Matias y Marcela {1811-12} - 3

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Aprì gli occhi confusa, non sapendo che ore fossero, poi guardando l'orologio si accorse che erano le sette.

Tornò a stendersi a pancia in su nel letto e facendolo Raimundo tornò ad abbracciarsi completamente a lei.

Ci aveva provato a dirgli di no, a rimanere arrabbiata con lui resistendo così alle sue attenzioni ma aveva fallito dopo poco... L'amore che provava per lui e che sentiva palpitare nel suo petto ogni volta che lo guardava era più forte di qualsiasi altra cosa. Anche ora, ad esempio, era completamente cosciente di essere ancora arrabbiata con lui ma il modo in cui lui la stringeva nel sonno, il suo viso rilassato ed il suo corpo nudo coperto solo da un lenzuolo la facevano impazzire! Infatti non esitò un secondo, si girò sul fianco, cercando di non rompere quell'abbraccio, e si avvicinò a lui per baciarlo ed accarezzargli i capelli...

Svegliandosi le sorrise e la strinse ancora di più a sé - "È ora di alzarsi" - sussurrò - "No..." - protestò lui - "rimani ancora nel letto con me così evitiamo di litigare ancora per un po'... non ho voglia di discutere di prima mattina"

"Se mi consultassi prima di fare le cose non ci troveremmo a discutere..."

"Shh" - le chiese baciandola per farla tacere - "ne parliamo più tardi" - Francisca fece lo stesso per andarsene ma Raimundo la bloccò sdraiandosi sul suo petto ed accarezzandole delicatamente le costole così lei si trovò costretta a cedere.

Non sapeva bene quando ma lei se n'era andata e lui era rimasto nel letto da solo, si lavò, si vestì e pienamente cosciente del fatto che gli sarebbe toccato discutere ancora con sua moglie scese le scale per fare colazione insieme a lei. Arrivato in salone vide la porta dello studio chiusa ed il tavolo apparecchiato solo per una persona - "Se si vuole accomodare le servo la colazione" - gli disse Victoria - "La signora non fa colazione con me?"

"L'ha già fatta mezz'ora fa, don Raimundo... ora è nel suo studio ed ha chiesto di non essere disturbata"

"D'accordo, grazie..." - le rispose e fece colazione.

Per le successive due ore decise di non disturbarla poi quando la sentì parlare con Mauricio entrò nello studio e lei lo fermò per potergli parlare - "Raimundo... si tratta di tuo nipote Matias e della sua famiglia"

"È successo qualcosa? Pensavo di entrare nel passaggio segreto per vedere come stanno"

"Si tratta esattamente di questo, Raimundo. Ancora non capisco come ti è venuto in mente di aprir loro le porte del passaggio segreto..."

"Francisca... sai esattamente il motivo. La minaccia del generale Pérez de Ayala pende sulle loro teste"

"E ora anche sulle nostre!" - gli fece notare lei non poco alterata - "Avresti dovuto parlarne con me prima di prendere una tale decisione"

"Se lo avessi fatto ti saresti rifiutata"

"Ovviamente mi sarei rifiutata! Ora siamo in pericolo entrambi!"

"Non ci succederà niente Francisca"

"Come puoi esserne così sicuro?"

"Non ti preoccupare, so cosa faccio"

"È evidente che hai dimenticato cosa questo generale Pérez de Ayala ha fatto alle mie terre... Il suo potere è illimitato, Raimundo!" - cercò di fargli capire - "Ne sono consapevole"

"Però agisci come se non potesse farci assolutamente nulla!"

"Assolutamente no..."

"Se questo generale, questo maledetto generale Pérez de Ayala scopre il nascondiglio di questi ragazzi, Raimundo, allora saremo nelle sue mani. Avresti dovuto nasconderli nel posto più lontano dimenticato da Dio!" - gli rispose infuriata alzandosi in piedi - "Ascoltami Francisca, respira profondamente e stai attenta a ciò che ti dico. Capisco perfettamente le tue paure perché sono le mie però devi riconoscere che non c'era soluzione migliore!"

"Qualsiasi soluzione sarebbe stata migliore rispetto a quella di metterci in pericolo!"

"Non ti preoccupare per questo! Sto cercando un cavillo legale per liberare Alfonso ed Emilia e nel frattempo questi ragazzi devono stare in un luogo sicuro!"

"Raimundo..."

"Ti dirò una cosa. Se non accetti che rimangano qui nascosti ed hai il coraggio di mandarli via, io me ne andrò con loro!"

"Cosa?" - gli chiese sconvolta - "Sì Francisca, non scherzo. Sono deciso a proteggerli e lo farò senza sosta anche se per farlo dovrò mettere in pericolo la mia vita" - lei annuì amareggiata, delusa, ferita - "Certo, perché per te è così facile prendere e andartene via! Sei sempre pronto a rischiare la vita per salvare la tua famiglia ma non pensi mai due volte a mettere in pericolo la mia, la nostra vita per farlo! Finalmente abbiamo avuto la fortuna di poter vivere insieme felici e tu hai messo tutto questo in pericolo. Oltretutto credevo avessi imparato qualcosa in questi anni ma invece vedo che ti comporti come sempre... ogni volta che si presenta un problema tu mi minacci con l'andartene se non faccio ciò che vuoi e io per amore, per paura di perderti, di restare sola finisco sempre con l'accettare questo tuo ricatto e piegarmi alla tua volontà... " - con le lacrime che le rigavano silenziose il volto se ne andò dallo studio e lo lasciò solo ma lui le corse dietro - "Ma loro sono la mia famiglia!" - si giustificò - "Anche io sono parte della tua famiglia, maledizione, Raimundo! O per caso per te questo anello non significa più niente? Se è così puoi anche tenertelo!" - disse d'impulso sfilandosi la fede dal dito e correndo fuori casa sbattendo la porta.

Prudencio, allarmato dalle urla, scese velocemente le scale ma si fermò di colpo vedendo Raimundo inginocchiarsi a terra per raccogliere l'anello di Francisca e piangere sconsolato. Preferì non intromettersi nella loro vita privata e senza far rumore tornò in camera sua.

A Raimundo costava davvero molto ammetterlo ma aveva ragione Francisca... non l'aveva mai considerata parte della sua famiglia... era così diversa da loro...

Francisca corse alle scuderie il più velocemente possibile, montò in groppa ad uno dei suoi cavalli e poi corse via veloce come il vento... Non sapeva dove stava andando e a causa delle lacrime faceva sempre più fatica a vedere la strada ma non si fermò. Cavalcò a lungo fino a che il cavallo, sfinito dalla corsa, non rallentò il passo e lei scese per appoggiarsi con la schiena ad un albero e continuare a piangere.

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