107. Hero

218 11 3
                                    

Dio santo. Non mi va proprio di sistemare la valigia. Vorrei restare in questo posto per una settimana e visitare la città con Jo, ma no, domani si va in Messico, alle quattro del mattino dovremo essere già pronti e sono già le due e mezza. E dove cazzo è la strada per gli ascensori?

Finalmente ho trovato il corridoio giusto e adesso sto aprendo la porta della mia stanza. Quando entro trovo Jo addormentata, con la faccia di un angioletto. È così carina anche quando dorme dopo essersi ubriacata con il vino. Non posso fare altro che ridacchiare a questo pensiero. Non vorrei svegliarla per dell'acqua ma deve berne almeno un sorso.

Mi siedo sul suo lato del letto e poggio la bottiglietta sul suo comodino. Le sposto i capelli dal viso e glieli sistemo dietro l'orecchio. «Non sai quanto ti amo» le dico in un sussurro, anche se so che non mi sente. «Ehi, ti ho portato l'acqua» la scuoto piano dalla spalla. La chiamo diverse volte finché non apre lentamente quei suoi occhi stupendi.

«Cosa?» chiede assonnata e confusa guardandosi attorno.

Le indico l'acqua e lei si mette a sedere appoggiando la schiena sulla testiera del letto. Le apro la bottiglietta e poi ne beve un sorso lentamente. «Grazie.»

Le sorrido. «Di niente. Hai ancora un po' di tempo per riposarti, dormi.»

Si rimette sotto le coperte e si addormenta di nuovo in meno di due minuti.

Nel frattempo io sistemerò la mia valigia, così dopo potrò aiutare Jo con la sua. Non mi importa di dormire solo mezz'ora, non cambierebbe nulla. Potrò dormire sull'aereo e occupare il tempo così. Anche se sono stanchissimo, inizio a piegare tutti i vestiti che ho utilizzato e li metto in valigia. Dopo aver finito con questo, decido di fare una doccia veloce. La doccia mi fa sentire sempre meglio. Asciugo i capelli semplicemente con un asciugamano, metto il deodorante, lavo i denti e poi sistemo queste cose in valigia. Mi vesto, metto una tuta con una felpa bianca per stare più comodo e le Nike che uso tutti i giorni. Sono pronto, e quando chiudo la valigia sono le tre esatte, l'ora di svegliare Jo.

«Piccola... Sono le tre, devi svegliarti.» Cazzo, mi sento come un padre che sveglia la sua bambina. Oddio.

Emette qualche lamento e controvoglia apre gli occhi. «Di già?» dice con la voce impastata dal sonno.

Annuisco. «Devi alzarti; devi sistemare tutte le tue cose, vestirti, eccetera. Si fa tardi, alzati dai.»

Si toglie le coperte e in quel momento entrambi realizziamo che qui non ha vestiti, se non quello di ieri sera.

«Che palle. Non mi va di mettermi quel coso solo per andare in camera mia» dice sbuffando.

Be', forse potrei prestarle...

«Puoi prestarmi qualcosa di tuo? Tipo una tua felpa?» mi chiede, leggendomi nel pensiero.

«Giusto. Sì, aspetta un attimo.» Vado ad aprire la mia valigia e prendo una delle prime felpe che trovo. Quando gliela passo mi guarda con uno sguardo interrogativo. «Che c'è? È la prima che ho trovato.»

Scuote la testa e si alza per metterla. «Hai già fatto tutto?» mi chiede.

«Sì... anche la doccia se è per questo» e ridacchio.

«Non hai dormito?» dice con un espressione preoccupata.

«Ehm, no. Ma sto bene, davvero. Dormirò sull'aereo» faccio spallucce.

Sospira e annuisce. Prende il suo telefono e le altre cose ed usciamo insieme dalla stanza.

Siamo davanti la porta della sua camera e sta provando ad aprirla senza risultati. «Fai tu, per favore» dice alzando gli occhi al cielo e facendosi da parte.

«Da' a me.» Prendo la chiave e riesco ad aprire subito la porta.

«Vaffanculo» mi spintona scherzosamente e ridacchia.

Si dirige verso il guardaroba e poggia i vestiti sul letto velocemente. Mi dice di aiutarla a piegarli per bene. È nervosa e percepisco che ha l'ansia di fare tardi.

«Ehi, con calma, non c'è fretta» le dico cercando di tranquillizzarla.

«È già tardi.» Si siede sul letto e chiude gli occhi mentre deglutisce, stringe il materasso con le mani.

Mi avvicino e mi siedo accanto a lei. «Tutto okay? Abbiamo ancora tempo.»

Scuote la testa. «No, Hero.» Fa una pausa e deglutisce di nuovo. «È che... penso di dover vomitare» e mi guarda preoccupata.

Lo immaginavo. Sospiro e metto una mano sulla sua. Se vomita sarebbe una gran cosa, espellerebbe una parte di l'alcol. «Andiamo in bagno?»

«Mh-hm.»

La aiuto ad alzarsi e ci dirigiamo verso il bagno insieme. Jo si inginocchia davanti al water, ma niente.

«Devo vomitare ma non riesco» mi dice.

Ecco che adesso arriva il mio momento, momento di merda. «Hai bisogno di un aiuto?»

Annuisce. «Sì per favore.» Mi guarda e poi mi dice: «Mi dispiace che tu debba farlo ma—»

La interrompo: «Tranquilla, l'ho fatto qualche volta per i miei amici, non è nulla di nuovo per me.» Le sorrido per rassicurarla.

«Va bene, sbrighiamoci.»

Le lego i capelli con l'elastico che ho al polso e le tengo la testa alta tenendole la coda. «Vado?» le chiedo.

«Sì, vai.»

Chiude gli occhi e inizio a metterle due dita in bocca. Mi guarda preoccupata quando sto per raggiungere il fondo della gola. «Quasi...» Sfioro l'ugola e inizia a tossire, ma non basta per farla rimettere. Vado leggermente più in fondo... ed è fatta. Mi volto dall'altra parte mentre butta giù tutto — altrimenti potrei sentirmi male anch'io — mentre le tengo la testa sempre dalla coda.

Dopo qualche ultimo colpo di tosse ha finito. La faccio alzare con cautela e si sciacqua la bocca. «Grazie» mi dice sorridendo. «E mi dispiace per—»

La stringo in un abbraccio. «È tutto okay. Ti senti meglio?»

«Molto meglio, rispetto a qualche minuto fa» e ridacchia per sdrammatizzare.

Le bacio la fronte. «Lavati i denti e metti un pantalone di tuta sotto; puoi tenere la mia felpa. Ci penso io ai tuoi vestiti nel frattempo.»

Mi abbraccia di nuovo e mi guarda dal basso con il mento poggiato sul mio petto e quegli occhi dolci da cerbiatta— è carino questo paragone. «Ti amo, te lo giuro. Sei la mia salvezza.»

Behind - Dietro Tutto l'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora