Casa e chiesa - Finale

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Un'altra settimana è passata. Tristan mi parla di nuovo ma so che ci vorrà ancora del tempo perché io possa ottenere il suo perdono... Chi invece mi evita da più di un mese è Raimundo...

Passo davanti alla locanda per andare a messa, lo cerco con lo sguardo ma lui non si fa trovare, lo so che se n'è andato non appena ho messo piede in piazza... e questo mi ferisce profondamente.

Finita la messa chiedo a don Anselmo sue notizie - "Come sta Raimundo?"

"È un'anima in pena proprio come voi, donna Francisca! Ieri gli ho parlato ma non ho ottenuto nessun risultato, è molto testardo ed orgoglioso"

"Lo so..."

"Non vi affliggete, signora, oggi gli parlerò di nuovo e lo convincerò a parlarvi come ha fatto vostro figlio"

"Non vi darà ascolto, padre..."

"Lo farà, vedrete" - mi assicura prendendomi le mani tra le sue.

***

Da quella domenica mattina sono passati altri tre giorni, ormai mi sono rassegnata all'idea di averlo perso per sempre... Sono in giardino che poto le rose quando ad un tratto, nel silenzio più assoluto, sento pronunciare il mio nome. Mi volto improvvisamente avendo riconosciuto la voce di Raimundo e nel farlo mi pungo con una spina. La mia sorpresa è tale da non farmi sentire nemmeno il dolore. Mi porge il suo fazzoletto e poi mi spiega il motivo della sua visita - "Oggi don Anselmo è venuto nuovamente alla locanda per parlarmi... ha insistito molto affinché ascoltassi le tue ragioni. Sono qui" - mi dice in modo freddo.

Gli indico la sedia e lo faccio accomodare poi mi siedo anch'io - "Ho sbagliato, Raimundo, lo so... ma ero sola e spaventata. Nascondere la paternità di Tristan era l'unico modo per sapervi entrambi al sicuro dall'ira di Salvador. So che con questa mia scelta ho costretto Tristan a vivere insieme ad un mostro, te a perdere i momenti più belli insieme a nostro figlio ed entrambi ad essere infelici... Lo so... So che avrei dovuto spedirti quella lettera ma sono stata troppo orgogliosa e troppo codarda per farlo. Non nascondo di aver avuto paura, paura per voi"

"Posso anche capire che con Salvador in vita tu abbia temuto che lui potesse far del male a Tristan, ma dopo la sua morte? Perché non sei venuta da me?"

"Perché mi odiavi, perché ormai sapere la verità non avrebbe sistemato le cose e poi era un grande disonore per me..."

"La tua è stata una scelta egoista, Francisca, hai privato un padre e un figlio di stare insieme!" - mi risponde risentito - "Lo so..."

"Avrei potuto passare del tempo insieme a lui, aiutarlo..."

"Ma mi avresti odiato lo stesso, sarebbe stata solo una motivazione in più per farlo. Come mi odi ora perché te l'ho nascosto così avresti fatto se te lo avessi detto anni fa"

"Non è vero, ti avrei capita"

"Capita?! No Raimundo, tu mi avresti urlato in faccia che sono la persona più spregevole sulla faccia della Terra e mi avresti ripetuto quanto avessi sbagliato ad innamorarti di me, questo avresti fatto!" - gli dico alzando la voce, alterata - "L'unica cosa che avrei dovuto fare era tacere, tacere e portare nella tomba insieme a me questo fardello, così sarei potuta essere finalmente felice insieme a te! Invece da stupida mi sono fidata di don Anselmo e mi sono fatta convincere da lui che dirvi la verità era la cosa migliore, che non vi avrei perso... E invece io vi ho persi e sapevo che questo sarebbe successo... ma per una volta nella vita volevo fare la cosa giusta! Giusta... giusta per chi?" - sento che mi manca l'aria, il dolore è troppo ed io non ce la faccio più a rimanere qui davanti a lui. Mi alzo e rapidamente entro in casa per chiudermi in camera mia e piangere in solitudine tutto il mio dolore.

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