Cap 32. Figure paterne

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Kazakistan

distretto di Alakol



Jensen si svegliò accorgendosi di essere su un letto.

Si rigirò tra le coperte calde. Percepiva che il letto non doveva essere tra i più lussuosi, ma sentiva un calore che non provava da tempo.

I cuscini erano sgualciti, ma ne aveva due sulla testa e questo l'aveva fatto dormire bene...

Anche le coperte non erano granchè. Erano di lana e gli prudevano il viso e il collo, ma erano sistemate bene attorno a lui, lo coprivano interamente e quindi lo coccolavano in un certo senso.

Chiunque l'avesse portato lì, ci teneva che riposasse bene.



"Stai tornando nel mondo dei sogni, scricciolo?"lo chiamò una voce.

Jensen pensò che dovesse avercela con lui e gli sembrò educato rispondere.

Si stropicciò gli occhi e cercò di aprirli.



Si trovava in una casetta in legno piena di tazze e tovaglioli colorati. Era in una cucina, dove stranamente c'era un divanetto verde, sul quale era sdraiato lui. Poco più avanti c'era un tavolo e vicino al tavolo una finestrella dove entrava un sole luminoso.

Distolse gli occhi dalla casa per concentrarsi sullo sconosciuto davanti a lui.

Un uomo leggermente in sovrappeso, con i capelli grigi, i baffi e una barbetta rossiccia, e gli occhi azzurri, lo stava guardando con curiosità.



"Ce ne hai messo di tempo per svegliarti, raggio di sole!" lo salutò lui.

"Dove...dove mi trovo?"

"Diavolo! Non mi avvicino alla civiltà da un bel botto di tempo, ma non sono così ignorante da non sapere che è la battuta più acclamata e gettonata dai migliori film al cinema e anche non al cinema! Non è ancora passata di moda? Che palle! Almeno la natura cambia sempre!"

"Non direi..fa sempre lo stesso giro...nasce, germoglia, cresce, sempre allo stesso modo..." disse Jensen, che era incuriosito dall'uomo.

"Senti, squinzio, se devo discutere con qualcuno della mia amata natura, mi aspetto almeno che mi dica il suo nome, soprattutto se lo ripesco come una trota dalle acque del lago. Vivo. Non era mica scontata l'ultima cosa."

"Jensen...Jensen Ackles..." disse lui. "O almeno credo...c'era scritto questo sulla mia scialuppa." Disse Jensen, ricordando quando aveva fatto salire Jared su quella scialuppa e lui gli aveva detto di aver letto il nome "Jensen Ackles".



"Avevi una scialuppa? Non l'ho vista quando ti ho ripescato. Te la sei bevuta?"

"No...io...ce l'avevo sulla nave...per arrivare a Venezia."

"Venezia??" chiese l'uomo, sorpreso. "Hai fatto molta strada per venire qui. "

"Già...non mi hai detto il tuo nome."

"Non l'ho fatto, no. Sono Bobby Singer."

"Mpf...che razza di nome."

"Senti chi parla. Ackles! Ti rendi conto che il tuo cognome sembra quello di uno che si è appena fatto una canna??" replicò Bobby.

"Almeno il mio nome non sembra una marca di cibo per cani."

"No, sembra solo quella di una femminuccia. Jensen...Jenny..."

Jensen ridacchiò, poi smise. "Grazie per avermi....salvato..."

"Mi hai salvato, perciò ti salverai, diceva una frase in un libro." Disse Bobby.

"Sei sempre così gentile con tutti o solo con i forestieri?" chiese Jensen sorridendo.

"Solo con quelli che mi stanno simpatici, ah, e con quelli che salvo." Disse Bobby sorridendo, poi aggiunse: "E tu ringrazi sempre così in ritardo i tuoi salvatori?"

"Solo quelli che mi stanno simpatici." Disse Jensen sorridendo.




*

Jensen stava mangiando un panino con l'hamburger e divorando letteralmente il suo succo d'arancia.

"Sembra che tu sia andato all'inferno e ritorno, ragazzo!"

"Qualcosa del genere." Disse lui.

"Hai detto che pensi di chiamarti Ackles perché sulla tua scialuppa c'è scritto così."

"Accidenti, ti ricordi proprio tutto. Mica come me." Disse Jensen.

"Devo supporre da quanto detto prima, e da quanto detto ora, che non ricordi il tuo cognome."

"Per l'appunto..."

"Come è possibile scordarsi il proprio cognome?" chiese Bobby facendo una smorfia.

"Eh, è possibile."

"Hai avuto un'amnesia?"

Jensen lasciò andare il suo panino, assumendo ora un'espressione triste.



"Se mi racconti la tua storia, io posso aiutarti a ricordare quello che non ricordi" disse Bobby per incoraggiarlo.

"E come?" chiese lui.

"Perché è quello che faccio." Disse lui.








*

"John, non sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta...dovremmo andare a cercare Jensen." disse Jared a bordo dell'aereo.

"Jared, se ce l'avessi davanti in questo momento, lo ucciderei." Rispose John.

"John!!!" disse Jared arrabbiato.

"E quindi vedi perché è una buona idea, che andiamo dal tuo santone?" disse lui sorridendo.

Jared incrociò le braccia offeso. "Non sappiamo neanche se funzionerà. E se fosse un truffatore? E se non riesce a farmi ricordare un bel niente??"

"Jared, se mi hai fatto una testa così con questo tipo e ora hai cambiato idea e vuoi tornare indietro, le prendi."

"Quello no...dico solo che...sono lucido da un bel po' di ore oramai."

"Da quando questo è diventata una cosa brutta?" chiese John.

"Beh...perché ovviamente se non fossi lucido, significherebbe che sono con Jensen!" disse sospirando.

John strabuzzò gli occhi, mormorando: "Cos'ho fatto di male??"














Note dell'autrice: 

  Spero vi piaccia la sorpresa di Bobby <33333 e avete capito qualcosa in più su quello che fa? :)) Ps ci tengo a precisare che non volevo offendere il nome o cognome di Jensen e neanche quello di Singer...sono ironica xd 

Ultima cosa, la frase Mi hai salvato, perciò ti salverai , è del libro L'ultima riga delle favole  

Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora