64. Jo

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Oh merda, sono nervosissima. Non sono pronta psicologicamente ad affrontare un viaggio lungo più di un giorno. 22 ore di volo, più il tempo che passerò seduta da Starbucks a bere caffè durante gli scali.
Non sono pronta a lasciare Hero qui da solo fin quando non partirà per Londra. Avrei voluto tantissimo che fosse venuto con me, ma non voglio costringerlo. In effetti ha ragione, due mesi in Australia con la mia famiglia sono decisamente troppi. Sarei potuta restare anche di meno, ma due sole settimane non compensano quei due giorni complessivi di volo. Non ci vado mica una volta ogni due mesi, quindi concedetemelo.
Comunque, so che lui se la caverà, non ha bisogno di me per vivere d'altronde. Ci sentiremo tutti i giorni, ma mi mancherà in ogni caso tantissimo. Due mesi senza poterlo abbracciare, parlargli dal vivo, toccarlo, senza sentire il suo corpo caldo contro il mio, i nostri respiri che si fondono e il battito del suo cuore. Mi mancherà ogni minuscolo dettaglio di lui.

Sono pronta per partire. Le valigie sono piene, il passaporto ce l'ho... credo che non manchi nulla.
«Piccola, hai preso tutto?» Hero mi chiede, è appoggiato alla porta. «Sto letteralmente morendo di sonno» e sbadiglia.
«Si, penso di avere tutto. Sono pronta.» Non sono pronta mentalmente, però. Mi viene voglia di annullare tutto solo al pensiero di tutte quelle ore di volo... Perché l'Australia non può essere qui vicino? Ugh.
Apro la porta, trascino il bagaglio a mano fuori e lo uso per fermare le porte dell'ascensore.
«Passami anche lo zaino» Hero mette in ascensore anche la valigia più grande.
Gli passo lo zaino e se lo mette sulle spalle.
Anche io muoio dal sonno, ma devo conservarlo per l'aereo, altrimenti l'unica cosa che potrò fare in tutte quelle ore sarà tagliarmi le vene.
Hero aveva già spostato la macchina vicino all'appartamento, quindi abbiamo solo dovuto mettere le valigie nel bagagliaio.
«Allora, come ti senti?» domanda. Ha una mano sulla mia coscia e guida con una sola mano.
«Mhm?» ero distratta dalla strada.
«Come ti senti?» ripete, stringendomi un po' la coscia.
«Bene, è solo che non sono pronta alle 22 ore di volo, tutto qui.» Avrà notato che sono un po' nervosa.
Mi volto a guardarlo. È così bello in questo momento. Ha i capelli scombinati, e le labbra ancora gonfie e rosee dal sonno.
Sull'autostrada riflette la poca luce dell'alba, sono quasi le cinque e mezza del mattino ed il cielo è violaceo.
Non dice una parola.
«Tutto okay?» gli chiedo, mettendo una mano sulla sua, che è ancora sulla mia gamba.
Annuisce, lo sguardo sulla strada, assente. Poi finalmente apre la bocca e parla: «È solo che mi mancherai un casino e...» lascia la frase in aria.
«E...?» lo incoraggio a continuare.
«Ascolta, Jo, io mi fido di te, ma promettimi che se hai intenzione di ubriacarti non farai niente di stupido.»
Che?
«Va bene... ma perché mi stai dicendo questa cosa?» Sono confusa.
«Io... non lo so, ma tu promettimelo, ti prego.»
«Te lo prometto, ma voglio sapere solo perché» faccio spallucce, come se fosse superficiale. Invece non lo è affatto.
«Non lo so, tu fallo e basta» ripete.
Ma io so che lui sa. È stato in silenzio per quasi tutta la strada, quindi deve averci riflettuto.
«Ti conosco. Dimmi perché, dai.»
Non risponde e tiene lo sguardo fisso sulla strada.
«Hero, puoi dirmelo, sono solo io, lo sai questo, giusto?» cerco di rassicurarlo, e funziona.
«Okay.» Parcheggia la macchina prima di spiegarsi.
Ho ancora più di due ore e mezza di tempo, quindi può stare tranquillo e usare questo tempo al meglio.
Si volta a guardarmi e mette le mani sulle mie. «Ieri notte— ricordi il brutto sogno che ho fatto?»
Annuisco. Lo ricordo eccome, stava per venirgli un attacco di panico, ma fortunatamente non è successo.
«Ecco, non era solo un brutto sogno... era un incubo cazzo. È stato bruttissimo» interrompe il contatto visivo e guarda le nostre mani.
«Di cosa parlava?»
Sospira. «Stavamo tornando a casa, e tu eri accanto a me, ma quando ho girato la chiave per aprire la porta, improvvisamente sei scomparsa. Ti ho cercata ovunque ed infine in camera da letto. Liam...»
Oh no. Ho già capito.
«Puoi lasciare stare se vuoi, non è necessario...» inizio a dire.
Alza una mano tra di noi e mi interrompe. «No, fammi finire. Dicevo, Liam era tra le tue gambe. Ti stava scopando.»
Oh mio Dio...
Continua: «Forte. A casa nostra e nel nostro letto.»
«Merda...» sussurro.
«È stato terribile. Dicevi di amarlo cazzo» si passa una mano tra i capelli. «Sai questa cosa quanto mi rende insicuro?»
Lo capisco, lo capisco perfettamente.
Metto le mani sulla sua nuca e lo costringo a guardarmi. «Hero, non amerò mai nessun altro come amo te, questo è per sempre.»
«Come lo sai?» chiede sottovoce.
«Lo so e basta. Adesso smetti di pensare a quel sogno.» Gli monto a cavalcioni e sposta il sedile indietro per fare più spazio. Metto le mani sotto la sua maglietta e lo bacio.
«Piccola, non possiamo qui e adesso» ansima mente gli bacio il collo.
«Perché no?»
«Devi andare.»
«Appunto. Sono qui per soli altri pochi minuti, e voglio che mi scopi forte come dovresti, e smetti di pensare a quel sogno.»
Non riesco a credere alle mie parole. E nemmeno lui.
«Oh merda. Amo questi discorsi sporchi. Mi fai impazzire.»
«Lo so...» Avvicino le mie labbra alle sue, ma non lo bacio.
Cerca di baciarmi, e io mi allontano. «Non perdere tempo, piccola. Non potremo toccarci per quasi due mesi e adesso sono duro come una roccia.»
Riesco a sentire la sua erezione crescere sotto di me. «Hai un preservativo?»
Lo esce dalla tasca immediatamente. Alza i fianchi per abbassarsi i pantaloni e i boxer. Io faccio fatica ad abbassare i miei. Avrei dovuto mettere un vestito.
«Puoi aiutarmi a...»
Subito riesce ad abbassare la mia tuta e le mutandine sui polpacci.
Si mette il profilattico. «Ti voglio così tanto...» sussurra sul mio collo mentre entra in me. «Oh Madre Santa.»
Mi sento più completa ogni volta che mi riempie in questo modo. Lui riempie ogni parte di me.
Mi muovo su di lui ad un ritmo pacato. Poi controllo l'orario sul cruscotto e accelero.
«Oh Dio, sei così stretta su di me...»
Amo quando geme e ansima e mi parla in questa maniera. Devo ammettere anch'io che le parole sporche aumentano il livello di eccitazione.
Mugolo piano. «Hero...» mi mordo il labbro inferiore così forte che per poco non sanguina. «Sai... oddio... sai che ti amo da morire.»
«Si, lo so» risponde con il respiro affannato.
Si muore di caldo in questa macchina e il finestrino si è appannato. I nostri corpi uniti emettono tantissimo calore. Bruciamo l'uno per l'altra. Io brucio per lui, sempre.
Le mie gambe iniziano a tremare e...
«Sono venuto» Hero mi informa con il respiro affannoso.
«Si, anche io.» Poggio la testa sulla sua spalla e lui mi accarezza la schiena. «È stato...»
«Eccitante» aggiunge.
Be', stavo per dire romantico, ma credo che 'eccitante' sia più appropriato in effetti.
«Devi sbrigarti, o farai tardi.»
Vero, mi ero quasi dimenticata che devo fare ancora un miliardo di cose.
Scendo da lui e alzo le mutandine e i pantaloni. Dopo che avrò fatto i controlli andrò in bagno a cambiarmi, subito.
Hero si è sistemato, ha messo il preservativo in un bicchiere di plastica sporco e adesso sta prendendo le valigie.
«Devo buttare questo coso.» Si dirige verso un bidone della spazzatura con il bicchiere di plastica in mano e lo butta.
Entrati in aeroporto, Hero mi aspetta vicino all'inizio della coda mente faccio il check-in e imbarco il bagaglio più grande.
«Questa è la parte che temevo di più» mi dice una volta davanti all'ingresso per le partenze.
Mi butto tra le sue braccia e lo abbraccio forte in punta di piedi. Quasi l'ho fatto cadere. «Anche io.»
«Come farò senza di te, eh?» dice ridacchiando, ma noto che i suoi occhi sono lucidi.
«Ce la farai.» Lo bacio e una lacrima cade sul mio viso. «Mi mancherai un casino.»
Mi guarda un attimo e riprende a baciarmi. Schiude le mie labbra con la lingua e solletica con la mia.
Interrompo il bacio. «Devo andare.»
Il mio corpo è avvolto dal suo forte abbraccio.
Si lecca le labbra. «Lo so. Solo un altro» e mi bacia di nuovo.
Mi lascia andare. Afferro il mio trolley dal manico e lo strascino dietro di me. Mi volto verso di lui e lo saluto con una mano.
«Ti amo, piccola! Ci vediamo presto, okay?» urla da lontano.
Ridacchio e gli mando un bacio. Lui fa finta di afferrarlo e poi si bacia il palmo della mano. Adoro quando fa queste cose.
È ora di andare, supereremo anche questa.

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