Cap 93. Romanticismo nella locanda

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Sam e Jensen entrarono nella locanda, mano nella mano.

La locanda era rumorosa, affollata, aveva pareti color arancione in un modo che illuminava e quasi accecava dopo il buio della notte. Gli omaccioni nerboruti, di mezza età e ubriachi, gridavano, brandendo boccali di birra in alto.

Sam istintivamente lasciò la mano di Jensen. Forse aveva paura di come avrebbero reagito quei cavernicoli a un tale gesto palese d'amore tra due uomini, ma a Jensen non importava. Sentì un fortissimo istinto di protezione nei suoi confronti e gli riprese la mano, con fare deciso.

Sam si voltò verso di lui, un po' imbarazzato, un po' intimidito, ma sorrideva.

Un sorriso meraviglioso.

Si guardarono intorno. Non stavano guardando davvero loro. Erano tutti troppo ubriachi per notarli, oppure semplicemente i tempi erano cambiati.


Jensen si rese conto che non era la loro prima volta in pubblico, ma di certo questa era una prima volta per Sam. In realtà era sempre stato con lui in pubblico, ma tutte le altre volte, non aveva mai interagito con nessuno, tranne che con lui e Cas. Non poteva semplicemente. Per tutti era invisibile.

La forza di quella consapevolezza lo colpì in pieno petto come un uragano. Poteva solo sforzarsi di immaginare come dovesse sentirsi Sam a tal proposito.

Si voltò per studiare l'espressione di Sam, che sembrava avere lo sguardo un po' perso, come se, se ne fosse reso conto anche lui, ma sembrava forte.

" Che ne dici...di ordinare due birre?" gli chiese Jensen, stringendo la presa sulla sua mano.

Una scossa elettrica molto piacevole colpì Sam nel profondo, quando Jensen gli strinse più forte la mano.

Sorrise.

Capì quello che stava facendo Jensen. Non voleva deluderlo.

"Certo." Disse.



Jensen sorrise, cercando di riuscire a contenere le sue emozioni e a non lasciare che traboccassero al di fuori del suo controllo, in lacrime che potessero sfuggirli e dirompere in quelli che erano i suoi fragili occhi, in quel momento.

Sammy stava camminando verso il bancone, con passo forse non sicuro, ma deciso.

Lo guardò sporgersi un po' sul bancone con i gomiti e dire qualcosa al barista.


Si perse quello che disse al barista e anche la risposta di quest'ultimo sembrò come parole in una frequenza radio molto disturbata. Era come se in quel momento Jensen avesse perso l'udito. Era troppo concentrato sul corpo di Sam, su come si muovesse, sulla sua bocca che si muoveva. Era veramente sexy, ma quello che colpì di più Jensen è che non intendeva sexy in modo malizioso, ma nel senso di bello, in un senso non sensuale, in un senso più romantico. Era estasiato dai suoi movimenti.

Poi qualcos'altro fece balzare ancora di più il cuore di Jensen nel suo petto. Sam disse qualcosa e sorrise, il barista gli sorrise in risposta – in un modo non malizioso, ma quasi in tono paterno, nel tono di un uomo che vede un ragazzino e pensa sia molto tenero – e Sam, che chiaramente non era abituato per ovvie ragioni, a persone che gli sorridevano, sorrise ancora un po' imbarazzato di sentirsi lo sguardo di qualcuno rivolto su di lui e distolse lo sguardo.

Jensen avrebbe potuto essere geloso di questo, ma non potè esserlo, perché sapeva, capiva, che tutto questo non aveva nessuna parvenza sessuale o maliziosa. Era un momento prezioso per Sam. Stava interagendo per la prima volta con qualcuno che non fosse lui, Castiel, Bobby, Jo o John. Inoltre nessuno sapeva chi era veramente e questo gli dava una parvenza di normalità, dopo tutti quegli anni, che lui aveva sempre desiderato.

Era felice per lui.



Quando però Sam tornò portando le birre al tavolo, con un gran sorriso sul volto, non riuscì a resistere.

" Che non si ripetano tutti questi sorrisoni a tutti quelli che per disgrazia mia, vogliano rivolgerti la parola o mi troverò costretto ad ucc....a menare qualcuno." Disse Jensen, correggendosi in ultima analisi, sorridendo. No, chiaramente il termine uccidere era qualcosa che non avrebbe più dovuto usare, almeno per qualche anno.

Sam si sedette sulla sedia davanti a lui sorridendo e disse:

" In fondo non sarebbe mica la prima volta, tesoro. In 26 anni di vita, ho interagito con moltissime persone, all'infuori di te. Con molte di esse ci avrò anche sorriso." Disse sorridendo di nuovo.

Jensen impallidì. Subito non capì di cosa Sam stesse parlando, poi, dandosi mentalmente dell'idiota convenne che stava ovviamente parlando di sé stesso, quando non era con lui come Sam.


"Certo, hai ragione. Scusa." Disse, coprendo dolcemente la mano di Sam.

"Non scusarti." Disse l'altro con la stessa dolcezza.

" Mi urta un po' sapere, anzi, immaginare, a chissà quanti ragazzi avrai sorriso, quando io non c'ero. Cioè, non che non avresti dovuto...avrei solo voluto...esserci...ecco.."

Sam rise. "Per tenermi sotto controllo?" chiese.

"Ovvio."

"Non me lo ricordo." Disse Sam semplicemente. "E so che non c'entra la mia memoria o il mio...problema..." disse virgolettando l'ultima parola. "Saranno stati milioni di volti senza importanza, che avrò dimenticato dopo pochissimo."

"Come fai ad esserne certo?"

"Perché solo tu sei importante." Disse Sam.


Jensen arrossì. Ancora, dopo tutto quel tempo, riusciva ancora ad arrossire ad una dichiarazione del suo amore.

"Ehm, ok...." Disse, avvicinando il boccale alla bocca, poi chiamando Sam con apprensione.

"Sì?" chiese Sam stranito.

"Sei sicuro che...non ti faccia male?" chiese, indicando la birra.

Sam scoppiò a ridere.

"Ho 26 anni ormai." Gli fece presente.

"Lo so, intendevo dire che...nel tuo stato...capisci quello che voglio dire..."


Bobby gli aveva spiegato che malgrado il corpo di Sam/Jared fosse in transizione, non avrebbe avuto rigetti nell'assumere bevande e cibo, ma comunque Jensen stava sempre in apprensione.

"Direi che una birra potrebbe aiutarmi a distrarmi da quello che stiamo per fare." Disse Sam e cominciò a trangugiarla a sorsi.

Jensen sorrise, guardandolo, sentendosi commosso.


Sam sembrava ora così...adulto... così maturo...così...Jared...

Senza quasi accorgersene, proprio come se fosse una cosa naturale, ricominciò a pensare a lui come Jared.


Oh, tesoro, sono così felice di stare qui con te in questa locanda, a bere birra con spensieratezza, con lo stesso romanticismo con cui passeggiavamo a Venezia quei giorni. Da quando ho scoperto che avrei dovuto ucciderti, poter passeggiare con te tranquillamente e bere birra in una locanda in maniera spensierata, è stato uno dei miei sogni e desideri più frequenti e adesso finalmente tu e io..."

Sam lasciò piano il boccale di birra e lo posò sul tavolino.

"Posso sentire quello che stai pensando, lo sai?" disse Sam tranquillamente.

Jensen sussultò un po' spaventato, distolto da quei pensieri. Sam gli prese la mano per tranquillizzarlo.

"Nessun potere psichico, tranquillo. È solo che posso intuirlo. È come mi guardi, sai? In modo diverso."

"No, non lo faccio..." mentì Jensen.

Sam scosse la testa. "Sì, invece, ma mi piace, lo sai? Voglio dire, mi sono sempre sentito amato da te, ovviamente, ma ora lo fai con una sorta di venerazione mista a sorpresa mistica."

"Io...io non so cosa...."

"Credo sia perché tu ti sei innamorato una seconda volta di me su quella nave e una terza volta di nuovo su quella scialuppa. Hai potuto provare delle sensazioni nuove, hai conosciuto una persona diversa da quella che finora conoscevi e ti sei innamorato di quella persona, poi io sono tornato me stesso e tu sei dovuto tornare all' inizio, ma non hai mai scordato quella persona, lasciami finire..." disse Sam. Infatti Jensen per timore che Sam la prendesse male, aveva cercato di interromperlo più volte ma Sam ci teneva a finire il discorso.

"E proprio quando avevi accettato che quella persona fosse andata via e chissà quando sarebbe più tornata, ti pare di rivederla, non è così?"

"Io...sono sconvolto. Sei uno psicologo, per caso?" chiese Jensen ridendo nervosamente.

"No." rise Sam. "Ma siamo sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda. Le tue sensazioni sono le stesse mie. Ho smesso di provare a ricordare e sto cominciando a ricordare. Oh, a livello conscio non ancora, no, ma a livello inconscio sì. Mi vedi di nuovo come Jared, perché IO mi sento diverso. Mi sento esattamente come tu mi vedi, Jensen. vorrei davvero darti quello che tu vorresti più di ogni altra cosa e cioè i ricordi di te, di noi, ma sappi che anche se non li ho ancora, ora, in questa stanza, in questo locale, aleggia comunque dentro di me il sentimento di quei giorni." Disse, tenendogli entrambe le mani.

Era troppo. Jensen chiuse gli occhi, cercando di arginare le lacrime che ormai erano come un fiume in piena. Sam si alzò di scatto e gli andò in braccio, prendendogli il viso tra le mani.

"Ti amo così tanto." Disse Jensen e a quel punto Sam incollò le labbra alle sue, mentre una lacrima usciva struggente da un occhio di Jensen.

Nel frattempo, Castiel stava arrivando alla locanda. 










Note dell'autrice:  Ragazzi, io stravedo per questa storia. Penso si capisca anche dal modo romantico in cui la scrivo e ieri ho avuto proprio un botto di romanticismo acuto quando mi è venuto in mente questo pezzo xdvolevo proprio che risultasse un capitolo poetico e principalmente psicologico e introspettivo, in cui i pensieri di Jensen prevalevano insomma xd lo ammetto, è una delle storie che preferisco di più tra quelle che ho scritto xd

Nel prossimo capitolo torna Castiel e ci sarà una sorpresa anche per lui :)))  

Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora