Capitolo 72

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Quella porta chiusa. Mi ha veramente distrutto. Fino a quel momento avevo pensato che sarebbero bastate le parole a rimettere a posto le cose, che dire la verità, per quanto difficile, sarebbe stato sufficiente a farle capire che nel mio cuore c'è posto solo per lei. Invece, non ha nemmeno voluto ascoltarmi. Non mi ha dato neanche una possibilità.
Mi sento totalmente impotente e non vorrei sentirmi così.
Nella mia testa, continuo a rimproverarmi di non aver fatto diversamente, di non essere stato abbastanza forte con Nicole, di non essere stato abbastanza coraggioso con Siria. Se glielo avessi detto prima! Ho tanti 'se' in mente, ma ormai, indietro non si può più tornare. Perché mi ha seguito quella mattina?? Se non l'avesse fatto, ora che ho la sua collana, sarebbe tutto a posto. Pensavo si fidasse di me, invece sospettava. O sapeva, maledizione!
Scaglio l'ennesimo pallone alla cieca verso la rete, incurante della pioggia che scende.
Mi è rimasto solo questo. L'allenamento, il calcio, il mio sogno. Ma mi sento così vuoto, senza di lei. Mi sento come se fossi appena stato violentemente sbattuto fuori dal paradiso, dritto nell'inferno, senza possibilità di replica.
Perché è l'inferno, senza di lei, è dove mi ha mandato lei, appunto.
Ho sbagliato, lo so, però io la amo ancora. E lei, se mi ama, potrebbe almeno darmi uno spiraglio. Invece niente, solo una porta sbattuta in faccia.
La sentivo piangere, ma non potevo raggiungerla. Ogni minuto che passava, sentivo il cuore sbriciolarsi, un pezzo alla volta.
Non voglio credere che tutto quello che siamo stati insieme, sia finito. No, non ci credo, non mi arrendo. Ma in questo momento, non so come fare.
-Albi, vieni??-
Sento Ace che mi chiama.
-Vai pure avanti..-
-Oh, ma che hai oggi?? Senza offesa amico, ma sei più nero di Niang!- mi mette una mano sulla spalla. Io lo scanso, tirando un'altra pallonata che si stampa sul palo, con un tonfo sordo.
-Lasciami in pace!-
-Eccheccazzo, vuoi dirmi qualcosa?!?- mi si para di fronte.
-Togliti da davanti.-
-No, finché non mi avrai detto che hai.-
-Niente!-
-Raccontalo a qualcun altro!-
Mi lascio trascinare negli spogliatoi, gli altri sono già tutti vestiti. Non vorrei sputare il rospo, anche perché è particolarmente amaro.
Lui tira ad indovinare.
-C'entra Siria? Avete litigato? Non l'ho vista alla partita..le avevo anche mandato un messaggio, ma poi non mi ha più..ehi che fine ha fatto il mio telefono??- esclama, palpandosi in tutte le tasche. Poi fruga nella borsa.
-Che ti ha detto??- gli afferro il braccio, convulsamente.
-Niente, solo che era a Verona, poi le ho scritto di nuovo ma non so se abbia risposto o meno, visto che non trovo il telefono..ma mi dici cosa è successo??-
-Mi ha lasciato. E non vuole vedermi, né parlarmi.- abbasso il viso.
-Cosa?? E perché??-
Io mi infilo in doccia, senza rispondere.
-Dai lo sai che ha un caratterino mica da scherzi, ma quando le passa l'incazzatura, farete pace.- Lo sento dirmi dal cubicolo a fianco. Ma lui che ne sa?? Non sa niente di noi!
Esco senza guardarlo, mi vesto in fretta, me ne voglio andare.
-Ehi non mi aspetti?? Hai proprio il coglione girato!-
Mi mordo le labbra. -Voglio stare solo.-
Lui non demorde e mi insegue.
-Fammi uno squillo!- insiste. Di malavoglia, lo accontento.
Sentiamo un telefono suonare vicino alla macchina. Ma lì c'è una ragazza, Denise.
-Non ci posso credere! Come ha fatto ad entrare anche qui?? E come ha fatto a fregarmi il telefono??- proferisce Acerbi a denti stretti. Mi dispiace per i suoi problemi, ma i miei fanno più male.

Sono tornata a Milano per la laurea di una mia cara amica delle superiori e ho scoperto che, stranamente, qui sto meno male che a casa. Quando esco dal rinfresco, piccolo problema: sciopero dei mezzi. Mi fa piacere scoprirlo, dopo essermi lavata per mezz'ora alla fermata del tram! Cesca non ha la macchina, sua cugina è al lavoro. Ho due alternative: piedi o taxi. Però aspetta, potrei chiamare Ace, visto che mi aveva anche chiesto che fine avessi fatto e io non gli ho più risposto perché non volevo dirgli di Paloschi. Però ora sarà ad allenamento, con Alberto.
È inutile, sospiro, oggi sono proprio sfigata.
No aspetta, mi sta chiamando Fra, forse è già tornato a casa..
-Ehi ciao! Sei già a casa?-
-Che cosa vuoi tu ancora da Francesco?!?!?-
Un'acida voce femminile mi gela, non può trattarsi che di lei: Denise. Torno alla mia affermazione di prima: oggi non è giornata!
-Ah! No..niente..non importa..- soffio, rassegnata, e tra parentesi, meno male che loro hanno smesso di vedersi!
-Cioè ancora lo tampini? Vedi di sparire!- rincara quella.
-Guarda che è stato lui a dirmi che non vi vedevate più..- la prossima volta Ace mi sente..
-Si come no! Fai sempre la finta tonta..ora che non hai più Paloschi, torni a cercare Francesco..sei patetica!-
-Ah la patetica sarei io?!? Ma senti da che pulpito!- mi difendo. Ma questa?? Poi come fa a sapere già di me e Alberto??
-Abbassa la cresta sciacquetta! O non ti è bastata la lezione che ti abbiamo dato?!? Ricordati che noi otteniamo sempre quello che vogliamo!!-
Ha messo giù. Ma di che diamine sta parlando?? Dio che odio! Fantastico, ora voglio proprio vedere cos'altro mi capita perché quando la giornata è storta, è storta! Detto, fatto. Torno a piedi in zona universitaria e i taxi sono già tutti occupati. Uffaaaa voglio solo tornare a casa!!

L'amore è un'altra cosa - Stella Marina || A. PaloschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora