Sono tornata a Verona, dopo aver lasciato un messaggio a Francesca. Ho pianto durante tutto il tragitto in treno. Anche se l'ho visto con i miei occhi, non riesco quasi a crederci che lo abbia fatto davvero, non dopo tutti i discorsi sulla nostra storia, non dopo che aveva detto di amarmi, non dopo che mi sono fidata ciecamente di lui, non dopo che ieri sera abbiamo fatto l'amore.
Con quelle stesse mani con cui mi toccava, ha toccato lei.
Con quella stessa bocca con cui mi baciava, ha baciato lei.
Come ha potuto farmi questo?
Io lo amavo, lo amavo davvero, ci ho creduto davvero in noi.
E adesso? Non ho più niente in cui credere.
Non mi fiderò mai più di nessuno, dopo questo.
Fa troppo male. Come una pugnalata in pieno petto.
Aver pensato di costruire qualcosa, passo dopo passo e poi accorgersi di avere in mano solo un pugno di sabbia. Mi perdonerò mai per aver pensato possibile stare con lui? Mi perdonerò mai per averlo amato? Penso a me stessa perché su di lui, non ho dubbi, non lo perdonerò mai!
Entro in casa, distrutta. Cerco di sgattaiolare in camera, ma Sandro è in corridoio.
-Laura, sei tu? Ah Siria, come mai qui? Ma che ti è successo???- urla.
Scuoto la testa vigorosamente, non riesco quasi a parlare, sono tutta gonfia di pianto.
-Niente, niente..-
-Come niente?? Ma ti sei vista? Qualcuno ti ha fatto del male??-
-No no!-
-Me lo devi dire, sai? Subito! Non bisogna fidarsi a lasciare andare in giro una ragazza da sola- mi trattiene, non c'è verso di scollarsi. Così mi soffio il naso e cerco di rispondere.
-Tranquillo. È..solo..che.. io..e..Alberto.. abbiamo..rotto..- ad ogni parola un singulto. Sono proprio ridotta male.
-Oh, mi dispiace cara-
Finalmente mi lascia raggiungere la mia camera. Chiudo la porta a chiave e mi butto sul letto, a pancia in giù. Perfino ogni respiro è doloroso. Continuo a piangere, senza riuscire minimamente a fermarmi. Il cuscino è già zuppo di lacrime.Torno a casa, carico di timore e euforia allo stesso tempo. Ho freddo, voglio solo vedere Siria, abbracciarla e sapere che ora posso ricominciare con lei, come se Nicole non fosse mai esistita. Ma il mio appartamento è buio e vuoto, forse lei è tornata al suo, come l'altra volta. Voglio vederla, voglio stringerla, voglio fare l'amore bene come ieri sera o ancora meglio, voglio sfinirmi di risate con lei. Sorrido mentre vado di sopra, ma la luce accesa in bagno mi mette una certa inquietudine. Entro e rimango a bocca aperta: il nome di Nicole campeggia sullo specchio, rosso come il sangue. Poi vedo il rossetto di Siria, spezzato. Nicole. Mi ha seguito fino a casa! Mi perseguita! E Siria? Inizio a chiamarla ma ha il cellulare spento e allora mi accorgo del mio anello sul ripiano, lei lo porta sempre. Ho un brutto presentimento, sento il panico assalirmi e lei è ancora non raggiungibile. E se lo avesse scritto lei, e se lo avesse scoperto? NO! Non adesso che è tutto finito, non ora che ci sono riuscito! Sento il terrore, di nuovo, come in quel maledetto attacco di panico, c'è solo questa luce bianca, questa stanza vuota, questo pavimento freddo, questo sudore gelido, questo respiro sempre più affanoso. Ma questa volta ho la sua collana, seduto per terra la stringo come un amuleto, mettendo faticosamente a fuoco le lettere incise sulla medaglia: 'Ecce crucem domini' Lentamente, recupero un po' di lucidità, quel tanto che basta per pensare a cosa fare. Le devo parlare, devo sapere cosa sa, devo spiegarle tutto, si tutto dall'inizio. Io non volevo, è lei che voglio, lei e basta.
Nonostante tutto devo essermi addormentata perché sento mamma che grida e picchia contro la porta.
Appena apro, mi si fionda addosso.
-Santo cielo, meno male, pensavo avessi avuto un malore, non rispondevi!-
-Che ottimismo..- la mia voce sembra venire dall'oltretomba.
-C'è poco da scherzare, ero preoccupata! E anche Alberto, ha chiamato un sacco di volte-
-Quel maledetto..- sussurro. Non penso che lei abbia sentito, perché mi porge la cornetta del cordless.
-Non gli voglio parlare!- sbotto, indignata.
Sento una voce provenire dall'apparecchio, è Paloschi che urla e che mi chiama. Non sapevo che la chiamata fosse aperta.
-Siri, ti prego ascoltami, non riattaccare!-
-..non abbiamo niente da dirci..- la mia voce è gelida.
-Sì invece! È tutto il giorno che ti cerco. Sei andata via, senza che potessi spiegarti..devo spiegarti..- è incoerente, impanicato.
-Non hai niente da spiegare, ho capito benissimo..-
-No! Non sai niente! Io..c'è un malinteso..ho cercato di..-
Non lo lascio finire perché il sangue che avevo sotto terra, ha raggiunto le meningi.
-QUALE MALINTESO PUÒ MAI ESSERCI?? Io ti ho visto, stamattina. Ti ho seguito a Milanello, perché davvero, se non avessi visto con i miei occhi, non lo avrei mai creduto possibile, non da te. MA TI HO VISTO, MENTRE TI SCOPAVI LA ESCORT, dopo che lo avevi fatto con me ieri sera-
Nel rimembrare quell'immagine di lui con Nicole, mi premono le lacrime. Fanno male, contro le palpebre gonfie, ma non faccio niente per trattenerle.
-Non hai niente da spiegarmi, fidati! So anche quanto l'hai pagata!- gli urlo, piangendo.
-Pagata? Non capisco di cosa parli..ma posso spiegarti tutto! Devo vederti- insiste lui.
-MA VA ALL'INFERNO! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIÙ!-
Chiudo la conversazione, mandando il telefono a schiantarsi contro il muro. Respiro come se avessi appena corso la maratona di New York, le guance sono in fiamme, il diaframma dolorante. Mi calma solo lo sguardo di pura pietà e comprensione di mia madre che mi abbraccia.
-Mi dispiace tanto, tesoro-
Bene, ora lo sa anche lei. E anche Sandro, che scorgo appena fuori dalla porta.
-Vieni dai, è pronto in tavola- tenta di distrarmi.
Peccato che io abbia solo voglia di vomitare l'anima, come se potesse aiutarmi a liberarmi del veleno che ho dentro.
Mi do una sciacquata al volto. Ho gli occhi gonfi come due bogoni. Poi vado in cucina a cercare di ingollare faticosamente due cucchiaiate di minestra.
Desolata, torno in camera.
Vorrei solo sparire dalla faccia della terra.Sono un fantasma per tutta la settimana, mi trascino da una stanza all'altra. Non ho nemmeno voglia di vestirmi, di pettinarmi, di mangiare. Appena c'è qualcuno, vorrei stare da sola. Quando sono da sola, ripenso ad Alberto. Ed è la fine. Mi tornano alla mente particolari con una nitidezza indicibile, delle sue parole, del suo accento, dei suoi movimenti, della sua dolcezza, della forma delle sue mani, di come mi sono innamorata di lui, dell'esatta emozione che ho provato la prima volta che l'ho baciato, il primo gol che mi ha dedicato, la prima volta che ho fatto l'amore con lui. Ad ogni ricordo, è come se il mio cuore si spezzasse ancora, ancora e ancora.
E poi la mente va avanti, poi..le sue bugie, i suoi occhi spenti, gli attacchi di gelosia immotivata. Che cosa provava, che cosa pensava?
Perché mi ha ingannata così?
PERCHÉ MI HA FATTO QUESTO???
Cerco di distrarmi con qualcosa, ma non posso ascoltare musica, che mi ha sempre aiutata, perché in ogni canzone, in ogni strofa, trovo qualcosa che mi lega a lui.
Lo rivedo ovunque, nelle strade della città, nei posti che amo. Non ci potrò andare più, penso con una stretta al cuore. Ogni volta, passerò a testa bassa per non rivedere quella scena in cui ero felice, con lui. Cerco un ponte che non sia connesso a lui e mi fermo a guardare l'Adige; scorre veloce, sotto di me e mi ritrovo a chiedermi quanto possa essere profondo in quel punto. Ho ricominciato a piangere, lo avverto perché il vento mi asciuga le lacrime addosso. Ha iniziato a nevicare. Vorrei sciogliermi anch'io in fiocchi ed essere portata via dall'aria, dall'acqua.
Non lo so cosa vorrei, ma qualsiasi cosa andrebbe bene, pur di non sentire questo dolore.La lacrima che brucia
il vento la consuma,
il nero che mi sporca
tanto poi si lava
e tutto ciò che ho perso
io lo perdo ancora,
mi tengo dentro il vuoto
che di te mi resta.
(Fedez/ FrancescaMichielin - Cigno nero)
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L'amore è un'altra cosa - Stella Marina || A. Paloschi
FanfictionSiria ha 22 anni ed è appena uscita da una storia difficile. Conosce per caso Alberto Paloschi e Francesco Acerbi; con loro nascerà l'amicizia e anche qualcosa di più..ma scoprirà anche cos'è l'amore?