65. Jo

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Sono seduta al mio gate a leggere una rivista quando vedo un messaggio da Hero: La nostra macchina fa odore di sesso

Oddio. Quasi mi soffoco con il mio frappuccino di Starbucks...

Un altro messaggio: Che c'è, piccola? Troppo sconvolta per rispondere??

Riesco a immaginare il suo stupido sorriso pervertito dietro lo schermo. È un idiota.
Rispondo: Sei un pervertito, cretino.

Lui: Non la porterò a lavare fin quando non torni, te lo assicuro.

Oh mio Dio, no.
PORTALA A LAVARE SUBITO!!, rispondo, come se gli stessi urlando in faccia.

Risponde con una faccina sorridente e dopo io lo informo che lo chiamerò prima di imbarcare.
Torno a sfogliare la mia rivista e trovo un'intervista di Anna su After. La leggo tutta, è molto interessante. Dovrei comprare il libro, voglio sapere di più sugli Hessa.

Qualche minuto dopo Hero mi invia una foto:

Qualche minuto dopo Hero mi invia una foto:

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È uno stronzo, ma lo amo.

Gli rispondo: Ah si? Aspetta.
E gli invio la foto del mio frappuccino.

E gli invio la foto del mio frappuccino

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Guarda questo!, allego alla foto.

Lui: Stronza.

Io: Ti amo.

Posso sentirlo ridacchiare dopo quest'ultimo mio messaggio. Lo amo davvero. E mi manca già la sua risata.
Ho sfogliato altre due riviste e le altre persone hanno iniziato a mettersi in fila per l'imbarco. Tiro fuori biglietto e passaporto e mi metto in coda anch'io.
Telefono Hero.
Risponde dopo soli tre squilli. «Ehi, bellissima» dice con voce roca, avrà dormito un po'.
Bellissima... «Non mi hai mai chiamata così.»
«Vero? Non ci ho mai fatto caso» dice con nonchalance. «Allora? Stai imbarcando?»
«Non ancora, ma siamo già tutti in coda. Che fai?»
Sbadiglia e intuisco che si sta stiracchiando. «Mi stavo riposando. Tu che hai fatto durante l'attesa?»
«Nulla, ho letto tre riviste e ho deciso che voglio leggere il libro di After» lo informo.
«Come mai?» chiede curioso.
«Voglio sapere di più sulla storia di Hardin e Tessa, tu no?»
Fa un lamento. «Sono troppo pigro e non amo leggere, quindi poi me la racconti tu qualcosa, okay?»
Annuisco. Ah, già, non può vedermi. «D'accordo. Oh, stiamo imbarcando. Ci sentiamo quando arrivo a San Francisco?»
«Certo. Ti amo.»
«Anche io. Ciao» e chiudo la telefonata.
Scrivo un messaggio a mia sorella prima di posare il telefono nello zaino: Sto imbarcando per San Francisco.

Risponde subito: Okay, stai attenta sorellina.

«Biglietto e passaporto, signorina.»
Li mostro subito.
«Buon viaggio!»
«Grazie.»
Ad ogni passo che faccio verso l'aereo, mi sento sempre più vicina a casa.
Ho una voglia matta di telefonare mio padre. Non lo sento da un bel po'.
Arrivo in aero, sistemo il trolley con la mia super forza nel portabagagli, mi siedo e faccio squillare il numero di papà.
«Papà!» esclamo appena risponde.
«Tesoro! Tutto okay? Stai partendo?» sento la felicità nella sua voce.
«Si, sono già sull'aereo in realtà. Faccio scalo a San Francisco.»
«Sono contento che ci vedremo, finalmente. Sono passati... quanti mesi?»
«Quattro mesi» aggiungo.
«Oh mio Dio! Quattro mesi, sembrano una vita! Quanto sarai cresciuta?»
Ridacchio, a volte mi tratta ancora come una bambina, ma gli voglio un bene immenso, è il mio preferito. «Papà, ho 21 anni, non posso crescere più di tanto ormai» gli ricordo.
Si scusa e mi da ragione.
Sento la voce della mamma di sottofondo, credo che voglia rubare il telefono a papà per parlare con me. «Mi passeresti la mamma? La sento lamentarsi da qui che non la chiamo mai.»
«Jo! Come stai? Che fine hai fatto?» inizia a chiedere mia madre.
«Mamma, tutto bene. Sai... sono stata impegnata.»
«Il tuo fidanzato è con te?»
Non mi piace quando dice "fidanzato". «Per favore, non ci stiamo mica sposando!» ridacchio, ma mi da fastidio veramente.
«E va bene. Il tuo ragazzo. C'è anche lui?» ripete.
Esito un momento. «Ehm... no. È dovuto andare dalla sua famiglia. Anche lui ne ha una.»
«Oh...» fa delusa. «Avrei voluto conoscerlo.»
«Lo so...» Anch'io avrei voluto che si conoscessero, ma deve andare a Londra ed io non posso farci nulla.
Parliamo qualche altro minuto ma poi stacco perché tutti i passeggeri sono a bordo e hanno già richiesto di spegnere i dispositivi elettronici o metterli in modalità aereo. Sono stati piuttosto veloci a fare tutto l'imbarco, arriveremo puntuali a quanto pare.
Io ho il sedile dal lato del finestrino e accanto a me c'è una coppia di mezza età. «Salve» li saluto educatamente.
«Salve, signorina» dice la donna, con un sorriso gentile sulle labbra.
Questo volo dura solo un'ora ma l'altro... San Francisco-Sydney: 14 ore e 45 minuti circa. Un suicidio.
Posso farcela, dico a me stessa per incoraggiarmi. Ma il viaggio è comunque molto lungo.

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