62. Jo

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Quando la mia sveglia suona a mezzogiorno, Hero impreca. «Odio questa cazzo di sveglia! Spegnila.»
Mi fa ridere quando fa così, la odia davvero.
«Okay okay, adesso la spengo» ridacchio.
Mi giro per spegnerla e— «Oddio!» lancio uno strillo. Non mi ero accorta che ero praticamente sul bordo del letto.
«Che fai!» Hero ride mentre mi aiuta a rialzarmi. «Non mi ero accorto che ci stessimo abbracciando proprio qui. Avevamo un intero letto a disposizione!» continua a ridere, e la sveglia suona ancora.
Non la spengo fin quando non se ne accorge, voglio vedere la sua reazione. Rimango in piedi davanti al comodino, lo guardo, con le mani sui fianchi.
«Allora? La spegnano questa cosa o no?» dice irritato.
Scoppio a ridere e la spengo.
«Finalmente!» esclama. «Ma poi, scusa, non l'avevo cambiata?»
Oh merda. Se l'è ricordato.
«No, ti sbagli.» Invece non ha un minimo di torto. Non riesco a trattenere un risolino, sono troppo poco credibile così.
«Ho l'impressione che tu mi prenda per il culo, non è vero?»
Cerco di trattenermi dalle risate, ma fallisco.
«Vedi che non sono così scemo, ricordo che l'avevo cambiata» dice mentre io continuo a ridere.
«E va bene, hai vinto, hai ragione.»
Sorride soddisfatto ed io mi sdraio di nuovo sul letto.
Poi una cosa mi torna in mente.
«Che c'è?» mi chiede vedendo la mia espressione.
«Dovrei prendere la pillola.»
Abbassa lo sguardo. «Oh, già, è vero.»
«Va tutto bene, non preoccuparti» lo rassicuro. So che si dispiace per me, sa che non mi sento molto bene quando la prendo. Tranne quando eravamo a Londra, sono stata bene tutto sommato.
«Sei sicura di volerla prendere?»
Che?
«Hero, non è questione di volere, devo. Sai che non possiamo avere un figlio proprio adesso
Non riesco a credere che lo abbia detto davvero.
«Si, hai ragione...» fa una pausa. «Scusa, non mi ascolto quando parlo. Scusami.»
«Non fa nulla. Te lo prometto, un giorno. Ma non adesso. Abbiamo semplicemente più storia da raccontare, lo sai.»
«Si, lo so.» Si è rabbuiato un po'.
Mi alzo e vado in cucina, lasciandolo tra i suoi pensieri in camera da letto.
Ho qualche pillola a casa, le avevo comprate l'altra volta, quando Hero ha comprato anche i profilattici.
Ne prendo una e la mando giù con un sorso d'acqua.
Devo parlargli di Perth oggi, il prima possibile. Voglio andare a casa mia.
***
Abbiamo passato la giornata a non fare letteralmente nulla. Siamo ancora scossi dalla giornata di ieri e la mattinata di oggi. L'unica cosa che Hero ha fatto sono le crêpes. Le ha preparate pomeriggio di punto in bianco e ne abbiamo mangiata una, era squisita.
Adesso ci stiamo coccolando sul divano mentre scorrono i titoli di coda di Spider-Man: Homecoming!
Hero si alza. «Voglio una crêpe, ne vuoi una anche tu?» mi chiede.
Annuisco, ho un po' di fame.
Qualche minuto dopo torna con due crêpes vuote e un barattolo di nutella in mano. Poggia tutto sul tavolino e inizia a spalmare la nutella con un coltello per il burro. Ne sta mettendo un quintale!
«Hero, basta!» ridacchio. «Tu vuoi farmi ingrassare.» Sul serio.
«Nah. Ecco a te» mi mette la crêpe davanti e lo ringrazio.
Mangiamo le nostre crêpes ridendo e chiacchierando sul film, poi Hero chiede: «Cosa guardiamo adesso?»
«Che ne pensi di Black Panther? È uscito a gennaio, mi pare.»
Ci mettiamo d'accordo per vedere questo film, lo cerchiamo in streaming, ma prima di iniziare a guardarlo devo parlargli di Perth.
«Ehi, devo parlarti di una cosa prima.»
Sospira. «Si, immagino.»
«Bene, ehm...» inizio a dire.
«Vai avanti» mi incoraggia a continuare.
«Vorrei... vorrei andare a casa. È un po' che ci penso in realtà, ma volevo esserne sicura prima di parlartene...» Non so perché mi senta così nervosa su questa cosa.
«Okay, va bene.»
Va bene? Mhm...
«Già. Verresti con me per Natale?»
So che è una richiesta un po' eccessiva, ma tanto vale provarci.
«Per Natale» ripete.
Annuisco.
Guarda in basso, pensieroso. «Quando avresti intenzione di partire?»
«Prossima settimana, forse.»
E so anche che è presto, si. Ma voglio rimanerci un bel po' e voglio tornare qui per capodanno, quindi partire adesso sarebbe perfetto.
«Quando?!» dice incredulo.
«Prossima settimana» ripeto.
Si massaggia la nuca, ciò significa che è nervoso. «Jo... non lo so.»
«Anche tra due settimane, se preferisci.» Ci tengo che venga con me, voglio fargli conoscere la mia famiglia.
«No, non è questo. So che vuoi passare un bel po' di tempo con la tua famiglia, ma io non posso stare... Quanto vuoi restarci?»
Merda, lo sapevo.
«Fino al 28 dicembre, così potrò tornare qui per capodanno. Se tu non vuoi venire, almeno potremo iniziare l'anno nuovo insieme. Se vuoi venire, invece, restiamo fino a dopo capodanno.»
Si guarda attorno e si tormenta le pellicine delle unghie con i denti. Gli prendo le mani e le allontano dalla sua bocca, mi da fastidio quando lo fa.
«Io... Jo, non credo—»
Lo interrompo: «So che questo è chiedere troppo, ma ti prego, puoi farmi questo regalo di Natale?» lo supplico, con voce dolce.
Adesso si massaggia di nuovo la nuca. «Credo... credo di no, davvero. Mi dispiace, ma non posso venire con te per quasi due mesi. Anche la mia famiglia mi aspetta per Natale, piccola.»
Resto un po' delusa e lui se ne accorge.
«So che fa schifo, ma possiamo separaci per Natale e ci rivediamo a capodanno. Pensi che potrebbe andare bene per te?» propone.
Annuisco. «Si, penso di si.»
«Sai che mi mancherai tantissimo, ma ti chiamerò tutti i giorni. Una telefonata del buongiorno e una della buonanotte, e qualche messaggio durante la giornata. Ce la farai ad affrontare due mesi così?» Prende il mio viso tra le mani e strofina il naso con il mio.
Annuisco di nuovo. «Posso farcela» ridacchio.
«Perfetto allora. Guardiamo questo film adesso, non preoccupiamocene più, okay?»
«Okay.»
Ci sdraiamo di nuovo sul divano e inizia a vedere il film.
So già che mi mancherà da morire.

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