Cap 65. Dagherov

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 Castiel stava cercando di fare del suo meglio. Non voleva piangere e gridare come una femminuccia, eppure il dolore lo stava mettendo a dura prova. Era piegato in due sul pavimento. Gli sembrava come se la testa minacciasse di spaccarsi in due. Era buffo che una cosa che avrebbe dovuto toglierti qualcosa di molto nocivo per te, non generasse sensazione di benessere, ma piuttosto dolore acuto, dolore atroce. Il cervello si rifiutava sempre di lasciar andare qualcosa, non importava quanto facesse male. Il cervello era una puttana egoista.


"Castiel!" disse una voce cristallina e preoccupata.

"No! Jo, no. Non dovresti essere qui!"

"Che cosa stai dicendo? Che cosa ti sta succedendo?"

"Ti prego, và via!"

"No, Castiel."

"Ti prego. Non guardare questo!"

Jo gli accarezzò il viso. "Stai soffrendo?"

"T-ti prego, Jo, và via."

"Voglio darti sollievo."

"Non puoi."

"Non pensare al dolore. Non concentrarti sul dolore."

"Non posso..è troppo forte...io..."

A quel punto Jo lo baciò. Fu un bacio improvviso, inaspettato, deciso. Il loro primo bacio.

Castiel rimase così tanto sorpreso, che non sentì più la sensazione di dolore, mentre dopo un attimo di sorpresa, ricambiava il bacio.





*

Jared e Jensen stavano aspettando nel corridoio dell'ospedale, in attesa che Castiel uscisse dalla camera d'isolamento.

Ad un certo punto successe qualcosa. Jensen intercettò lo sguardo di Jared, che, sbigottito guardava qualcosa. Guardava due uomini parlare.

Era l'ispettore John con il dottor Dagherov! L'uomo responsabile della prigionia di Jensen e di tanti altri. L'uomo che alla base aveva imposto a Jensen di dissanguarlo o di trasformarlo in un vampiro!

Jared ruggì dentro di sé.

"Jared, stai calmo, non fare..."

Ma Jared era già partito.

"RAAAAAAAGH!"

"JARED!" gridarono John e Jensen.


Jared mollò un pugno all'uomo, poi lo atterrò e gliene diede un altro.

"JARED STÀ FERMO O TI SBATTO IN CARCERE, TI DO LA MIA PAROLA!"gli intimò l'ispettore.

"CHE DIAVOLO CI FA LUI QUI?"gridò Jared, fuori di sé. Ora anche Jensen lo stava tenendo.

"Jared ascoltami!" disse John. "Sono ordini dall'alto. Quando l'ho saputo non ho potuto fare niente!"

"Di quali diavolo di ordini stai...lui ci ha fatto del male! Ha fatto del male a Jensen!"

"Abbassa la voce! Purtroppo il dottor Dagherov non è solo un criminale, ma anche l'artefice del miracolo più grosso cui l'uomo avrebbe mai potuto anelare. Il ricongiungimento delle anime gemelle. La stampa, il governo, tutti i potenti, hanno ordinato che una persona che è riuscita finalmente a fare quello che in millenni nessuno è mai riuscito a fare, non possa stare in carcere, in modo di continuare a fare quello che faceva."

"Cioè trasformare delle persone innocenti in macchine assassini? Cambiare il loro DNA e vampirizzarli? Schiavizzare delle povere anime in dei vasetti di vetro per anni? Prendere delle persone innocenti e impiantare loro una cosa nel cervello?"

"Il dottor Dagherov non può restare in cella, Jared. Non quando grazie ai suoi studi e ai suoi esperimenti, la gente ha trovato la felicità. Ci sono ancora milioni di persone che, saputo quello che è successo, vogliono incontrare anche loro le loro anime gemelle e sono disposte ad affidarsi a..."

"John, non permetterglielo, ti prego. È un mostro. Tu non sai quello che..."

"Sarò pure un mostro, ma è grazie a me, che ora gongoli d'amore con quel perdente di Jensen!" disse il dottore ridendo.

"Ripetilo!" gridò Jared.

"Jensen, per favore, portalo via." Disse John.

"Va bene, ma sappi che sono d'accordo con lui." Disse Jensen lanciando a John un'occhiataccia.


Andarono a sedersi vicino alla macchinetta del caffè e a Jensen spezzò il cuore a vedere Jared piangere.

"Ehi, piccolo. È tutto finito ora e poi pensaci. Non è così male forse. Potranno sfruttare quel bastardo per rendere altre persone felici come lo siamo noi." Disse.

"Jensen, tu...tu non capisci. Io mi ricordo...mi sono ricordato..."

"Ricordato cosa?"

"Quello che ti ha fatto! Ti ha...chiuso in cantina con i topi....e tu eri così spaventato...così spaventato..."

"Jared, io non ti ho mai raccontato questa storia." Disse Jensen spaventato.

"Le tue grida mi hanno straziato. Mi sentivo morire e ho buttato tutto all'aria. La gente gridava mentre gli occhi mi diventavano neri...volevo che morissero come mi sentivo morire io..."

"Jared, piantala. Mi stai spaventando!"

"Anche tu quel giorno mi dicesti di smetterla!" disse Jared sconvolto.

Jensen ricordò.



"Sei uscito. Ti ho aperto la porta."

"Sam, per favore, smettila!"

"Non ti faranno più del male, oppure li ucciderò."

"va bene, va bene, non mi faranno più del male, ma ora abbracciami, solo abbracciami."


"Questo è un ricordo di Sam..." disse Jensen.

"Lo vivo come se fosse mio...ed è mio! E quando ho rivisto quell'uomo...ho rivissuto quel momento...oh, Jensen, mi è piombato addosso all'improvviso. Non ero preparato a una scena simile. Non avevo neanche idea che avessi sofferto così e semplicemente non posso..."

"Jared, adesso basta. Abbracciami."

"Non posso calmarmi, perché tu eri in quella cantina, con i topi. Ed eri così spaventato e io.."

"Jared, ci sono io ora. "

"Non posso...."

Jensen lo baciò dolcemente, poi prese ad accarezzargli il viso, per calmarlo.

Si rilassò quando vide che Jared ricambiò piano, rilassandosi a poco a poco, anche se faceva ancora dei lamenti di sofferenza.

"È tutto finito, amore mio. Tutto finito, tutto finito." Disse Jensen, abbracciandolo più forte e accarezzandogli i capelli.

Sentiva una scossa d'amore potente in quel momento. Jared aveva fatto così tanto per lui. L'aveva protetto. Era contento di poter fare finalmente qualcosa per lui. Rimasero così in piedi, abbracciati e Jensen poteva sentire Jared rilassarsi tra le sue braccia.



Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora