere quella boccaccia da papera che ti ritrovi!> < come ti permetti! Taci!> mentre le due continuano a litigare e ad alzare la voce, mi metto le mani sulla fronte disperata. Ma per mia fortuna, sulla soglia compare Christian, molto più bello di come lo ricordassi. < le vostre grida si sentono sin dal fondo il corridoio> ridacchia Chris e io mi incanto. Mi è mancato così tanto che non riesco a esprimerlo a parole. Il suo sorriso, i suoi occhi, i suoi capelli, la sua bocca … nota che lo sto fissando e ride, mentre io divento rossa. < Elisa ha il mal di testa> continua il ragazzo mentre entra nella stanza e si avvicina a me< oh scusaci Eli> scoppio a ridere divertita < non preoccupatevi. Per rispondere alla tua domanda Ale, sì, sto bene> Chris mi guarda e corruga la fronte < ragazze potete lasciarci soli un momento?> le due ragazza annuiscono ed escono, non prima di avermi dato altri baci e abbraccia.
Chris continua a fissarmi insistentemente e la cosa mi inquieta un po’ < la smetti di fissarmi? Sei inquietante> lo riprendo scherzando, ma non reagisce allo scherzo < Chris?> lo chiamo < come puoi ridere e scherzare, dopo tutto quello che è successo?> mormora disorientato. Abbasso lo sguardo, la mia espressione diventa dura e seria < cosa dovrei fare? piangere e urlare perché due figli di puttana mi ha stuprata, Chris? è questo che vuoi?> la mia voce suona dura e gelida. < no! Non intendevo questo. Solo che pensavo …> mi prende una mano, però mi ritraggo d’istinto, lasciando sorpresi entrambi. Chris mi guarda leggermente ferito < io …> cerco di dire < io non so perché …> balbetto, mentre Chris mi tranquillizza < è normale che tu abbia questa reazione al tocco, Elisa> < ma con gli altri che sono venuti a trovarmi non è successo!> sono nel panico, perché non riesco a farmi toccare da Christian. Lui mi ha salvato la vita < Elisa, calmati! Tra poco verrà il medico e ci dirà tutto>< non voglio un fottuto medico, Chris!> urlo < io voglio che tu ora stia accanto a me e mi spieghi cosa c’entro io con tutta questa maledettissima storia! Perché l’hanno fatto? Perché a me?> sfogo tutta la mia rabbia accumulata negli ultimi mesi, mentre il ragazza accanto a me non sembra turbato dal mio scatto di ira < io penso che dovrai pazientare ancora un po’ per avere la risposta, Elisa> mormora mortificato. Proprio mentre cerco di ribattere,nella stanza fa irruzione una bambina di mia conoscenza < Elisa!> strilla con la sua vocina dolce e io mi rilasso contro lo schienale < ehi, che ci fai qui? Sei venuta da sola?> chiedo preoccupata. Scuote la testa  < ci sono mamma e papà> dice e io e Chris ci guardiamo < oh, e dove sono adesso?> < sono fuori. In corridoio> con il suo ditino mi indica la porta socchiusa e deglutisco faticosamente < perché non li fai entrare?> suggerisco e Chris mi fissa allarmato < Elisa non credo sia …> < Christian so cosa faccio, okay?> sbotto nervosa e si zittisce. Mi dispiace trattarlo così, ma in fondo non sa cosa ho passato e ora voglio i miei spazi senza nessuno che mi stia col fiato sul collo e trattarmi come una bambina di due anni. Sulla soglia compaiono i coniugi  Becker, tirati a lucido per l’occasione. Questo ospedale sembra star loro stretto. Sicuramente saranno abituati alle cliniche private da ricconi < possiamo?> chiede Eleonora ansiosa. Annuisco e le indico la sedia. Entrano impacciati < Chris puoi lasciarci soli?> < cosa? > < lasciaci soli per favore. Ho bisogno di parlare con loro> annuisce contrariato < okay, io sono qui fuori. Se hai bisogno chiamami> Esce dalla stanza e io rimango sola con i suoi genitori, i quali hanno reso la vita di Christian un inferno e che mi hanno trattata come se fossi un’assassina. < volevo avvisarti che quei due sono in carcere e farò di tutto per farli restare dentro il più a lungo possibile> inizia Eleonora per rompere il ghiaccio, ma so che è tesa; lo si capisce dal suo sorriso tirato, dallo sguardo basso e dalla voce leggermente stridula. Il povero Eduard Becker invece è al suo fianco come un pupazzo, annuendo a ciò che sua moglie mi rifila con queste patetiche scuse. < bene> rispondo solamente. si fissano a disagio: non si aspettavano tale reazione da parte mia, ma cosa si aspettavano? Che l’avrei ringraziata per il suo aiuto? < vuole che la ringrazi o qualcosa del genere?> inarco un sopracciglio con aria di sfida < cosa? Ehm … no … io> continua a balbettare disorientata, quindi decido di passare all’attacco. Ho subito i loro giudici per mesi ed ora è arrivato il tempo della mia rivincita < ora lei stia zitta e mi ascolti> la interrompo < Christian mi ha raccontato tutto. So di Stefano e delle sue accuse su di me per l’omicidio della mia migliore amica e sinceramente non mi importa se continuerete a pensarlo fino  a quando metterete piede nella tomba> ho lo sguardo fisso su di loro e sono decisa ad andare fino in fondo < ma non posso permettere che voi facciate questo a Christian. Voi avete preferito credere ad un ragazzo qualunque che è venuto a bussare alla vostra porta con queste ridicole accuse, piuttosto che credere a vostro figlio che vi ha sempre dimostrato una fedeltà assoluta! Io non riesco a crederci! Christian è un ragazzo meraviglioso a cui sono successe delle cose alquanto … spiacevoli e voi eravate talmente presi dai vostri problemi, dal vostro lavoro, dalla vostra immagine che avete dimenticato cosa voglia dire davvero essere genitori. E ora non sono qui a farvi la predica, perché forse in futuro sarò una madre peggiore di te,e non voglio le vostre patetiche scuse o il vostro biasimo. Voglio che ora andiate là fuori e che diciate a vostro figlio che siete orgogliosi di lui, perché io al posto vostro lo sarei> rimangono sbalorditi dal mio discorso ed ora mi fissano con occhi spalancati. Si aspettavano che  avrei dato loro la colpa di ciò che mi è successo, ma la verità è che i veri colpevoli sono in carcere. Non è colpa di Chris, né di Marta. Solo la loro. Eleonora si avvicina a me e mi abbraccia con fare materno < oh Elisa, ci dispiace così tanto …> singhiozza sulla mia spalla < Christian è sempre stato un ragazzo autonomo ed eravamo convinti che il nostro aiuto non li sarebbe servito. Ma poi quando ieri è venuto da noi disperato e in lacrime, abbiamo capito quanto siamo stati egoisti a mettere il nostro lavoro prima di tutto …> ricambio l’abbraccio e le accarezzo dolcemente la schiena < sono contenta che si sia rivolto a voi> mormoro. Restiamo così per qualche minuto fino a quando il signor Becker si avvicina e mi sorride < Christian è fortunato ad averti incontrata. Rimettiti presto> annuisco ed entrambi escono dalla stanza in lacrime. Sospiro stanca e mi accascio sul letto, sprofondando nuovamente nel sonno.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora