Tic tac tic tac... Questo era l'unico rumore che sentiva, per il resto silenzio. Un silenzio asfissiante. Il vuoto.
Con la sua scomparsa tutto sembrava tacere. Tutti sembravano essersi dimenticati della sua esistenza nonostante tutti continuassero a nominarla: Fernando aveva fatto svuotare lo studio dalle cose di Francisca, le domestiche avevano tolto tutti i suoi vestiti dagli armadi per proteggerli dalla polvere, i gioielli erano stati messi in cassaforte e a lui non rimaneva niente di lei, se non il suo ricordo. Non era morta, era solo sparita. Da tanto. Nel nulla.
Quel pomeriggio insieme a Fernando aveva organizzato la fuga di sua figlia e suo genero e perché questa riuscisse, senza sollevare sospetti nelle autorità, si dovette separare anche dall'ultimo, e più prezioso, in tutti i sensi, regalo che aveva fatto a sua moglie... Uno? O forse due mesi prima. Lei non aveva fatto nemmeno in tempo a indossarlo un paio di volte.
Ricordava quel giorno come se fosse passato solo da cinque minuti, ricordava il suo sorriso, la sua gioia, la sua sorpresa ed incredulità; era al settimo cielo. Perché era così tanto felice? Glielo aveva rivelato quella sera, dopo cena.
"Se avessi saputo che questo regalo ti avrebbe resa così felice ti avrei regalato molto prima questa collana"
"So che la mia reazione sembra così esagerata per un gioiello ma il motivo della mia felicità è complesso" - gli assicurò sedendosi alla toeletta e lui si sedette sulla chaise longue ai piedi del letto - "Come motivo più intuibile c'è il fatto che me l'hai regalata tu che di solito non mi regali nulla, o al massimo un mazzo di fiori di campo, mentre il motivo più profondo risale alla mia infanzia. Quando mia madre era ancora viva noi fratelli eravamo abituati ad andare insieme a lei e a nostro padre a Madrid, ogni mese, per comprare qualcosa. Un giorno passammo davanti ad una gioielleria e vidi una collana simile esposta. Anche se a quell'età preferivo correre per i campi insieme a te e mio fratello invece che ricamare, me ne innamorai all'istante. Riuscì ad arrivare fino al mio cuore. Rimasi dieci minuti con le mani schiacciate sul freddo vetro del negozio a fissare quella meraviglia mentre i raggi del sole ne cambiavano continuamente i colori ed i riflessi. Fu mio padre che mi tolse da lì, essendosi accorto della mia assenza. Piansi per giorni, volevo quella collana. A quel tempo non potevamo permetterci di spendere una tale cifra per un gioiello, così fu mio padre che si incaricò di venire a parlare con me per tentare di farmi ragionare - "Chiqui, tesoro, sei ancora molto piccola. Il gioiello di cui ti sei innamorata è molto molto costoso ma sono sicuro che prima o poi lo avrai e ti starà d'incanto" - mi disse ma io non mi sarei mai accontentata di due parole e basta, così gli chiesi quanto avrei dovuto aspettare e la sua risposta fu - "Fino a che il grande amore della tua vita non entrerà da quella porta con un astuccio di velluto nero, spetterà a lui regalartela".
Dopo quel racconto Francisca dovette fermarsi perché era talmente emozionata che le lacrime non la lasciavano proseguire.Raimundo la prese tra le sue braccia e la baciò con passione - "Hai realizzato un mio sogno questa sera!" - gli disse asciugandosi le lacrime - "E non solo stasera, è tutta la vita che sei tu a realizzare i miei sogni; prima nostro figlio, poi il matrimonio ed infine questo..."
"Posso dire lo stesso vita mia, lo stesso" - le assicurò stringendola forte a sé.
Quel pomeriggio aveva sentito il suo cuore frantumarsi quando dovette separarsi da quel gioiello, ma sapeva che ne andava della vita di sua figlia.
Tutta quell'angoscia non lo lasciava dormire, per questo motivo decise di fare un salto nello studio per prendere un libro da leggere. Arrivato davanti alla finestra, però, si perse a contemplare il paesaggio ricordando lei. Cercando lei.
"Raimundo ho bisogno di farti vedere una cosa"
"Francisca sono impegnato"
"E dai, fammi felice!"
"D'accordo" - acconsentì sorridendole - "Cos'è che devi farmi vedere e che non può aspettare?"
"Questo" - gli disse bloccandosi all'ombra di un albero per baciarlo - "Con la scusa che ci sono i ragazzi non possiamo mai avere un momento per noi" - giustificò la sua azione - "E pensi che il giardino sia il luogo migliore per non farci vedere?"
"No, penso solo che era il posto più vicino in cui portarti" - Raimundo le sorrise e facendola appoggiare al tronco la baciò dolcemente. Passati alcuni minuti si invertirono e Francisca ne approfittò per lasciargli tanti, tantissimi baci sul collo e sulle labbra.
« Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt;
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerīmus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum. »Francisca sorrise al sentire Raimundo recitare quei versi di Catullo ed accarezzandogli la barba gli confessò - "Ancora ricordo la prima volta che me li dedicasti. Eravamo stati insieme dal mattino al tramonto"
"Tra un bacio e l'altro il tempo era volato"
"Quando arrivai a casa la tata mi mise in punizione, tutti erano tremendamente preoccupati per me"
"Una notte, non avendoti vista nei giorni successivi, mi presentai sotto la tua finestra e lasciando dei sassolini riuscii ad ottenere la tua attenzione"
"E con uno di quelli mi lanciasti un pezzo di carta con i versi di Catullo"
"E dopo poco tu mi lanciasti indietro quel sasso con un biglietto che recitava: Non bastano i versi di un poeta a far emozionare, serve anche un innamorato che li pronunci"
"Fu molto romantico" - ricordò lei - "passammo quasi un'ora a guardarci, tu in giardino ed io alla finestra"
"E lo rifarei altre mille volte se fosse necessario, ma ora che sei mia moglie non ce n'è bisogno perché ti posso osservare mentre ti stringo tra le mie braccia e ti posso assicurare che non riesco ad immaginare niente di più bello"
"Nemmeno io, amore mio, nemmeno io".
Con gli occhi pieni di lacrime tornò in camera dimenticandosi di prendere il libro che era andato a cercare e tornò nella sua stanza, nella loro stanza. Si diresse al piccolo mobiletto con specchio e ne rovistò ogni angolo fino a che non trovò il suo profumo. Ne spruzzò un po' nell'aria ed in lacrime si abbandonò nuovamente al suo ricordo.
Era così difficile la vita senza di lei, praticamente impossibile.
Se non avesse avuto la certezza che lei era ancora viva avrebbe già commesso una follia.
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Pasión Prohibida
RomanceQuest'opera raccoglie tante piccole storie su Francisca Montenegro e Raimundo Ulloa. Saranno per la maggior parte finali alternativi di scene andate in onda. È possibile che alcune di queste contengano scene di passione.