25. Jo

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«Hero...» lo cerco tra i cuscini. «Hero, dove sei?» Mi alzo dal letto e vado in salotto a vedere se è lì. No... Dove diavolo è? Controllo il telefono: nessun messaggio, nessuna chiamata Mi sta facendo preoccupare. Odio quando fa così, che scappa senza dire niente.
Decido di telefonarlo. Squilla.
«Risponde la segreteria telefonica di...»
Vaffanculo! Che cavolo starà facendo? Sono quasi del tutto lucida adesso, non mi ricordo un bel niente, ho esagerato stasera. Ricordo che ci siamo urlati in faccia ma non ricordo perché. Aspetta... si, il bacio a quel ragazzo. Di sicuro gliel'ho detto senza pensare... Sono una stupida. È ovvio che si è incazzato, ma lui, con quella bella ragazza che ci faceva?
Mi si accende una lampadina in testa: ho la sua posizione sul cellulare! Guardo subito dove si trova, non può essere andato tanto lontano senza una macchina. Infatti. È giusto un blocco più lontano di qui... cosa c'è lì? Ugh.
Non perdo tempo a cambiarmi, infilo un paio di ciabatte ed esco di casa. Non mi importa se guarderanno come sono conciata, spero solo di non cogliere il mio ragazzo in flagrante...
Sono le quattro di notte e devo ammettere che uscire di casa tutta sola in una grande città come LA mi angoscia un po'. Seguo le indicazioni che mi da il navigatore, devo solo girare l'angolo ad un blocco più avanti, proseguire un po' dritto e ci sono.
Ecco l'angolo. Un uomo ubriaco barcolla per la strada. Cammino in fretta senza dargli retta, ma lui attraversa la strada velocemente senza che me ne accorgessi e mi ritrovo il suo fiato sul collo...
«Ciao, bambolina» mi rivolge un sorriso perverso e mi mette le mani sui fianchi. «Come mai qui tutta sola?» annusa i miei capelli.
«Cerco una persona, sono di fretta. La prego, mi lasci andare» la paura traspare tra le mie parole. Cerco di divincolarmi dalla sua stretta. «Per favore...»
Una porta dietro di noi si apre.
«È stato davvero divertente, Hero! Mi dispiace che tu debba tornare a casa!» una voce femminile con un sottile accento inglese ridacchia. Ha detto Hero.
«Hero!» urlo cercando di richiamare la sua attenzione. «Aiutami, per favore!»
Quel verme mi sta ancora addosso e mi tiene davvero stretta, non riesco a divincolarmi. Guarda la mia scollatura e piazza una mano su uno dei miei seni.
«Non permett...» scoppio in lacrime.
«Che c'è puttana? Hai bisogno del tuo eroe che venga a salvarti? Non hai nessun eroe!»
«Hero! Sono Jo! Aiutami!»
Quando sente il mio nome lo sento dire alla ragazza: «Jess, scusami tanto» e si allontana dalla porta.
«Che sta succedendo lì fuori?» si allontana anche lei e lo segue. Quando vede la scena si porta le mani alla bocca.
«Lurido bastardo!» pianta un pugno in faccia a quell'uomo facendolo barcollare all'indietro.
La ragazza mi raggiunge e mi abbraccia. «Stai bene? Ti ha toccata?»
La stringo forte, non so nemmeno chi lei sia ma non mi importa. «Si, lui... qua» e le indico il punto in cui ha osato toccare il mio corpo.
Hero gli scarica un'altra manciata di pugni belli forti. Così lo uccide!
«Hero! Basta! Così lo ammazzi!» lo prendo dalle spalle e lo faccio alzare da terra.
«Ti ha molestata!» è infuriato.
«Guardami! Ha imparato, credo.»
L'uomo dopo vari tentativi riesce ad alzarsi e va via.
«Vedi? È andato via...»
«Merita la galera quel bastardo!» sbraita.
«Hai ragione, ma non sappiamo neanche chi sia. Andiamo a casa.»
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia come se avrebbe potuto perdermi da un momento all'altro.
Gli sorrido. «È tutto okay.»
La ragazza è ancora qui, finge un colpo di tosse. «È meglio se vado, buonanotte ragazzi. Oh, Jo, sono Jessica.»
«Piacere, grazie» le sorrido e la saluto con un cenno della mano.

Arrivati a casa, mi metto subito il pigiama e mi strucco.
«Tesoro, dobbiamo medicare le ferite che hai sulle nocche» quel tesoro suona strano sulla mia bocca.
Mi sorride e mi segue in bagno. «È strano che mi chiami tesoro, dopo tutti gli insulti che mi hai tirato in faccia prima» dice ad un tratto ridacchiando È ubriaco.
«Quanto hai bevuto? E poi quali insulti?» chiedo confusa mentre imbevo una salvietta pulita di acqua e disinfettante e gliela passo sulle ferite.
Noto che gli occhi gli si chiudono da soli, sarà meglio rimandare questo discorso a domattina
Si butta sul letto a peso morto e, con fatica, gli tolgo i vestiti lasciandolo solo con i boxer.
«Ti amo» sussurra.
«Buonanotte...»

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