97. Jo

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Mi sento come se fossi andata e tornata dal paradiso. È pazzesco quello che quest'uomo accanto a me che si sta pettinando i capelli riesce a farmi provare. È bellissima la sensazione che sento in questo bagno ancora caldo. I miei muscoli e la mia mente sono rilassati.
Ho arricciato un po' i capelli, ho messo un po' di mascara e del lucida labbra. Sono pronta.
«Hero, sei pronto?» gli chiedo mentre infilo delle sneakers comode, perché ho l'impressione che cammineremo un bel po'.
«Si, eccomi.» Esce dal bagno dopo essersi spruzzato il profumo.
È bellissimo. Amo l'outfit che ha scelto, e quelle Converse bianche gli stanno benissimo. Gli giro intorno guardandolo curiosa.
«Che c'è?» dice.
Metto le mani sulle sue spalle. «Sei particolarmente sexy vestito così» gli dico scherzosamente ridacchia.
Sorride, e gli esce la fossetta. «Ah, dici?»
«Mh-hm» annuisco.
Fa un passo indietro e mi guarda dalla testa ai piedi. «Allora vogliamo parlare di questo maglioncino aderente che hai messo tu?»
Mi sento arrossire e le mie mani stanno iniziando a sudare. Mi fa ancora lo stesso effetto, come se fosse la prima volta.
Si avvicina di nuovo e mette le sue mani grandi sulla mia vita. Sento le farfalle prendere il volo nel mio stomaco... Spinge il mio corpo contro al suo e mi bacia.
«Andiamo, dai» dice.
Usciamo dalla mia camera e ci dirigiamo verso la sua perché ha dimenticato qualcosa. Apre la porta e aspetto fuori. Sbircio all'interno e vedo che ha lasciato un manicomio... che fastidio. Torna indossando degli occhiali da sole. Wow... Non lo avevo mai visto con gli occhiali, ma gli stanno davvero bene.
«Mi piacciono» gli dico.
Si porta i capelli all'indietro e sorride, un po' imbarazzato. Aw, è troppo carino. «Grazie.»
Gli prendo la mano e intreccio le dita con le sue. Non smetterò mai di pensare a quanto cavolo è alto. Ricordo che la mia prima impressione su di lui è stata proprio "Dio, è alto!" e lo penso ancora ogni volta che mi è accanto.
                                   * * *
Sono sfinita. Menomale che ho messo le snickers altrimenti i miei piedi sarebbero letteralmente morti. Abbiamo passeggiato a Central Park, è stato fantastico. Il percorso è molto molto lungo ma piacevole e rilassante. Io e Hero non ci siamo tenuti per mano o baciati, qualcuno ci conosceva e non potevamo esporci in quel modo, anche perché non siamo autorizzati a farlo fin quando non scade il contratto, ma comunque non penso che lo faremo noi in ogni caso, quindi non cambia nulla. Nonostante ciò, gli occhi a cuore non sono mancati, ci siamo presi in giro scherzosamente e ad ogni parola che diceva Hero flirtava. Ho adorato il modo in cui si mordeva il labbro inferiore ogni volta che mi fissava per più di dieci secondi, il modo in cui mantenevamo il contatto visivo e la tensione che sentivo tra i nostri corpi. Anna ogni tanto, quando lui non prestava attenzione, mi dava gomitate, ha capito cosa abbiamo fatto stanotte e allora ha cercato di tirarmi qualche parola fuori di bocca, ma non ci è riuscita. Quando ho iniziato a stancarmi, Hero era sempre attento per accertarsi che stessi bene.
Tutto sommato, abbiamo passato una bella giornata.
Ho preso la pillola e ora sono nella sua stanza, avevamo deciso di dormire separati oggi ma non ce l'ho fatta e sono andata a bussare alla sua porta. Sono tra le sue braccia mentre gli accarezzo il petto e lui mi accarezza i capelli.
«Ti sei divertita oggi?» mi chiede con la voce roca dal sonno.
Annuisco, sono troppo stanca per parlare.
«Poi ci torniamo da soli. Solo noi due.»
Quando lo dice mi viene in mente una cosa. Non gli ho dato il suo regalo di Natale. Era successo quel casino e me lo sono persino levata dalla testa e poi ho pensato che forse sarebbe stato meglio aspettare per darglielo... e in effetti è stata una buona idea. Quando torniamo a Los Angeles glielo darò, con un po' di ritardo ma fa nulla.

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