29. Jo

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Rimango ferma immobile lì, mentre lui si sta asciugando i capelli con una tovaglia. Non mi ha ancora notata, ma sento un'attrazione tra i nostri corpi che non mi permette di muovere un muscolo.
Si gira e quando mi vede sbatte le palpebre più volte aggrottando la fronte.
«Dovrei and—» mi volto verso la porta ma mi prende per un polso. È solo una mattinata che non lo vedo e già un minimo contatto fisico risveglia tutte le mie cellule. Ma non posso cedere in questo modo.
«Che ci fai qui?»
Ci guardiamo negli occhi ma io non riesco reggere questo contatto visivo così intenso, invece lui... be', lui si.
Distolgo lo sguardo. «Sono venuta a cambiarmi. Esco.» Mi divincolo dalla sua stretta e lui arretra.
«Con chi?» chiede bruscamente.
Mi gira la testa. «Non sono...» rimando giù quei succhi gastrici che sento salire alla gola per la seconda volta in una mattinata «non sono affari tuoi.» Faccio un passo indietro sbattendo la schiena contro il muro.
«Ti senti bene?» allunga una mano.
«Si, non toccarmi.»
Mi gira troppo la testa, devo sedermi. «Adesso me ne vado, mi gira la testa, fammi sdraiare due minuti, poi giuro che me ne vado.»
No, non ce la faccio. È come un calo di zuccheri, ma ho mangiato i pancake, è troppo strano.
«Oh, ti aiuto ad andare di là. Ma ti senti bene, in generale?» mi prende in braccio come se fossi una neonata e mi fa stendere sul divano.
Mi sento malissimo. «Si, sto bene, solo un leggero calo di—» il vomito sale di nuovo, ma stavolta non riesco a trattenerlo.
«Spostati» spintono Hero che mi blocca il passaggio e corro in bagno con le mani alla bocca. Giunta davanti al water, alzo la tavoletta e vomito tutto quello che ho mangiato a colazione.
Hero mi raggiunge e tiene i miei capelli in mano, senza guardarmi. Questa scena è già successa.
«Hai preso la pillola?»
Annuisco.
«Be', allora è normale credo, nausea e vomito sono degli effetti collaterali, poi il ciclo potrebbe ritardare...»
«Come fai a sapere queste cose?» gli chiedo schiarendomi la voce.
«Mia madre la prendeva ogni tanto ed io ero così curioso che ascoltavo quando lei gli spiegava a mia padre che non era incinta, che erano solo effetti collaterali» ridacchia.
Scuoto la testa e dopo qualche altra vomitata smetto. Aspettiamo due minuti per esserne sicuri e poi mi sciacquo la bocca.
«Però fallo un test, per essere certa che non sei... in dolce attesa
Lo guardo senza dire nulla.
«Devo andare» ed esco velocemente dal bagno dirigendomi alla porta.
«Aspetta, sei sicura di voler guidare? Ti accompagno se aspetti che mi vesto» dice seguendomi fino all'entrata... con quella tovaglia ancora addosso, mezzo nudo.
In effetti non me la sento di guidare, mi gira la testa...
«Hai ragione» e lo spingo dentro mettendogli le mani sul petto.
Mi guarda sorpreso da quel tocco, poi sorride.
«Mi sdraio, tu sbrigati.»
Annuisce e va in camera da letto.

Cazzo, mi sono addormentata.
Apro gli occhi di scatto e mi alzo a sedere, mi giro e c'è Hero che sta cucinando. Ma che ore sono? Prendo il telefono e controllo: le 1:15 p.m.
«Ehi» Hero dice quando mi vede sveglia, mentre spegne il gas dei fornelli.
Mi siedo al bancone.
«Come ti senti?»
È girato di spalle con una semplice canotta bianca e dei pantaloncini da calcio. Questo ragazzo bara così.
«Meglio» rispondo cercando di tenere gli occhi su qualcosa che non siano le sue spalle non troppo muscolose ma ben scolpite.
Mi mette un piatto davanti.
Sposto lo sguardo dal piatto a lui, sempre cercando di non farmi distrarre dal suo fisico bellissimo. È davvero difficile.
«Ecco qua, ti ho fatto un semplice petto di pollo sulla piastra con pochissimo olio e giusto un pizzico di sale». Apre uno sportello e tira fuori un'enterogermina. «Questa prendila appena finisci» la poggia accanto al mio bicchiere.
Gli sorrido, nonostante tutto... è bello quando si preoccupa così tanto per me. «Grazie.»
Iniziamo a mangiare in un silenzio imbarazzante, io con il mio triste petto di pollo e lui con il suo fish and chips cucinato letteralmente all'inglese.
Devi rompere questo ghiaccio. «Comunque, non sono arrabbiata con te.»
«Mhm? Arrabbiata con me per cosa? Semmai sono io quello arrabbiato con te, non credere che il fatto che mi sto comportando così significhi che mi è passato tutto, solo... ci tengo a te» oh no... se l'è ricordato.
«Va bene, ma tu ti sei scopato Jessica!» alzo un po' la voce.
«Jo, quando mai! L'ho detto... l'ho detto solo per ripicca. Non ti tradirei mai.»
Sembra sincero.
«Okay, ma in quel momento ci ho creduto, eccome se ci ho creduto. Potevi risparmiartela...» dico in tono calmo.
«E tu potevi risparmiarti il bacio a quel... a quel ragazzo» fa con aria disgustata.
Alzo gli occhi al cielo. Com'è possibile che se una volta sbaglio io deve prendersela così tanto? Io l'ho perdonato per cose ben più gravi...
«Hero, ero ubriaca e tu eri chissà dove, non volevo». Faccio una pausa e lui sta in silenzio. «Poi ti ho visto con Jessica e quando sono venuta a cercarti eri a casa sua... bella mossa, davvero» ironizzo.
Scuote la testa con gli occhi chiusi, poi li apre e mi guarda dritta negli occhi. «Ero da lei per distrarmi, abbiamo solo bevuto. Ci ha provato con me, lo ammetto, ma l'ho fermata. Jo, voglio solo te nella mia vita, non so più come fartelo capire ma ci provo, è tutto quello che faccio per il momento...»
Io lo vedo che ci sta provando ma... ma c'è sempre qualcosa che riesce a rovinare l'armonia che si crea tra di noi.
«E tu te ne vai a baciare uno sconosciuto... Lasciamo stare, non importa, tanto vado a Londra domani.»
«Domani?» spalanco gli occhi. Non starà dicendo sul serio.
E invece annuisce convinto.
«E la casa?»
«È pagata per questo mese, poi andrai da Anna, ho già parlato con lei.»
Vuole lasciarmi qui, sola?
«Non hai intenzione di tornare allora? Vuoi lasciarmi qui?»
Fissa il vuoto, poi dice: «Ci vedremo solo ed esclusivamente per interviste... lavoro. Saremmo colleghi, ciò che saremmo dovuti essere dall'inizio» utilizza un tono convinto e distaccato quando parla, ma so che non ci crede nemmeno lui a quello che dice.
Almeno, io non ci credo, sarà impossibile tornare come prima.

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