Cap 5. Un incubo...o forse un sogno..

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Quindi…siamo a Venezia!” disse Jensen, appena sbarcarono al porto.

“Già…” disse Jared. “È qui che…dovevo arrivare…e a quanto pare ho rischiato di non vederla mai…” disse Jared, un po’ triste.

“Woah, è la tua prima volta a Venezia?” chiese Jensen, cercando di distrarlo.

“Sì.”

“Anche la mia.” disse Jensen, raggiante.

“Bene..uhm…entrambi su quella nave, entrambi senza memoria ed entrambi a Venezia per la prima volta…se trovo un altro punto in comune, ti chiedo di sposarmi.” Scherzò Jared.
“C’è anche : entrambi a Venezia, insieme.”  disse Jensen, malizioso.
Jared quasi arrossì e disse: “Okay, per questa volta passo.” E Jensen rise.
 
Restarono seduti sulle panchine di piazza Sam Marco ancora un po’ e poi Jensen ruppe il silenzio.

“Bene, allora…arrivederci, Jared, e buona fortuna!” disse, schiarendosi la voce.

“Ehi, dove pensi di andare?” gli chiese l’altro.

“In un motel, presumo…ho sonno.” disse Jensen.

“Senza memoria e in questo stato? Non se ne parla, vieni a casa mia!”

Jensen lo guardò stranito. “Hai una casa qui, a Venezia?”

“Certamente. Non sarei arrivato qui, senza la sicurezza di un posto dove sistemarmi.” Disse lui.

“Sei più responsabile di me, presumo…” disse Jensen. 

“Non è detto. Forse anche tu hai una casa qui, domani la cercheremo insieme.”

“E come? Non sappiamo neanche se ero diretto anche io qui.,..forse dovevo andare da tutt’altra parte.” rise Jensen.

“A maggior ragione non posso lasciarti andare via da solo, in questo stato. Disorientato come sei, potresti cadere di nuovo in acqua ed esser mangiato dal mostro del lago di Loch Ness.” Disse Jared.
Jensen rise ed accolse la proposta di Jared.
 
 
 
 
*

A casa di Jared, Jensen assisteva intenerito alla visione di quel ragazzo che sistemava il divano meglio che poteva per il suo ospite, mettendoci sopra anche una coperta.

“Se dovesse venirti sete e volessi una birra, il servizio alcolici è nella vetrina in salotto, proprio lì…” gli disse, indicando l’armadio di fronte. “Ma se invece preferisci qualcosa di analcolico, non devi far altro che aprire il frigorifero, in cucina.”

“Jared…perché stai facendo questo? Perché stai accogliendo in casa un perfetto sconosciuto? Non ricordo chi sono, non sai nulla di me e io non posso darti certezze che sono una persona perbene, perché non ricordo neanche io chi sono…ripeto: perché lo stai facendo?”

“Questo è un mio vecchio pigiama…dovrebbe andarti bene lo stesso, anche se abbiamo una muscolatura diversa…dimmelo comunque, se ti va stretto.” Disse Jared.

“Jared, dico sul serio.”

“Ascolta, amico…forse voglio solo aiutare un mio simile, che, proprio come me, si è trovato nella stessa dannata situazione e non sa come ci è finito, okay? Ci siamo incontrati, ti ho medicato quel taglio, e ora voglio essere sicuro che starai bene, prima che te ne andrai.”

“Ma anche tu hai bisogno di aiuto…” obiettò Jensen, colpito.

“Non si aiutano le persone perché anche loro aiutino noi…le si aiuta e basta. Ora dormi.” Disse Jared, sorridendogli e andando via.
 
 
 
 
 
 
 
*

Jensen era tornato bambino e giocava da solo nella sua cameretta, con i lego.

“Ne avete uno solo?” chiese una donna nell’altra stanza.

“Sì, per carità…uno basta e avanza." disse l’altra donna.

Jensen non voleva ascoltare. Quelle persone non stavano dicendo niente. Lui non era solo. Mai.

“Non preoccuparti, Jens…non ascoltarli. Tu non sei solo. Io non ti lascerò mai." Disse la voce di un bambino, al suo fianco.

Jensen sorrise e si voltò verso il ragazzino al suo fianco. Sorrise.

“Lo so, Sammy, ma ora continua a muovere quei pezzi. Il castello non si costruisce da solo.” 
 
 
 
 

*

Il sogno finì e Jensen si ritrovò a vagare in cucina, da solo. Non accese neanche la luce, e quindi inciampò, andando a sbattere contro alcuni mobili, facendo un po’ di rumore.

“Amico, che succede?” chiese Jared, accendendo la maledetta luce.

“Perdonami, non volevo svegliarti…è che non riuscivo a dormire.” si giustificò Jensen.

“E speravi di tornare nel mondo dei sogni, subendo un colpo in testa? Beh, ci sei andato molto vicino, amico…ma perché diavolo non hai acceso la luce?”

“Scusa…non ci ho pensato. Un incubo.”

“Mi sembri un po’ confuso, e dici *scusa * un po’ troppo spesso. Stai bene?”

“Non ne sono sicuro.” Rispose sincero l’altro.

“Vuoi…venire a dormire di là con me?”

Jensen lo guardò interrogativo.

“Non credo che tu dovresti restare da solo stanotte. Tranquillo, non è una proposta sessuale.” disse Jared sorridendogli.

Jensen gli sorrise, infinitamente grato.
 
 
Entrarono nella camera di Jared, con un solo letto matrimoniale.

“Sì, ehm…c’è un solo letto, però…” cominciò Jared.

“Tranquillo, J…non ci sono problemi…ho già condiviso il letto con i miei amici.”

“Quindi adesso siamo amici?” gli sorrise Jared.

“Uhm…” sorrise Jensen, senza rispondere.
 
 
 
 
 
Jensen si addormentò piuttosto in fretta nel letto di Jared. All’inizio tutti e due si erano preoccupati di non toccarsi o sfiorarsi nel letto, ma poi non si sa perché, si ritrovarono vicini, e la testa di Jensen finì molto vicino al petto di Jared.

Anche il braccio di Jared finì a circondare il collo di Jensen.

Entrambi avevano ricercato riparo l’un con l’altro, durante il sonno, senza neanche accorgersene.


Amore e Morte nel mirino - SoulmatesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora