CAPITOLO OTTANTAQUATTRO

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Al rientro a casa, ho deciso di andare a dormire per recuperare le energie spese nell’ultima mezz’ora. Ripenso a ciò che è accaduto e ancora non riesco a credere che stia succedendo proprio a me. Sembra che la sfortuna mi perseguiti e che il destino in qualche modo si stia vendicando di me. Non riesco a piangere, a parlare o semplicemente ad alzarmi da questo letto. Il mio corpo e la mia mente sono rimasti a casa di Christian, prima della comparsa di Marta. Non riesco a descrivere a parole il mio odio nei confronti di quella ragazza e la delusione e il disgusto per il comportamento di Chris. Mi copro la faccia con le mani e mi rannicchio sul letto. Resto in quella posizione per molto tempo, ignorando le chiamate di Chris. Ho preso la mia decisione: non voglio stare con un uomo che non potrà mai essere completamente “mio”. Non posso fare questo a me stessa, non di nuovo. Con questi pensieri che inondano la mia mente, sprofondo in un sonno tormentato da bambini, Christian e Marta.
POV CHRISTIAN
Sono le cinque del mattino e non riesco a dormire. Nella mia mente c’è solo un’ immagine: il viso di Elisa quando ha saputo di quella sera e della gravidanza di Marta. Come cazzo sono finito in tutta questa merda? Mi rigiro nel letto, ma il sonno mi sfugge, quindi decido di fare una passeggiata per prendere una boccata d’aria. Prendo una giacca e mi precipito fuori, con l’aria fresca di fine maggio che mi accarezza la pelle. Continuo a focalizzare la sera in cui sono andato in quel maledetto bar e ho incontrato Marta, ma dopo c’è solamente il buio. Non ricordo assolutamente niente. Dannato alcol! Perché non ho ascoltato Elisa quando mi ha pregato di smettere? Ogni volta che ho un problema non riesco ad affrontarlo da vero uomo. Ora sto reprimendo l’impulso di entrare in un bar e scolarmi qualche bottiglia di birra o vodka. I miei piedi mi conducono sotto casa di Giorgio, l’unico che forse potrebbe aiutarmi in questo momento. Lo chiamo al cellulare e dopo diversi squilli a vuoto, la sua voce assonnata mi risponde < Chris, ma perché cazzo devi chiamare a quest’ora? Non hai qualcun altro da importunare?> sbotta irritato, molto probabilmente l’ho svegliato. Reprimo una risata e cerco di restare serio < Giorgio è urgente, devo parlarti> la mia voce esce leggermente tremante e Giorgio lo nota immediatamente < arrivo. Dove sei?> chiede anche lui completamente serio, ogni traccia di umorismo è sparita < sotto casa tua> dico solamente e chiudo la chiamata. Neanche il tempo di rimettere il cellulare nei pantaloni, che il mio migliore amico esce di casa, con i pantaloni della tuta e una felpa. < allora, deve essere grave se mi hai svegliato alle cinque del mattino, sapendo a quali rischi andavi incontro > ridacchia, cercando di alleviare la tensione che si è impossessata di me. < sediamoci> lo esorto e ci accomodiamo sugli scalini che portano al grande portone di ingresso del palazzo. < si tratta di Marta> inizio e lui corruga la fronte < di solito si tratta di Elisa> osserva e io mi irrigidisco alla pronuncia del suo nome. < Marta è incinta> annuncio rapido e Giorgio scoppia a ridere < sei venuto qui per dirmi che la tua ex è incinta. Senza offesa ma, che cazzo me ne frega?>  sghignazza e io mi innervosisco < mettiamola così: tra meno di nove mesi, diventerò padre> esordisco e la risata del mio amico si spegne immediatamente. Si volta verso di me e mi fissa come se avessi detto un’assurdità, il che in parte può sembrare esattamente così. < cosa?> chiede incredulo < come è possibile tu stai con Elisa e …> poi noto il suo sguardo accendersi di indignazione < tu l’hai tradita Chris?>  mi accusa cauto , ma so che sta reprimendo la rabbia < non l’ho propriamente tradita, perché sai che non lo farei mai> sospiro e mi alzo, muovendomi a destra e sinistra in preda alla disperazione e allo sconforto più totale. < voglio dire, noi ci eravamo lasciati. Avevo bevuto e mi sono ritrovato a casa di Marta! Non ricordo un cazzo! Poi se ne viene qualche ora fa con il pancione e con la lieta notizia> farfuglio disperato, raccontando la soap opera che è diventata la mia vita negli ultimi mesi.< mio Dio! Elisa era con te?> annuisco < non puoi neanche immaginare come stava. Era distrutta e adesso non vuole sentire neanche nominare il mio schifoso nome. L’ho persa Giorgio. L’ho persa per sempre>  e senza accorgermene singhiozzo sulla spalla del mio migliore amico, del fratello che per dieci anni non ho potuto avere. < sei davvero sicuro che sia tuo?> interrompe il mio pianto. Scuoto la testa, allorché mi fissa < Chris dovresti fare il test di paternità. Insomma può essere che dietro a tutto questo ci sia Stefano , non so …> il mio viso si illumina < sei un genio! Se riesco a dimostrare che quel  bambino non è mio, potrò riavere Elisa>  esclamo. < esatto> concorda Giorgio. Poi un dettaglio mi viene in mente < c’è solo un problema: per il test bisogna aspettare la nascita del bambino> realizzo < non posso aspettare nove mesi> Sembra pensare ad una soluzione < allora, devi scoprirlo con altri mezzi> mi suggerisce e io annuisco, deciso a scoprire la verità su questa faccenda.
POV ELISA
La mattina seguente mi sveglio con un mal di testa atroce e sono costretta a prendere delle pillole. Vado in ufficio e decido di concentrarmi sul lavoro per non pensare a Christian e alla notizia del  bambino di Marta. Però c’è qualcosa che mi sfugge. Ieri sera ho ripensato all’intera storia e ci sono cose non chiare che mi sventolano davanti al naso. Scuoto la testa per non pensarci e mi getto a capofitto in un nuovo manoscritto che Massimo mi ha consegnato questa mattina. Tratta di una storia d’amore tra due giovani ragazzi che riescono a coronare il loro sogno di vivere insieme. Sospiro demoralizzata. Anche i libri mi si ritorcono contro. Lo cestino quasi immediatamente e vado a prendermi un caffè alla macchinetta in fondo al corridoio, vicino all’ufficio di Massimo. Inserisco la moneta nell’aggeggio e aspetto pazientemente che sputi fuori un bicchiere di caffè fumante. Prendo il bicchiere e mi volto per tornare in ufficio, immersa nei miei pensieri e non mi accorgo di essermi scontrata con qualcuno < mio Dio Elisa, stai bene?> lo scontro mi ha scaraventata a terra e Massimo si china ad aiutarmi. Annuisco imbarazzata e noto la sua camicia bianca sporca di caffè < mi dispiace tanto. Che giornataccia!> mi prendo la testa tra le mani e Massimo mi osserva comprensivo < vieni nel mio ufficio, ti offro un altro caffè>

<allora cosa succede?> mi chiede Massimo, mentre mi porge una tazzina. Soffio sulla bevanda calda e alzo lo sguardo; si è cambiato la camicia e ora indossa una camicia blu scuro e secondo il mio parere, gli sta meglio dell’altra  < sono solo ehm … stanca> balbetto. < non sai mentire> ridacchia < forza sputa il rospo> mi incita e io prendo un profondo respiro. Forse mi fa bene sfogarmi con un estraneo, perciò senza valutare le conseguenze, mi lancio nel mio racconto, degno di una telenovela.
Fischia sbalordito <però, un bel macello> commenta impressionato e io mi stringo nelle spalle.  <suppongo che per un po’ sarà difficile andare avanti senza di lui> abbasso lo sguardo < si risolverà tutto. Non preoccuparti> sorrido < grazie mille. Torno a lavoro> mi volto per tornare nel mio ufficio ma la sua voce mi blocca sui miei passi < puoi andare a casa per oggi. Prenditi qualche giorno per riprenderti. Puoi lavorare da lì. Passerò a fine giornata per venire a prendere il lavoro svolto>  < davvero? Posso farlo?> corrugo la fronte sorpresa < ti do il mio permesso. Ci vediamo stasera> annuisco poco convinta < okay …>
Qualche ora più tardi, mi ritrovo alla mia scrivania, immersa nella correzione di alcuni articoli e saggi decisamente più interessanti dei manoscritti a cui mi hanno sottoposta questa mattina. < vediamo, questo dovrebbe essere l’ultimo> affermo, mentre ricontrollo i fogli corretti durante il pomeriggio. Controllo l’orario e le lancette segnano le cinque e mezza di pomeriggio e tra poco Massimo sarà qui. Accendo il cellulare, che avevo precedentemente spento per evitare inutili distrazione, e sul display compaiono circa cinquanta chiamate perse da Christian. Sbuffo impazientita. Dovrebbe smetterla! Borbotto  tra me, anche se in fondo al mio cuore sono contenta che non si sia arreso, ma non lo ammetterò mai. Sospiro e vado in cucina a prepararmi un panino. Mentre mangiucchio, il campanello suona e mi precipito alla porta. Massimo appare in tutta la sua bellezza, mentre mi sorride gentile< stai meglio?> si china e mi bacia una guancia. Arrossisco per quel gesto inaspettato e reprimo un sorriso < sì … credo> ridacchio. Mi sorride < bene> Restiamo un po’ in silenzio < vado a prendere il materiale. Fai come se fossi a casa tua >farfuglio confusa, mentre indico il piano di sopra. Vado in camera e prendo tutti i fogli con le varie correzioni. Mentre sto per ritornare in cucina, sento delle urla minacciose che risuonano in tutto l’appartamento e ad aspettarmi c’è la faccia infuriata di Christian < COSA DIAVOLO CI FAI QUI?!> esordisco furiosa < IO?! Davvero chiedi a me, cosa ci faccio qui?!> ringhia rabbioso <LUI COSA  CI FA QUI?!> urla e io sobbalzo, ma cerco di mantenere la calma < è qui per ritirare i miei lavori> rispondo solamente, poi mi rivolgo a Massimo < mi dispiace se ti ha fatto una scenata> mi scuso < questi sono tutti gli articoli e i saggi che mi hai chiesto> gli sorrido. Li prende e li controlla < bene, adesso vado. Ci vediamo domani> mi bacia nuovamente la guancia, sotto lo sguardo incredulo di Christian. La porta si chiude e sono come lanciata nella gabbia di un leone affamato. < ora spiegami la sua presenza in questa stanza> sibila con le narici allargate e la mascella contratta < vediamo, tu puoi mettere incinta la tua ex e il mio capo non può venire qui a prendere il mio lavoro?> osservo sarcastica, inarcando un sopracciglio contrariata. Stringe i pugni lungo i fianchi < non l’ho fatto apposta> respira affannosamente < tua mamma non te l’ha fatto il discorsetto su come nascono i bambini?> chiedo retorica. < credimi il procedimento lo so alla perfezione al contrario tuo> mi provoca e io mi sento ferita nel profondo < bhe scusa tanto se non sono andata in giro a scoparmi chiunque mi capitasse tra le gambe!> alzo la voce irritata dalle sue affermazioni < e quindi hai deciso di farlo adesso? Dopo aver fatto un po’ di pratica?> inarca un sopracciglio e io mi sento profondamente offesa < esci di qui!> sibilo e lui sembra rendersi conto di ciò che ha detto < Elisa, scusami. Io ero venuto per far pace …> farfuglia, ma non voglio sentire più niente che fuoriesca dalla sua bocca < ho detto:ESCI SUBITO DA CASA MIA!> urlo incazzata nera. Gli indico la porta e lo spingo fuori. All’inizio oppone una certa resistenza, ma alla fine si arrende. La porta alle mie spalle si chiude e io cado a terra in preda ad un pianto disperato.

Il destino ci ha fatto rincontrare Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora