Conservera {44}

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Quel pomeriggio Francisca, Tristán e Sebastián si erano riuniti nell'antica cascina degli Ulloa, passata in mano ai Montenegro da qualche anno, per poter trovare una soluzione che potesse permettere loro di utilizzare l'acqua proveniente dal fiume senza farla passare dalle terre di Raimundo perché lui aveva negato il passaggio. Ogni proposta, però, implicava una perdita di tempo e di denaro che avrebbe allungato di molto i tempi di attesa per mettere in funzione il conservificio. Quando ormai tutti e tre avevano perso ogni speranza, qualcuno bussò alla porta, Sebastián andò ad aprire e dall'altra parte comparve Raimundo con uno sguardo serissimo. Francisca e Tristán si preoccuparono quando lui annunciò di voler partecipare all'affare ma si sedettero tutti intorno al tavolo e continuarono la riunione.

"Solo gli uomini vivono per la vendetta e tu Raimundo Ulloa ne hai fatto addirittura una ragione di vita" - gli disse Francisca - "La mia unica ragione di vita è che nessuno mi rovini, Francisca Montenegro" - si difese lui, poi si rivolse ai ragazzi - "Ve lo dico ancora: ho mille motivi per i quali dovrei oppormi per lasciar passare quell'acqua nelle mie terre"

"E lo farai senza indugiare, menefreghista come sei!" - lo accusò Francisca interrompendolo - "Sarò pure menefreghista ma per il resto ti sbagli, Francisca! Mi impegno qui e adesso ad autorizzare il passaggio di queste acque fino al conservificio di mio figlio. Lo faccio e lo dico in nome del progresso" - Francisca rimase sconvolta dalle sue parole - "Grazie padre!" - esclamò entusiasta Sebastián - "Molte grazie!"

"Raimundo, saggia decisione" - disse Tristán sollevato - "E tu accetteresti veramente questo affronto? Tutte bugie! Parola dopo parola"

"Se non valgono le parole guardiamo ai fatti" - le rispose Raimundo porgendo la sacca con le tremila pesetas sul tavolo - "questo denaro ha già fatto troppi giri, è giunta l'ora di fermarsi e di farci qualcosa! Quale scelta migliore di avviare una fabbrica che porti vantaggio a tutti noi, no?"

"Per capirci, con le tremila pesetas vuoi entrare a far parte della società?" - gli domandò Francisca - "Vedo che hai avuto il tempo di contare il denaro che mi hai rubato!"

"Per favore, padre, non ora" - lo supplicò Sebastián - "Perché no? È un'opportunità come le altre per confessare la verità"

"La verità la conosci bene, Raimundo. Questa è la sacca che ho dato a tuo figlio come dimostrazione di buona volontà, certo che so quanto contiene!"

"Tu non sai cos'è la buona volontà, Francisca!" - lei ci rimase male ma poi fece finta di niente e cambiò discorso - "Vogliamo farla diventare un'arena di accuse o continuiamo con la riunione?"

"Continuiamo" - le concesse Raimundo - "prima hai detto che questo denaro avrebbe significato la mia partecipazione alla società ma non è così. Questa somma è per mio figlio affinché abbia maggior quota nella società. Io mi faccio da parte" - Francisca rimase sorpresa ancora una volta e gli chiese - "E dovremmo crederci? Come sappiamo che non orchestrerai tutto alle nostre spalle?"

"No, non lo farò, ma non ti rimane altro che aspettare per averne conferma"

"Non è necessario" - assicurò - "io non diffido mai della parola di un cavaliere. E tu sei un cavaliere, no?" - gli chiese ad un tratto sorprendendo tutti, per primo Raimundo che infatti le rispose - "Non lo so. Fino a un minuto fa dicevi che ero un menefreghista che parlava a sproposito..." - insinuò e in quel momento tra loro si creò un fortissimo legame fatto di sguardi e sorrisi appena accennati che racchiudeva tutte le loro emozioni ed il loro amore che sempre si erano professati nonostante fossero anni che lo avevano mascherato da odio.

"Chissà. Magari sei qualcos'altro..." - insinuò Francisca senza mai spostare il suo sguardo dagli occhi di lui. Raimundo ad un certo punto dovette distoglierlo o le sarebbe saltato addosso in presenza dei loro figli. Erano anni che non vedeva quello sguardo, che non sentiva quella voce così sensuale.

Sebastián e Tristán erano ancorati alla realtà e molto distanti dai pensieri dei loro genitori - "Ora che la questione è sistemata, avrei bisogno di farti vedere una cosa che riguarda la disposizione dei macchinari, Tristán"

"Certo, andiamo" - disse alzandosi. I ragazzi uscirono e si diressero dall'altra parte della cascina lasciandoli soli. Francisca non era ancora riuscita a distogliere lo sguardo da Raimundo, lo sentiva così vicino. Lui riportò il suo su di lei riprendendo a guardarla come poco prima, era ipnotizzato da lei. Passarono alcuni minuti e Francisca si sentì spogliata da quello sguardo, si alzò e voltò di spalle, non riusciva più a sostenerlo. Raimundo non riusciva a smettere di pensare alle parole di lei "Chissà. Magari sei qualcos'altro..."

"Quindi, Francisca, cosa sarei?" - le chiese sensualmente alzandosi e raggiungendola dall'altra parte di quel tavolo improvvisato fermandosi ad un passo da lei, esattamente di fronte - "se non sono un menefreghista né un cavaliere cosa potrei essere?"

"Un impostore ed un ladro" - gli rispose sicura ma senza cattiveria nelle sue parole perché erano intrise di verità e dolcezza - "E cosa avrei rubato?" - le chiese in un sussurro avvicinandosi ancora di più. Francisca lo guardò negli occhi e non riuscì a rispondergli, erano così intense le emozioni che provava in quel momento. In un istante di pessima lucidità gli prese il volto tra le mani e lo baciò. Raimundo ricambiò quel bacio con altrettanto desiderio stringendola a sé per i fianchi. La passione era scoppiata e li aveva travolti senza avvisare. Assecondandola fece sedere Francisca sul tavolo e le alzò la pesante gonna del vestito per poterle accarezzare le cosce, lei si godette quelle carezze e gli slacciò i pantaloni. Tornarono a far sfiorare i loro corpi e lui con dolcezza e maestria li unì completamente regalando ad entrambi minuti di estremo piacere. L'orgasmo li sorprese, facendoli tremare. Fu il più bello e potente della loro vita. Si ripresero a forza di baci, delicati e dolci. Appena i loro sguardi si incrociarono di nuovo si guardarono più intensamente di prima e si sorrisero apertamente come non succedeva da tempo. Raimundo le stava lasciando qualche bacio accennato su una guancia quando sentirono in lontananza dei rumori, velocemente si rivestirono e controllarono di essere in ordine. Raimundo fece appena in tempo a tornare dall'altra parte del tavolo vicino alla finestra quando i ragazzi entrarono, entusiasti per il loro progetto - "Madre, guardate l'idea che ha avuto Sebastián" - le disse passandole un foglio sulla scrivania, lei e Raimundo si scambiarono uno sguardo fugace poi lei guardò quel foglio ed ascoltò cosa le stavano proponendo. Rimasero a confrontarsi e a progettare per ore, quando si accorsero che era quasi ora di cena tornarono nelle rispettive case. Usciti nel cortile interno i ragazzi si allontanarono di qualche passo con la testa immersa nel progetto della fabbrica di conserve e in tutti i macchinari mentre Francisca e Raimundo rimasero qualche passo dietro di loro. Ad un tratto lui la fermò prendendola delicatamente per un braccio - "Che cos'ho rubato?" - le chiese in un sussurro, riprendendo la conversazione interrotta e Francisca gli regalò un sorriso - "Il mio cuore" - gli sussurrò e poi si voltò per raggiungere suo figlio. Raimundo sorrise e di qualche passo dietro di lei li seguì.

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