69. Hero

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Ha capito come funziona. È come uno scambio di fantasie.
«Continua, cosa mi faresti a questo punto?» la sprono, mentre la mia mano accarezza tutto il mio addome.
Mi descrive la scena con ogni particolare, sussurrando. La sua voce così innocente che adesso dice cose tutt'altro che innocenti. «Ti farei mettere tra le mie gambe e alzerei i fianchi, perché...» geme «perché voglio di più.»
Ansimo quando le dico: «Quanto cazzo vorrei essere dentro di te in questo momento, piccola.»
Mugola pianissimo e sento il suo respiro affannato.
«Ti stai toccando?» le chiedo sorridendo soddisfatto. Sono riuscito a farle fare persino questo... sono incredibile.
«Mhm mhm... oh, credo di... aver trovato il punto...» ed ecco la conferma.
«L'hai trovato allora?»
«Si...» mugola.
Quel suono... mi ha fatto diventare ancora più duro. Faccio scorrere la mano fin sotto i miei boxer. Le mie dita sfiorano con delicatezza la punta del mio sesso, esattamente come farebbe lei.
La immagino stesa sul suo letto, a gambe un po' aperte mentre si tocca con quelle sue dita esili e lunge, che si accarezza e rabbrividisce con il suo stesso tocco, ma pensando a... me.
«A che pensi?» Adesso la mia mano fa su e giù sulla mia erezione e lei ansima e mugola piano.
«A te... solo a te.»
Cazzo, proprio quello che volevo sentire.
«Ti amo» dice d'un tratto ansimando. «E mi manchi tanto.»
«Ti direi "anch'io" e "anche tu"...» sto per venire nei boxer, merda «ma sembra solo che sia d'accordo con te, ma sai che ti amo e mi manchi, no?»
«Si...» mugola ancora, e cerca di sommettere quei suoni bellissimi. «Hero, credo di... stare per venire...» sussurra e si fa scappare un altro gemito.
«Io credo di esserci davvero vicino...» Gemo un un'ultima volta e vengo.
«Oddio... sto toccando il mio orgasmo con le dita?» domanda, un po' disgustata.
Ridacchio. «Probabilmente.»
«Mhm... è strano, sai? È tipo... viscido, forse?»
Oh mio Dio, questa ragazza è incredibile. «Si, un po', ma non è strano.»
Sbuffa. «Tu sei abituato! Questa è la mia prima volta, idiota!»
«Oh già. Scusa!» e scoppio a ridere.
Sospira, sollevata. «L'anno prossimo stiamo a casa per Natale, che ne dici?»
Ha detto "l'anno prossimo" con una tale disinvoltura... come se fosse scontato che staremo ancora insieme.
«Ti amo» le dico, con un sorriso stampato in faccia.
«Si, lo so. Come mai me lo stai dicendo adesso invece di rispondere alla mia domanda?» Adoro il fatto che sa che la amo.
«Hai detto "l'anno prossimo".»
«Si, e allora?» chiede confusa.
«Quindi per te è scontato che dureremo fino all'anno prossimo?»
Ci pensa su qualche secondo. «Al diavolo, certo. O almeno, è quello che vorrei.»
Sorrido, felice.
Restiamo in silenzio qualche secondo ad ascoltare i nostri respiri, poi le sospira e capisco che si è alzata.
Ad un tratto dice qualcosa, ma non capisco cosa.
«Come scusa?» Non la stavo ascoltando, ero distratto dai miei pensieri. Non vedo l'ora di abbracciarla di nuovo.
«Ringrazia mia sorella per avermi ceduto la stanza con il bagno» ripete ridacchiando.
«Perché?» chiedo confuso.
«Be'... cosa avrebbero pensato se fossi andata in bagno a quest'ora per cambiarmi le mutandine?»
Ah, ora capisco. «Non lo so. Ciclo, forse?»
«Sei un coglione!» ride.
La sua risata mi riscalda l'anima.
«Sono felice» le dico dal nulla mentre lei è in bagno, si sente l'acqua che scorre.
«Ah si? E perché?»
Perché tra due giorni ci vediamo, vorrei dirle. Invece dico: «Boh, sono felice e basta.»
«Sai, penso che quando uno è felice e non sa perché significa che è felice per davvero.»
Quanto è vera questa cosa. «Già, credo che tu abbia ragione.» Mi strofino gli occhi.
Devo tornare a fare le valigie e sono già stanco morto. In serata dovrò iniziare ad andare in aeroporto e ancora sono in mezzo a una strada.
«Piccola, sono le cinque — di pomeriggio — e devo uscire con mia madre tra un po'. Ci sentiamo domani?»
«Oh...» dice, un po' delusa. «Va bene, a domani. Ti amo.»
«Ti amo anch'io.»
Chiudo la telefonata e mi affretto a finire di sistemare le valigie. Ovviamente non sono le cinque di pomeriggio ma le dieci di mattina, perché le ho detto l'orario di Londra. Il volo è verso le otto di questa sera, quindi devo sbrigarmi. Più tardi pranzo da Anna, deve darmi una cosa per Jo, e poi mi accompagna in aeroporto. È sempre così disponibile, la adoro.
                                    ***
Jordan è venuto a prendermi con la sua macchina, assieme ad Asher che ha insistito per venire con lui, e stiamo caricando la valigia più grande nel bagagliaio.
«Ti aspetta un lungo viaggio» mi dice, mentre apre la porta di casa.
Anna ci accoglie in cucina, con il pranzo già in tavola. «Hero, tutto bene? Come ti senti?» mi chiede appena varco la soglia dell cucina.
«Mi sento... elettrizzato.» Si, credo sia la parola più appropriata.
Dopo aver mangiato, passo un po' di tempo a giocare con Ash ai lego, mi sento di nuovo un po' bambino.
Adesso è ora di andare, sono le 5pm.
Ho messo in valigia ciò che ho chiesto ad  Anna di procurarmi e siamo arrivati in aeroporto.
«Vado a fare il check-in» informo Anna.
«Okay, ti aspetto qui, così ci salutiamo» mi sorride.
Check-in: fatto.
Anna mi abbraccia e mi accarezza la schiena. «Sta attento, d'accordo? Non combinate casini tutti e due» ridacchia.
Annuisco, le do un ultimo abbraccio e mi allontano salutandola con la mano.
Sono così felice che il cuore potrebbe saltare fuori dal mio petto. Non riesco credere di starle facendo questa sorpresa. È fantastico.

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