88. Hero

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Siamo saliti sull'aereo. Io sono seduto dal lato del finestrino e Jo nel mezzo, tra me ed Anna, così potrà poggiare la testa sulle spalle di entrambi.
«Come faresti senza di noi?» le dice Anna ridacchiando mentre l'hostess spiega come salvarci in caso di precipitazione del veicolo.
Jo alza le spalle e ride. Dio, mi sono innamorato di lei in primis per il suo bellissimo sorriso, il resto è venuto dopo.
Sono appoggiato al finestrino con il corpo un po' rivolto verso loro sue che ridono e chiacchierano. Non so neanche di cosa stanno parlando, sono troppo concentrato a guardare Jo e il suo sorriso. E le sue labbra.
«Hero, tu te lo ricordi?» mi dice, scuotendomi dalla mia trance.
Non ho la minima idea di quello che hanno appena detto...
Annuisco, facendo finta di aver capito tutto, e loro ridono.
«Hai capito di che stiamo parlando?» chiede Anna divertita dalla mia distrazione.
«Mhm... non proprio» e mi passo una mano sui capelli, imbarazzato.
«Infatti... be', stavamo parlando di...» Jo inizia a spiegarmi, ma non riesco ad ascoltarla. Non riesco a staccare gli occhi dalle sue labbra rosee e carnose che nella mia mente si muovono a rallentatore mentre parla. Voglio che le sue labbra traccino un percorso su tutto il mio corpo e prendano possesso della mia bocca, come hanno sempre fatto. Starebbero benissimo avvolte attorno al mio—
Jo mi passa una mano davanti alla faccia, interrompendo quei miei pensieri che presto mi avrebbero fatto venire una cazzo di erezione. Perché le donne possono essere eccitate senza che nessuno se accorga e noi uomini no?
«Ma mi stai ascoltando?» mi chiedi.
Distolgo lo sguardo dalle sue labbra e passo agli occhi. «Sono solo stanco... scusa.» E dopo aver detto ciò, il mio sguardo si è posato nuovamente sulla sua bocca e mi inumidisco le labbra. Il mio cervello non è connesso al corpo, ho capito. Non era mia intenzione!
Ovviamente se ne accorge adesso, e sogghigna.
Sento di dovermi scusare, non so. «Scusami, davvero, ma non posso farci nulla—»
Vengo interrotto da un bacio. Cazzo. Spalanco gli occhi sorpreso. Poi lei si allontana di qualche centimetro e mi guarda, incerta se continuare o meno. Alla fine si allontana e sorride mordendosi il labbro inferiore.
Anna è scioccata e si è portate le mani alla bocca.
Io mi sono coperto il viso con un cuscino che ci hanno distribuito. «Non posso crederci...» dico tra me e me. «Lo ha fatto davvero?»
«Si, l'ha fatto davvero!» risponde Anna.
Forse stavo pensando ad alta voce...
Tolgo il cuscino dalla faccia e stento ancora a crederci. Guardo Jo, che a sua volta mi guarda con due occhioni da cerbiatta ma azzurri, e scuoto la testa, picchiettando un dito sulla mia tempia. «Sei fuori di testa...» dico a bassa voce, con un sorriso da scemo stampato in faccia.
«Lo so» dice, e ridacchia nervosamente.
Sento trecentomila farfalle nello stomaco, merda. Mi ricorda la sensazione della prima volta che mi ha baciato, non me lo aspettavo completamente, come non me lo sarei mai aspettato adesso. Ha avuto ben due volte le palle di fare una cosa simile... coraggiosa la ragazza, mi piace questa cosa di Jo, non ha paura. C'è da dire che io sono anche molto prevedibile... cazzo, ho guardato le sue labbra fantasticando per non so quanto tempo.
Appunto, guardo fuori dal finestrino e abbiamo già decollato. Oddio, per quanto tempo hanno parlato senza che io capissi nulla di ciò che stavano dicendo? Almeno mezz'ora.
Ci siamo baciati dopo quasi tre fottuti mesi. Non riesco ancora a crederci.
Mi volto verso dietro e dico alle guardie: «È successo davvero? Lo avete visto?» per assicurarmi che io ed Anna non siamo dei pazzi.
Annuiscono in silenzio sorridenti.
Torno a guardare avanti. No, non riesco a guardarla in faccia che mi torna in mente quel momento. Credo di essere persino arrossito. Dio, sono innamorato perso.
«Tu sei pazzo!» Jo esclama quando la guardo e inizio a ridacchiare senza motivo.
Prendo un bel respiro. «Cazzo, sono pazzo di te
Sorride, mi prende il mento con una mano e mi avvicina il viso al suo. Mi bacia di nuovo, e questa volta mi lecca le labbra e mordicchia piano quello inferiore. Piano piano mi sta dando piccoli pezzettini di lei.
Mi allontano io sta volta. «Sai che siamo su un aereo... non puoi farmi questo.»
Anna ci guarda sempre più sconvolta e soddisfatta. Stiamo tornando lentamente.
«Dormi,» mi dice Jo, «che poi quando arriviamo sei stanco.»
Inarco le sopracciglia. Solo io ho individuato un'insinuazione in quello che ha appena detto?
«Dobbiamo parlare» chiarisce. Mi conosce così bene.
Solitamente il 'dobbiamo parlare' mi spaventa, ma adesso no. Significa semplicemente che avremmo un po' di tempo per stare da soli, e non mi importa se finiremo per urlarci in faccia — anche se ne dubito —, voglio solo lei, anche incazzata, chi se ne fotte.

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