105. Jo

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Sento un caldo assurdo. Vorrei togliermi tutto tipo adesso. Com'è possibile che mi piaccia il vino così tanto eppure mi ubriaco con qualche bicchiere? Forse questa è la dimostrazione che sono sempre le cose buone che finiscono per far male.

«Che? Che intendi?» Hero mi guarda con un'espressione confusa.

L'ho detto ad alta voce? «Mhm, non so nemmeno che ho detto o se l'ho semplicemente pensato e tu mi hai letto nella mente» dico ridacchiando, non rendendomi conto di quanto sono imbarazzante in questo momento, e Hero scuote la testa, rassegnato.

Merda, è sempre bellissimo, anche alla fine di una giornata stancante come quella di oggi. Come fa?

«Svelami il tuo segreto» dico senza nemmeno riflettere. La mia bocca non è collegato al cervello.

Mi guarda strano, divertito dal mio comportamento incoerente e stupido. «Che segreto?» ridacchia. Amo la sua risata.

Piego la testa da un lato e lo guardo, curiosa, con un leggero sorriso sulle labbra. «Non lo so... tipo, come cavolo fai ad essere così sexy?» Dio mio, perché!?

Quasi si soffoca con la sua stessa saliva, Anna scoppia a ridere. «Jo, ripeto, sei ubriaca, molto ubriaca!»

Alzo gli occhi al cielo. «Quindi stai dicendo che non sei sexy? Anna, diglielo anche tu, avanti.»

Hero la guarda e scuote la testa, con uno sguardo che vuole dire "No, Anna, non farlo."

Amo Anna, la adoro. «Dai, Hero, ammettilo che lo sei» gli dice ridacchiando.

Nel frattempo forse siamo arrivati, ma non ne sono sicura.

«Forse è per questo che sento tutto questo caldo, perché sei troppo sexy per i miei occhi» osservo ad alta voce, involontariamente.

Hero chiude gli occhi e si passa le mani sul viso. «Cristo, Jo. No, è perché sei ubriaca» mi dice, cercando di trattenere le risate.

L'auto si ferma e quando provo a scendere barcollo sulle mie gambe. Hero mi afferra al volo e mi dice di stare attenta. Metto un braccio sulle sue spalle mentre lui mi tiene stretta a sé con un braccio attorno alla mia vita. Lo costringo a fermarci un attimo al bancone nella hall per bere un bicchiere d'acqua fresco e poi riprendiamo la nostra strada verso la mia o la sua stanza, non m'importa quale. Mentre siamo in ascensore, appoggio la fronte al suo petto e lui mi accarezza la schiena. Gli ricordo per la milionesima volta che ho caldo ma non mi ascolta.

Arrivati davanti alla sua stanza, apre la porta e accende la luce. Qua dentro fa veramente troppo caldo, avevamo lasciato il condizionatore accesso per trovarla calda quando saremmo tornati.

«No, no. Hero, devo spogliarmi» lo avviso prima di iniziare a togliermi il giubbotto. Sto iniziando a sudare.

Sospira e poi dice: «Va bene, però mettiti subito sotto le coperte.»

Sbuffo e roteo gli occhi, mentre gli dò le spalle per permettergli di abbassarmi la cerniera del vestito. «Okay, papino, ma adesso aiutami con questa roba.»

Nel momento in cui parlo, le sue dita si fermano sulla zip, sfiorando leggermente la mia pelle scottante.

Mi giro verso di lui e lo guardo confusa e divertita allo stesso tempo, mentre lui è ancora immobile. «Che... cosa c'è?» biascico sottovoce.

Dopo qualche secondo di silenzio, finalmente parla, guardandomi dritta negli occhi ma ogni tanto lo sguardo gli cade sulle mie labbra. «Giuro che se mi chiami di nuovo in quel modo sarò costretto a farti sentire più caldo di quello che senti già» dice lentamente, nel modo più seducente possibile.

Mi ci vogliono trenta secondi per capire e ricordare come l'ho chiamato. Papino... (in inglese 'daddy'). Le mie sopracciglia si alzano per la sorpresa. «Oh, be'...»

Sulla sua faccia si è dipinto un sorrisetto, e la sua fossetta si fa sempre più evidente, quando si piega un po' verso di me per baciarmi. Prende un respiro improvviso quando lo afferro per la maglietta e lo rilascia sulle mie labbra; il suo alito sa di vino e fumo.

Voglio provocarlo. Mi piace giocare con lui, e ne ho voglia proprio adesso. «Allora? Puoi darmi una mano, papino

Il suo sorriso si allarga e arriva fino alle sue guance. Mi mette le braccia attorno alla vita e stringe a sé, i nostri corpi premuti l'uno sull'altro. Poi prende il mio viso tra le mani e mi bacia dopo aver preso un respiro. Mi schiude le labbra con la lingua e non esito a ricambiare il bacio con la stessa passione e gelosia, possessione. «Sei mia...» dice ansimando tra un bacio e l'altro. Sposta le labbra sul mio collo e mordicchia leggermente la pelle in quel punto, mentre abbassa la zip del vestito.

Sento una vampata di calore, come se un incendio fosse stato appiccato attorno a me. «Hero...» una sorta di mugolio mi scappa dalle labbra.

La sua mascella quasi tocca il pavimento quando vede che sotto non ho messo il reggiseno, perché il vestito era già munito di coppe. «Da sopra o da sotto?» chiede riferendosi a come deve sfilarmi il vestito.

«È uguale» gli dico alzando le spalle.

Mette le mani sotto la gonna e inizia a sfilarmelo da sopra, e quando le sue dita toccano con delicatamente il mio ventre rabbrividisco. Una volta che il vestito è per terra e i miei capelli prima perfettamente lisci ormai arruffati, gli levo la giacca e lui si toglie la maglietta, afferrandola dall'incollatura.

Come si può essere così belli senza fare il minimo sforzo?

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