Cap 72. Padri che si giustificano

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  John aveva letto il contenuto delle due lettere con il cuore a mille e sudando sempre di più. Alla fine aveva dovuto tornare a casa precipitosamente per farsi una doccia e cambiarsi, perché era in un bagno di sudore.


Maledette emozioni! E maledetto lui che era sempre così emotivo!

Detestava il fatto di non essersi precipitato subito a casa di Jared, ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni. Probabilmente anche Jared era a pezzi e aveva bisogno di un sostegno valido al suo fianco, non un altro uomo che stava cadendo a pezzi.

Jared.

Suo figlio.

Ancora non riusciva a crederci.

Accelerò per arrivare più in fretta a casa sua.

Quando suonò il campanello, arrivò Castiel ad aprirgli.

"Dov'è Jared??? Voglio parlargli!!"

"John, stà calmo, prima parliamo noi."

"No. Voglio vederlo!"

"John, dammi retta, prima parliamo."

"Dimmi solo dov'è. È qui, vero?"

"Sì, è di là nella sua stanza. C'è Jensen con lui."

John ricadde pesantemente sul divano scrollandosi i capelli.

"Diosanto. È...è vero? Tutto quello che c'è scritto in queste lettere è vero?"

"Beh..."

"Potrebbe essere una menzogna!"

"Può essere tutto, John."

"Perché Jared gli ha creduto? Quelle lettere potrebbero essere state scritte da chiunque, non è la prova che sia davvero Mary...Mary..." John si sentiva male solo a pronunciare il suo nome.

"John..." disse Castiel, prendendogli la mano. "Sappiamo che è la verità, per via di un testimone attendibile..."

"Ah sì? E chi sarebbe questo testimone attendibile??"

"Sam."

John restò a bocca aperta, sconvolto.

"Sam ha intuito la verità prima ancora che Ellen e Jo ci dicessero delle lettere. Una notte è piombato in camera di Jo e l'ha accusata di non essere sua sorella. Lui lo intuiva, John...e chi meglio di un'anima può conoscere la verità?"

"Io...io non...è tutto così assurdo. È davvero mio figlio." Disse John, cominciando a piangere.



*

Dopo qualche altro minuto, John sembrava essersi calmato. Bevve l'ultimo sorso di tè poco prima che Castiel parlò di nuovo.

"Promettimi che cercherai di essere il più conciliante possibile con Jared. Ha subito una rivelazione clamorosa e sta male. Se ora entri in camera turbato..."

"No, no. Lo so benissimo, Castiel. È solo che non sono sicuro di farcela. Conosco Jared da tutta la vita, l'ho sempre considerato come un figlio, ma Mary mi aveva detto..."

"John..."

"Sì, sì, ho capito. Stà tranquillo, Castiel. Gli parlerò con calma."

"Ok..."




*

Castiel aprì la porta della camera di Jared e fece un cenno a Jensen di uscire. Jensen era seduto sul letto di Jared, ma al cenno di Castiel, uscì subito.

John entrò piano nella stanza. C'era Jared a letto, che stava piangendo.

Non lo guardava.

John sospirò, poi guardò Jared e si inginocchiò davanti al letto.

"Jared..."

Jared si voltò, dandogli le spalle, con una smorfia sofferente.

"Jared, guardami, ti supplico. Ho già dovuto guardarti fuggire in quel modo dal mio studio. Non mandarmi via di nuovo."

Jared allora si girò lentamente verso di lui.

John gli posò la mano sulla sua.

"Jared, io non lo sapevo..."

Jared gemette. "Perché dovrei crederti? In fondo...mi hai tenuto nascosto il fatto che hai avuto una storia con mia madre."

"Sì, è vero, hai ragione, ma se l'ho fatto è per un motivo, Jared. Quella con tua madre è stata per me una storia molto importante, io ho sofferto molto quando lei...quando loro...sono stati dati per morti e tu sei diventato orfano. Riparlare di tua madre, soprattutto con te, avrebbe riaperto una ferita troppo dolorosa e poi avevo paura...che tu mi odiassi, sì, che tu mi odiassi perché avresti pensato che volevo portarla via da tuo padre. Distruggere la vostra famiglia."

Jared scosse la testa, cercando di farsene una ragione. "Ma lui non è mio padre."

"Questo io non lo sapevo, Jared, te lo giuro. Quando tua madre è rimasta incinta, io ebbi il dubbio che fossi figlio mio, te lo confesso, ma poi dopo il risultato delle analisi, non ebbi più dubbi. Non ritornai più sull'argomento. Non avevo motivo di dubitare ancora. Perché avrei dovuto?"

"Forse...ti sarai sentito sollevato di sapere che non ero figlio tuo." Disse Jared, deglutendo.

"No, no, Jared, che dici? Non è così, credimi. Io amavo tua madre, amavo Mary tantissimo. Volevo avere una vita con lei! Quando scoprii che era rimasta incinta, io speravo che fosse incinta di un mio bambino. E quando mi disse che non era così...mi sono sentito morire. Qualcun altro avrebbe avuto quella felicità, non io. E poi d'altronde perché avrei dovuto averla? Non si può essere felici grazie all'infelicità altrui. Io ho commesso il peccato di dimenticarlo e Dio mi ha punito."

Jared lo guardò carico di compassione. Lentamente poggiò una mano sulla sua testa, in una lieve carezza.

"Non Dio, John. Mia madre."

John lo fissò.

"Lei non aveva il diritto di separarci."

"Jared, ascolta..."

"No, no, non dire niente, ti prego."

"Permettimi, di essere un buon padre per te. Non respingermi." Disse John, cercando di prendere la sua mano, ma Jared la tirò indietro.

"Lo sei stato, John. Lo sei stato."

Ora John aveva gli occhi lucidi. Protese una mano ad accarezzare la guancia di Jared, che chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, disse: "Sono...il figlio che avresti voluto, almeno? Quello che sognavi?" chiese con voce tremante.

"Oh, Jared, lo sei. Sì, lo sei. Anche più di quanto meritassi."

Quelle parole fecero sciogliere definitivamente Jared, i cui occhi si riempirono velocemente di lacrime e gettò le braccia al collo di John.



*

In salotto, Jensen e Castiel stavano aspettando, quando il campanello suonò di nuovo e Castiel andò ad aprire. Era Bobby.

"Castiel, vorrei parlare da solo con Jensen, se non ti dispiace." Disse Bobby.

"Ma certo. Io vado a preparare dell'altro tè." Disse Castiel, defilandosi in cucina.

Jensen sospirò. "Se è per via di Jared, Castiel poteva restare."

"No, non è per via di Jared." Ammise Bobby. "Volevo parlare con te del fatto che tu mi stai evitando, Jensen, da diversi giorni."

Jensen fece una faccia stupita. "Jared è a pezzi e tu vieni a parlarmi di queste cose? Come ti viene in mente? Come puoi anche solo pensare che io abbia voglia di ascoltarti?"

"Veramente questa situazione capita a fagiolo, figliolo, visto che per molti versi la sua situazione è molto simile alla nostra."

"No. Non è per niente simile, Bobby. Ti sbagli. John non sapeva di essere il padre di Jared. Non ha scelto di allontanarsi da suo figlio."

"Mentre io sì, invece. È questo che vuoi dire, vero?"

"Sì. È esattamente questo che intendo dire."

"Jensen, io l'ho fatto solo per proteggerti. Ero consapevole di quanto ti avrei messo in pericolo e ho preferito sparire, cambiare nome!"

"Avresti potuto portarmi con te. Portare anche la mamma! Avremmo potuto cambiare vita insieme!!!"

"No, Jensen! Sareste stati sempre in pericolo con me! Un conto è se fossi morto io, ma se fosse successo a voi? Non me lo sarei mai perdonato!"

"Balle. Tu non ci volevi con te."

"Non è così. Io ho sentito tanto la tua mancanza in questi anni."

"Ah sì? Potevi cercarmi!"

"Io pensavo che ti avrei messo in pericolo se fossi ritornato da te."

"E guarda cosa sono valsi tutti i tuoi scrupoli. Mi hanno preso lo stesso, papà." Disse Jensen, scandendo quella parola con odio.

"Jensen, avevi detto che mi avevi perdonato."

"L'ho fatto, ma forse inconsciamente non riesco a perdonarti dl tutto. Non quando vedo un John a cui è stato privato della gioia di sapere di essere padre. Non quando so che lui al tuo posto si sarebbe comportato diversamente."

"MALEDIZIONE, IO NON SONO JOHN."

Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Bobby disse:

"Io non sono John. Siamo diversi. Lui è più attaccato alla famiglia, lui è il classico uomo che se avesse dei figli, li vorrebbe sempre con sé, non importa quanto faccia male. Io non sono così. Io mi allontano dalle cose che amo, perché per me l'amore è sacrificio. L'ho sempre visto così e mi dispiace non aver potuto avere modo di vederlo diversamente. Fin da piccolo, mio padre era una pessima figura a casa. Beveva, si ubriacava e picchiava mia madre e poi se la prendeva con me. Rompi tutto quello che tocchi, mi diceva. Sono cresciuto con il terrore di diventare come lui. Non sapevo come fare per evitare di distruggere ciò che amavo. L'unica soluzione che mi veniva in mente, era quella di impedirmi di farlo."

"Bobby..tu non distruggi tutto ciò che tocchi. Tu sei cresciuto con questa assurda convinzione."

"Jensen, mi dispiace. Mi dispiace di non essere il padre che tu avresti voluto. Se potessi tornare indietro, rimedierei a questo sbaglio e non ti abbandonerei mai." Disse Bobby, aggrappandosi alle sue spalle.

"Bobby, io da un lato sono grato che mi abbiano preso."

"Cosa? Che stai dicendo?"

"Tutto quello che è successo, mi ha portato a Jared...a Sam. Forse se tu non fossi scappato e mi avresti protetto come dicevi, non mi avrebbero mai preso. Non avrebbero mai strutturato la mia anima collegandola a quella di Jared e io e lui non ci saremmo mai incontrati."

"Jensen..."

"E io non posso pensare al fatto che sarei vissuto senza di lui..."

Bobby non sapeva più cosa dire.

"Quindi di questo, ti sono grato, Bobby."

"Jensen, per favore..."

"Ti prego, Bobby. Non riparliamone più. Mi fa male farlo. " disse Jensen, allontanandosi per tornare nella stanza di Jared.









Note dell'autrice:


Questo capitolo mi ha fatto penare un pò xd

Avrei preferito che anche il confronto con Jensen si risolvesse in maniera più felice, ma è venuto così. Scusate xd è che inconsciamente io fatico molto a perdonare le persone che abbandonano qualcuno...penso anche che la reazione di Jensen sia comprensibile :)

Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora