Cap 98. La nostra fantastica bromance

29 4 6
                                    

  Sam dormiva beatamente nella stanza, dopo che lui e Jensen avevano fatto l'amore. Jensen invece era uscito dalla stanza, incapace di prendere sonno, sperando che Sam non si svegliasse.


Entrò piano nella stanza di Castiel e Jo.

"Jensen? che cosa..." chiese Castiel, sorpreso, vedendo la porta aprirsi piano.

"Ti ho svegliato?" chiese Jensen.

"No, forse...un po'." Disse Castiel, un po' confuso, guardando Jo che dormiva.

"Senti, io...lascia perdere, scusami." Disse Jensen, facendo per andarsene.

"Jens, aspetta, maledizione. Non puoi andartene così, cos'hai? Stai male?"

"Io...credo di aver bisogno di parlare un po'."

"Hai litigato con Sam?"

Jensen scosse piano la testa.

"Ok, ascolta. Aspettami giù. Dammi un attimo, o forse due, il tempo di mettermi qualcosa addosso e arrivo, ok?"

Jensen annuì ma prima che se ne andò, Cas vide l'ombra di un sorriso malizioso sul suo volto.

"E non ridere!" lo minacciò.



Jensen scese la scale, riflettendo. Di norma non avrebbe mai rotto le scatole a Castiel di notte, buttandolo quasi giù dal letto, ma si sentiva troppo agitato.

Castiel dal canto suo, cercava di infilarsi i jeans al buio per non svegliare Jo, inciampò un paio di volte e poi si mise a tastare la camicia che era appoggiata sulla sedia, per infilarsela.

Ridacchiò tra sé e sé. Gli piaceva questa piccola fuga notturna. Gli sembrava di tornare indietro al periodo dell'adolescenza e poi se si trattava di Jensen, era contento di farlo. Era il suo migliore amico. Castiel adorava Sam, ovviamente, ma Jensen era il suo preferito e anche se rispettava e amava il loro amore, avevano sempre così pochi momenti insieme per loro due.

Scese le scale della locanda e trovò Jensen seduto sul divanetto rosso ad aspettarlo, che guardava il camino.

Riflettè sul fatto che solo poche ore prima, Jo era seduta davanti a quello stesso caminetto e avevano avuto quella conversazione sui traumi d'abbandono. Ora, Jensen, poco distante da dov'era lei, sembrava avere lo stesso sguardo perso.

Ma avevano preso per caso quella stanzetta per una stanza di un terapista?

Forse anche Jensen voleva parlargli di traumi d'abbandono! Non era sicuro di essere pronto per un'altra conversazione di questo tipo! Era troppo sobrio!

Si immaginò Jensen chiedergli: "Ma secondo te, io e Sam ci amiamo per davvero o siamo obbligati a farlo?"

Decisamente Castiel era troppo sobrio per quella conversazione. Lui credeva che l'amore tra i due fosse reale e perfetto, ma ciò non cambiava il fatto che era davvero troppo sobrio.

Diede un'occhiata alla vetrina di bottiglie alcoliche, pensando a quale avrebbe potuto prendere per rimediare al fatto che era troppo sobrio.

Poi Jensen lo richiamò.

"Castiel! Vuoi venire qui o ti sei incantato?"

Sembra molto nervoso pensò Castiel, poi pensò ancora: Che stupido che sono, probabilmente è solo spaventato per la nostra missione suicida, come Jo.

Si avvicinò e si sedette sulla poltrona davanti a lui, ma Jensen disse:

"No, siediti qui. Vicino a me." disse Jensen, indicando il divanetto.

Deve stare più male di quanto pensassi stabilì Castiel, facendo come gli aveva detto.

Si sedette al suo fianco e Jensen gli fece un sorriso grato.

" Sam?" gli chiese, sperando di non sbagliare tasto.

"Dorme." Disse Jensen. Dal tono di voce non sembrava che avessero litigato, stabilì Castiel.

"Prima, abbiamo fatto l'amore..." disse Jensen, sorridendo di nuovo al ricordo.

Il volto di Castiel si addolcì. Decisamente non hanno litigato pensò. Era sollevato.

Senza pensarci, disse: "Anche io e Jo..."

Jensen fece una faccia sorpresa. "Tu e lei avevate già..."

"No, stanotte, era la prima volta." Disse Castiel, arrossendo un po' e dandosi mentalmente dell'adolescente. Capì che era la cosa sbagliata da dire, quando Jensen gli rispose, frustrato:

"Cazzo, sono un idiota..."

"Jensen, ma no, sta tranquillo...."

"No, no, no, era la vostra prima notte e tu certamente avresti voluto restare con lei a guardarla tutta la notte o respirare l'odore della sua pelle, tutta la notte e io...ti vengo a buttare giù dal letto, perdonami, non sapevo.."

In effetti era un po' vero quello che diceva Jensen. Di certo a Castiel sarebbe piaciuto fare tutte quelle cose, ma non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, vedendo come stava Jensen ora.

"Jensen, adesso piantala o ti do un pugno. Sono sceso qui perché sono preoccupato per te, perché sei mio amico e se hai voglia di parlare dopo aver fatto l'amore con l'amore della tua vita, beh, deve essere qualcosa di abbastanza grave o serio o entrambe le cose, perciò ogni minuto che lasci passare senza dirmi chiaramente che cos'hai, mi fai agitare ancora di più, quindi smettila di fare il coglione e dimmi che diavolo hai, cazzo!"

Jensen rimase per un po' senza parole. Castiel perdeva raramente la pazienza con lui. Doveva essere davvero preoccupato.

"Io...io non ho litigato con Sam, Cas. io sono preoccupato per Sam." disse Jensen.

"Oh...per la questione che non deve più uscire dal corpo?" Castiel si diede mentalmente dell'idiota per la seconda volta. Aveva totalmente dimenticato il diverbio di solo poche ore prima, come aveva potuto? Altro che discorrere sull'amore delle anime gemelle.

"Sssì. Non è solo per quello."

Cas capì dal tono di Jensen che forse anche Jensen era riuscito temporaneamente a dimenticare quello che era successo e lui come un idiota irrecuperabile gliel'aveva appena ricordato, ma se non era quello, cos'altro poteva essere?

"La...la missione? La nostra missione?" chiese Castiel a quel punto.

"Sì."

Per fortuna almeno una l'aveva azzeccata. Almeno non sarebbe passato da idiota per tutta la notte. Se fosse stato dentro un reality show a quest'ora sarebbe stato preso in giro ad oltranza dai forumisti.

"Il fatto è che....sono quasi pentito, Cas."

Castiel sollevò le sopracciglia. "Pentito? Di cosa? Di aver intrapreso questo viaggio?"

"Sì, cioè NO. Il fatto è che sono pentito di aver trascinato anche lui."

"Ma Jensen" disse Castiel, cercando di farlo ragionare. "Sono i suoi genitori, come avresti fatto a lasciarlo fuori? Non te l'avrebbe permesso..."

"Io...io non lo so, ma...vedi, ne abbiamo passate così tante. Sam ne ha passate così tante, quando è venuto a salvarmi, assieme a te, per liberarmi dalla base...e poi tutto quello che abbiamo passato, per mantenerci al sicuro e ora lo sto riportando in mezzo al pericolo."

"Jensen.."

"Avrebbe potuto restare a casa...con Bobby...e con John...forse avrebbe anche potuto completare la cura. Saremmo andati io e te e poi saremmo tornati, gli avremmo riportato i suoi genitori, o saremmo morti provandoci, ma almeno lui sarebbe rimasto al sicuro."

"Jensen..."

"Noi siamo dei soldati, abbiamo più possibilità...ma Sam...lui non è addestrato a combattere. Se dovesse trovarsi in pericolo, io ho paura. E se non fossi in grado di proteggerlo?"

Anche Cas aveva paura per Sam, ma era consapevole che non potevano tenerlo sotto una campana di vetro per sempre.

"Jensen, Sam è forte. Lo so che parte di te continuerà a vederlo come un bambino, ma non puoi tenerlo sotto una campana di vetro per sempre. Prova a pensarci: saresti stato più tranquillo se fosse rimasto a Venezia, con il precedente di un tentato omicidio ai suoi danni nella sua casa? Davvero? Saresti stato tranquillo sapendo che qualcuno avrebbe potuto tendergli un agguato e noi eravamo lontani da lui per poterlo proteggere?"

Jensen rabbrividì a quell'idea.

"Almeno è qui con noi." disse Castiel dolcemente "Ma, te lo do come consiglio, Jensen, devi lasciare che Sam riesca anche a camminare sulle sue gambe..."

"Io...io non..."

"So che vuoi proteggerlo, ma devi farlo per lui. Se continuiamo a tenerlo sotto la nostra ala, lo faremo diventare debole, incapace di proteggersi e io sono convinto che Sam non è così. Sam è fortissimo, quindi non lasciare che diventi così. "

Jensen ci pensò su.

"Deve essere forte, perché se non dovessimo essere vicini a lui, per qualche sfortuna del caso, deve saper proteggersi e cavarsela da solo." Disse ancora Castiel con convinzione.

"Sì, hai ragione, Cas." disse Jensen e poi inaspettatamente lo abbracciò.

"Jen? Che ti prende adesso?" chiese Castiel sorpreso.

" Mi dispiace per questo." Disse l'altro.

"Oh, ma dai, un abbraccio non è poi così grave." Disse Castiel.

"Stupido. Intendevo...questo! Questo trascinarti sempre con me dappertutto. In tutti i miei casini."

Castiel sorrise. "Amico, è così da quando eravamo bambini. Da quando ho conosciuto te...e Sam. Sono rimasto intrappolato con voi." Disse con dolcezza, esprimendo tutto il suo affetto.

"Già...e poi alla fine sei stato catturato anche te, da quei bastardi. Hai mai pensato che forse..."

"È stata colpa vostra? Nah, non credo e poi se anche fosse, che mi sono ritrovato in quest'enorme spirale perché vi ho conosciuti, sai che c'è? Sono contento. Ho gli amici migliori che potevo desiderare, ho la ragazza che sogno e di cui sono innamorato e poi sono un super soldato, cazzo!"

Jensen rise. "Forse adesso non più."

"Già...adesso siamo ripuliti." Convenne Castiel. "Ma quello che ti insegnano là, non sono cose che puoi scordare in tutta la vita, vero?"

"Diavolo, no. Tutti quegli allenamenti...le lotte..i combattimenti. Alzarsi sempre alle cinque di mattina per allenarsi con la squadra e poi fare boxe..."

" Tenere in braccio Sam e cullarlo facendoti da spettatori mentre ti allenavi, perchè seppur mezzo addormentato, non voleva restare da solo se non c'eri anche te..." cantilenò Castiel.

Jensen sorrise al ricordo.

"E poi quando finivo gli allenamenti e correvo da voi per dargli un ultimo bacio prima..."

"Che sparisse ancora per diverse ore indefinite e a volte non arrivavi in tempo..." disse Castiel.

Jensen sospirò. "Era sempre una maledetta corsa contro il tempo."

"Non dirmi che rimpiangi quegli anni?"

"Cosa? La violenza, il senso di solitudine, di vuoto? No, ma quando persi la memoria a Venezia, avevo così terrore di aver perso per sempre quegli anni. Sono felice poi di averli ricordati. Non riesco ad immaginare di perdere il ricordo di quegli anni, perché, per quanto terribili possano essere stati, per quanto possa essere stato struggente e deleterio vivere come schiavi, eravamo...."

"Insieme. Eravamo una famiglia." Concluse Castiel.

Jensen sorrise, poi i due si abbracciarono.

Poi sentirono dei passi che un po' incerti cercavano di risalire le scale senza farsi notare.


"Chi...chi c'è, là?" chiese Jensen, sciogliendo l'abbraccio.

Sam fece capolino dall'ombra.

"Sam!! Ma sei impazzito? Vuoi farci prendere un infarto?" chiese Castiel.

"Scusatemi!!" disse imbarazzato l'altro. "Io non volevo...intromettermi, ecco."

"Hai sentito tutto, piccola peste?" chiese Jensen.

Sam annuì imbarazzato e Jensen rise, allargando le braccia. "Vieni, avanti."

Sam sembrò titubante.

Castiel lo incoraggiò. "Avanti, vai dal tuo amore. Io me lo sono già coccolato abbastanza direi. È il tuo turno!" scherzò Castiel.

Sam sorrise e decisamente più allegro corse in direzione di Jensen, con il suo pigiama viola di flanella, volando tra le braccia di Jensen, che lo strinse forte, poi Sam gli si mise in braccio, accucciandosi contro il suo petto.


"Potevi venire prima, peste." Disse Jensen.

" Non volevo rompere. E poi voi volevate parlare da soli." Disse Sam.

Castiel roteò gli occhi. "Sam, quando te lo metterai in testa? Noi tre, tutti e tre, siamo una famiglia. Non vi sbarazzerete così facilmente di me e preparatevi che ho intenzione di ritagliare uno spazietto anche per la nuova arrivata Jo. Saremo la vostra tortura eterna."

Sam sorrise felice e a Castiel sovvenne il pensiero volante che forse adesso era di troppo, ma poi, Sam allungò la sua mano a prendere quella di Castiel, così, senza dire niente.

Come fare a non sciogliersi davanti a tanta dolcezza?










Note dell'autrice: 

Penso che non mi stancherà mai di raccontare la bromance tra Sam, Jensen e Castiel xd mi piace troppo xd raramente riesco ad arrivare a così tanti capitoli e avere ancora così tante idee da scrivere. questa storia mi ha scombussolato un casino ahhahh

mi piace da matti raccontare degli anni che hanno passato alla base. Certo era tutt'altro che un paradiso, ma erano insieme ^^
Comunque, quando Cas racconta di Sam, che lo cullava, forse all'inizio non ho specificato bene, ma intendeva che lo cullava mentre Sam insisteva per assistere agli allenamenti di Jensen, anche se poi stremato, si addormentava xd

Jensen poi correva subito da loro per riuscire a salutarlo, prima che andasse via, ma spesso non faceva in tempo. :))  

Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora