84. Jo

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La mattina mi sono svegliata ancora con la testa poggiata sul petto di Hero, ero rannicchiata accanto a lui. Aveva i lineamenti del viso rilassati, era bellissimo. Morivo dal desiderio di baciarlo, solo sfiorargli le labbra con le mie mi sarebbe bastato. Ma non potevo, assolutamente. A quel punto gli ho messo una mano tra i capelli spostandoglieli delicatamente all'indietro.
«Buongiorno» ha detto all'improvviso con la voce impastata dal sonno.
Ho sussultato e ho immediatamente tolto la mano. Ma lui l'ha presa e l'ha rimessa tra i suoi capelli.
«Jo, è inutile. Non potremmo mai dimenticare quello che è stato di noi, lo sai.»
Lo sapevo benissimo.
Gli massaggiavo la testa quando gli ho detto a bassa voce: «Ma io non voglio dimenticarlo.»
Ha sorriso leggermente e ha chiuso gli occhi. «Come ti senti?» mi ha domandato dopo qualche minuto — che ho passato accarezzando la pelle un po' ruvida del suo viso. Mi ero lasciata prendere un po' la mano, già.
Ho sospirato. «Mi sento ancora la testa scoppiare...»
«Cazzo, anche io.»
Ha aperto gli occhi e mi ha guardata, si è morso leggermente il labbro.
«Che c'è?» Ho piegato la testa da un lato e ho sorriso.
Si è umettato le labbra. «I tuoi occhi.»
Ho aggrottato la fronte e mi sono guardata intorno furtivamente. «I miei occhi? Cos'hanno?»
«Sono più azzurri del solido, sembrano due oceani dall'acqua cristallina, sono quasi... verde acqua» mi ha spiegato, con lo sguardo perso nei miei occhi marini.
Il sole entrava dalla finestra e me lo sentivo puntato in faccia. Con la luce naturale è vero che i miei occhi prendono una sfumatura di azzurro più chiara, limpida. Quando ero adolescente adoravo fotografarli con la luce del sole.
«Posso farti una foto?» mi ha chiesto, come se mi stesse leggendo nel pensiero.
Ho alzato gli occhi al cielo.
«Dai, ti prego!»
«Okay, e va bene.»
Alla fine gliel'ho concesso.
Ha tirato il telefono fuori dalla tasca in un millisecondo e mi ha scattato un paio di foto. Be', forse non un paio, almeno dieci!
«Va bene, basta adesso» e gli ho preso il cellulare dalle mani e gliel'ho ridato subito dopo.
Ho poggiato la testa sulla sua spalla e abbiamo guardato le foto assieme. Sembravano davvero due oceani di acqua pura e cristallina, si sarebbe visto il fondale fino a centinaia di metri sott'acqua.
Mi guardava di soppiatto, ma io mi sentivo i suoi occhi addosso, così l'ho guardato. «Sei inquietante...» gli ho detto scherzosamente, e lui si è messo a ridere. «Che ridi! Mi fissi come se fossi un alieno!»
Ha spalancato gli occhi. «Cosa? No!» ed è scoppiato a ridere di nuovo. La pancia ci faceva male per le risate, avevamo anche le lacrime agli occhi. Era bello ridere in quel modo dopo quello che avevamo passato qualche settimana prima. Era passato davvero pochissimo, ma a me sembrava fosse passato almeno un anno... non ci ho più capito niente del tempo da quanto ho incontrato questo ragazzo. Non ho più idea di cosa sia.
Abbiamo preso dei respiri profondi e abbiamo smesso di sghignazzare come degli scemi. Io mi ero messa un po' più seduta dritta e avevo appoggiato la schiena al bracciolo del divano. Hero mi guardava da sdraiato, la luce del sole illuminava i suoi occhi verdi, che adesso erano più azzurri che verdi.
«Di che colore sono i tuoi occhi?» gli ho chiesto dal nulla.
Ha accennato un sorriso e poi ha detto: «Sulla carta d'identità c'è scritto verdi, ma in realtà nessuno lo sa.»
Mi piaceva questa cosa, la trovavo unica.
Ha continuato a guardarmi a lungo, fin quando mi sono sentita un po'a disagio e ho messo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Vuoi sapere perché ti fisso?»
Sono rimasta in silenzio.
«Non perché sei un alieno, ma perché ti trovo più bella di prima...»
Non sapevo cosa dire, quindi mi sono limitata a distogliere lo sguardo un attimo e a rivolgergli un sorriso timido.
Si è messo a sedere accanto a me. «Quant'è che non ci vediamo? Due settimane?»
«Più o meno si» gli ho risposto.
«Be', in così poco tempo sei cambiata.»
Non era assolutamente vero. Forse era perché sentiva la mia mancanza che mi trovava diversa.
«Anche tu.»
Si è passato una mano tra i capelli. «Nah, ho solo tagliato i capelli.»
Ho riso. «Io non ho toccato un pelo, sono letteralmente la stessa.»
Ha sogghignato.
«Perché fai quella faccia?» non capivo.
«Non hai toccato... un pelo?»
Ho roteato gli occhi. «Non posso credere che tu lo abbia pensato davvero, fai pena!» Gli ho dato un pugno leggero sulla spalla. «Sei rimasto il solito sa questo punto di vista vedo.»
Ha scosso la testa e l'ha appoggiata sulla mia spalla.
Sentivo un peso sulle spalle nel vero senso della parola, ma quella era stata una delle poche volte di cui avrei voluto liberarmene.

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