Cap 59. A Manhattan

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Era giunto il giorno. Jared e Jensen stavano viaggiando sull'aereo che li avrebbe portati a Manhattan per portare Jensen al prestigioso ospedale per la cura.

L'aereo era personalizzato per portare apposta i pazienti che si sarebbero sottoposti alla cura. Ovviamente non potevano viaggiare con la gente normale, eccetto i famigliari, che li accompagnavano.

Jared stringeva la mano di Jensen, con amore, mentre controllava che stesse bene.

"Jared, tutto questo, il fatto che tu sia qui, significa molto per me."

"Non avrei potuto farti andare da solo. Come ti senti?" gli chiese Jared.

"Mi brucia la gola da impazzire. Jared, promettimi che mi starai vicino. Ho paura."

"Non ti lascerò neanche per un attimo. Questo incubo sta per finire, amore mio. vedrai che dopo starai bene!" gli disse Jared, facendogli una carezza sul viso.

In quel momento arrivò la hostess con le bevande.

"Gradite un succo d'arancia?"

"Sì. Due." Disse Jared.

Quando se ne andò, Jensen rise.

"Cosa c'è di tanto divertente?" chiese Jared.

"La hostess. Suppongo che in un mondo in cui non sono follemente innamorato di te, la troverei sexy."

"Oddio, no. Esiste un mondo del genere? Deve essere terribile." Lo prese in giro Jared, dandogli un bacio.

"Sono d'accordo." Rispose Jensen.






*

Quando arrivarono a Manhattan, si incontrarono con Bobby, John e Castiel in un ristorante lussuoso per la cena.

"Non credete che tutto questo...sia un po'...affrettato? Intendo dire che, forse dovremmo festeggiare dopo!" disse Jensen, tirato a lucido, in completo nero e cravatta bianca.

"E noi invece festeggiamo ora perché siamo gente stramba." Rise Bobby.

"Io avrei da fare un discorso." Disse Jensen con aria seria.

Restarono tutti zitti in attesa.


"Questo deve essere un momento tranquillo e goliardico e apprezzo quello che state facendo per me...questa cena, tutto per distrarmi da quello che capiterà domani, che è una cosa importante. Per distrarmi dal dolore o dalla paura del dolore. Sento di dover dire delle cose prima, perché non voglio che possiate pensare poi, che non l'ho fatto prima, perché non ero capace di sentimenti umani! Devo fare le mie scuse a....Jared, l'ho fatto già tante volte, ma correndo il rischio di suonare noioso, mi rendo conto che tutte le scuse del mondo non possono compensare l'amore che mi ha dato e che mi continua a dare giorno per giorno. Mi sento un uomo molto fortunato e non vedo l'ora di guarire, per cominciare a compensarlo come si merita!"


Ci furono degli applausi fragorosi, mentre Jared e Jensen si baciavano.

"Il che, suonava molto come un discorso da matrimonio!" lo prese in giro Bobby.

"Oppure come una promessa hot." Rise Jared, passando un dito sulle labbra di Jensen, che ammiccò.

"Aspetta che sono guarito e vedrai." Disse Jensen, ammiccando di nuovo.

Risero tutti e poi Jensen continuò.

"Devo fare le mie scuse a John, per tutto quello che ho fatto passare a Jared. So che è come un figlio per te e non potrei desiderare un padre migliore per lui." Disse Jensen, facendo commuovere John.

"Bobby, i nostri rapporti, come sai, sono problematici ultimamente. Ce l'ho ancora con te, ma...non posso dimenticare quello che hai fatto per me quando ero solo, sperduto e sofferente, in fuga dall'amore della mia vita. Ero perso e tu mi hai raccolto, mi hai accudito, mi hai aiutato a farmi capire chi sono. Questo non posso dimenticarlo e spero davvero che il nostro rapporto continui, in modo che tu mi aiuti ancora a capire chi sono, come solo un padre può farlo con un figlio."

Altri appalusi fragorosi e lacrime tra tutti quanti.

Bobby andò ad abbracciare Jensen, che ricambiò, poi l'emozione fu troppa e Jensen uscì dal locale, mormorando un

"Scusatemi."



*

Dieci minuti dopo, Bobby raggiunse Jensen fuori dal ristorante, sotto la veranda cui Jensen era seduto su una sedia.

"Sai, tra qualche minuto verrà servito un ottimo soufflé alla fragola e cioccolato." Gli disse Bobby.

"Wow. Non posso certamente perdermelo." Disse Jensen, abbozzando un sorriso.

Bobby si sedette vicino a Jensen.

"Sai, non sono mai stato bravo con le parole. Non in pubblico. Non so perché... è come se le emozioni diventassero d'un tratto troppe e mi si bloccassero in gola. Fa parte del mio carattere. Credo."

"Bobby, non devi giustificarti..."

"Penso però che queste cose tu debba saperle, quindi te le dico ora. Mi dispiacerebbe molto se tu mi portassi odio per non averti detto prima come stavano le cose, Jensen."

"Bobby, non devi..."

"Lasciami finire. La mia situazione, sai...non era facile. Avevo paura. Paura di addossare un peso troppo grande ad un bambino, anche se era mio figlio...e quindi sono fuggito...non ho pensato che fosse troppo grave. Non ho pensato al fatto che stavo abbandonando mio figlio, perché dentro di me pensavo di salvarti. Mi sei mancato, Jensen. ho pensato spesso in questi anni, al bambino che non ho potuto crescere e che non avevo mai conosciuto. Se avessi saputo che il mio sacrificio fosse stato vano, perché quei bastardi ti hanno trovato comunque, sarei tornato indietro e avrei fatto tutto il possibile per trovarti, ma io...non lo sapevo..."


"Perché mi stai dicendo queste cose?"

"Perché non devi pensare che tuo padre ti ha abbandonato o che non ti ha voluto. Se non ti ho detto niente fino adesso, era perché quando ti ho conosciuto, non sapevo chi tu fossi, poi l'ho capito, ma tu eri già andato via e poi dopo sono successe tante di quelle cose...non volevo aggiungere ulteriore stress e più egoisticamente, avevo paura che mi odiassi."

"La mamma...sono anni che non la vedo."

"Anch'io, ma se tu vuoi, potremo provare a ritrovarla insieme, che ne dici?"

Jensen abbozzò un sorriso. "Sì."

Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora