Capitolo 63

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Mi sveglio tardi e mi accorgo subito che Albi, invece, è già in piedi da un po'. Scendo le scale di corsa e lo trovo già vestito di tutto punto.
-Buongiorno dormigliona!-
-Perché non mi hai svegliata!?- la mia domanda è un po' accusatoria.
-Mi dispiaceva, dormivi così bene- sorride, un po' tirato però.
-Stai uscendo?- noto che ha anche le scarpe.
-Sì, vado ad allenamento.-
-Così presto?- è da poco passato mezzogiorno.
-Ci vado un'ora prima, preferisco iniziare prima che arrivino gli altri, così ho meno distrazioni. Spero che il dottore mi dia il permesso di giocare.-
-Cerca di non strafare..- mormoro.
-Tranquilla. Ah, ti ho lasciato delle cose per pranzo, puoi scaldarle al microonde.- mi stampa un bacino, prima di uscire.
Vorrei dirgli che non me ne frega un bel niente del pranzo. E a dirla tutta, neanche dell'allenamento e della partita. È lui che mi preoccupa. E vorrei urlarglielo, invece me ne sto in silenzio a guardarlo uscire, a guardarlo scivolare via da me.
Me ne torno di sopra, in camera, meditabonda e mi siedo sul letto. Cerco di ripercorrere i momenti della nostra storia. Andava tutto bene, tutto troppo bene, prima che lui andasse in ritiro. Ma al ritiro è stato male e quando è tornato era così. È distante, non sembra neanche più lui, ancora di più, dopo ieri sera. Continuo a ripetermi che sono tutte mie paranoie, lui ha avuto un attacco di panico e ora è preoccupato di guadagnarsi un posto in squadra. Potrebbe essere una reazione comprensibile, magari ha solo bisogno di una ragazza che gli stia vicino. Forse non è niente che ha a che fare con me.
Oppure ho qualcosa davanti agli occhi e non voglio vedere cos'è?
Sono davvero così ingenua da non capire che c'è un'altra? Potrei chiederglielo, chiaramente. Ma la verità è che ho troppa paura della risposta, mi accorgo con disagio. Ma se avesse trovato un'altra mi lascerebbe, no? Proprio come Francesco, proprio come avevo temuto.
Forse vuole lasciarmi e non sa come fare. Per quello trova un sacco di scuse per non fare l'amore.
Oh no!
Mi rigiro il suo anello tra le dita, mentre le lacrime mi offuscano la vista.
Dopo aver singhiozzato un po', cerco di farmi coraggio. È inutile fasciarsi la testa prima del tempo, l'ho già sperimentato. Mi aggiro nella sua stanza come una belva in gabbia, in preda al nervosismo; dopo un po' inizio a frugare tra le sue cose.
Dannazione, mi sento stupida! In condizioni normali non l'avrei mai fatto e poi, cosa spero di trovare?
Nel cassetto del comodino ci sono la foto della sua famiglia e il collage di foto che gli avevo regalato lo scorso autunno. Un po' mi commuove.
Inizio a guardare più distrattamente nell'armadio. Devo dire che è abbastanza ordinato, per essere un maschio. Sotto agli attaccapanni dei pantaloni c'è un portafoglio in pelle nera, dev'essere caduto da qualche tasca. Lo raccolgo, è un portadocumenti, in realtà. Anzi, un porta-assegni. Non l'avevo notato data la mia poca dimestichezza con i soldi.
È strappato un solo assegno, porta la firma e la cifra: 1.980 euro.
"Non ti risulta che abbia speso di recente circa 2000 euro?" la voce di Nicole mi rimbalza nella testa.
Non posso crederci.
Non ha un'altra, ma una escort.
Lui è un uomo di quel genere??
Impossibile!
Rimetto il portafoglio dov'era, prendo le mie cose e torno a casa. Non c'è nessuno, Francesca mi ha avvisata che arriverà stasera. Non riesco a smettere di pensare che non sia una coincidenza. Anche se, a pensarci bene, non credo che una escort si farebbe pagare in assegni, meglio i contanti che non lasciano tracce. E ci sono un sacco di cose che Albi potrebbe aver comprato con 1.980 euro. Sembra un prezzo di listino, che so, per un divano o una tv superfiga con l'home theater. Ma come faceva Nicole a sapere che lui aveva speso quei soldi? Inutile, a pensarci diventerò pazza. Devo stare calma e parlare con lui. Più facile a dirsi che a farsi, però.

Devo dirglielo.
Ma come faccio?
Devo prendere il fegato in mano e dirle tutto quello che è successo, dall'inizio.
E se non capisse? La perderei.
Devo rimettere a posto le cose, devo farmi restituire la collana e non vedere più Nicole.
Sì ma la verità è che quella tizia mi annebbia il cervello.
Da un lato non posso confessare a Siria che l'ho tradita, le farei troppo male e non voglio.
Però così mi tormento nei sensi di colpa.
E lei se ne accorgerà che qualcosa non va, anzi, se ne è già accorta ieri sera.
Cosa devo fare?
È un rompicapo da cui non riesco ad uscire.
So solo una cosa: io amo Siria, non voglio perderla!
Per tutto l'allenamento sono stato con la testa altrove e questo non aiuta. Unica nota positiva, il dottore mi ha dato il via libera.
Torno a casa e lei non c'è. La chiamo.
-Ehi, pensavo che restassi da me per cena, oppure potremmo mangiare fuori-
-Ah scusa, è che ero già d'accordo con Cesca di cenare insieme-
-Mi dispiace, con questi allenamenti ti sto trascurando troppo- ammetto.
-Spero che ci saranno momenti migliori- il suo tono è così amaro. Sembra quasi che sappia. Mi fa troppo male.
-Siri?-
-Sì?-
-Ti amo-
-..sì, anch'io- è la sua risposta. Calma ma un po' triste. O forse è solo la mia impressione. Mi sento perso quando lei è distante da me. Forse farei davvero meglio a rimettermi nelle sue mani e confessarle tutto quanto. Forse sono ancora in tempo per non perderla.

L'amore è un'altra cosa - Stella Marina || A. PaloschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora