41. Jo

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La serata è trascorsa piacevolmente, saranno le 10 p.m. ormai. Abbiamo mangiato tantissimo e mi sento scoppiare, ma ho lasciato un piccolo spazio per il dolce. Il problema è che ci sta mettendo tanto ad arrivare, il locale è quasi pieno.
«Quanto ci mettono?» sbuffo appoggiando la testa sulla spalla di Hero.
«Non lo so, ma mi sto un po' rompendo le palle» risponde con un tono irritato e annoiato.
I minuti passano e la nostra cheesecake non arriva. Nel frattempo Hero mi accarezza la coscia da sotto al tavolo. Ad un certo punto fa un'espressione strana, come se qualcosa gli fosse balenato in mente.
Continua ad accarezzarmi guardandomi negli occhi, mi bacia ed ha un leggero sorriso sulle labbra.
«È stata una bella serata tutto...» inizio a dire, ma la sua mano si muove verso il mio interno coscia, «tutto sommato. Ma che stai facendo?» dico confusa mentre un brivido mi attraversa.
«Già» sorride leccandosi il labbro inferiore.
La sua mano adesso è praticamente tra le mie cosce e il vestito si è alzato.
«Hero, che stai facendo?» deglutisco guardandolo male.
«Sta' zitta, cerca di noi farti notare...» sussurra.
No no no. «No, Hero, non è il...» prendo un bel respiro di scatto quando mi sfiora nel punto più sensibile.
«Sei così sensibile al mio tocco.»
«Cazzo, Hero, è una tortura. Come... oddio... come dovrei fare a trattenermi? Smettila» gli dico con il respiro un po' pesante.
«Togli la mia mano da lì allora.»
Eh, vorrei essere meno eccitata per toglierla.
«Io provo a dirti di no, ma il mio corpo continua a dirti di si. Non ce la faccio» non posso, con le mani sto stringendo la sedia.
Sogghigna e continua a solleticare lì. Lui ama il fatto che di essere irresistibile, ma la vera domanda è: come si fa a resistergli?
«Guardami, non chiudere gli occhi e non morderti il labbro. Stringi le mie cosce su vuoi.»
Gli stringo con una mano il braccio e con l'altra la coscia. Sento le gambe irrigidirsi e tremare sotto il tavolo, faccio di tutto per non mugolare e quando percepisco di non riuscirci lo bacio.
«Hero, sei un pazzo...»
«Non venire, adesso andiamo a casa.»
Fa per togliere la mano ma d'istinto gli prendo il polso. «No no, adesso finisci quello che hai iniziato» lo supplico.
«Okay, ma fai piano. Baciami se vuoi» dice spostando lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.
Dopo davvero poco, vengo facendo meno rumore possibile, soffoco i mugoli baciandolo.
«Merda... pazzesco» dice soddisfatto togliendo la mano e guardandosi le dita lucide dal mio orgasmo. Si alza e va in bagno a lavarsi le mani.
Devo cambiarmi, non sopporto questo bagnato. Per fortuna nella mia borsa porto sempre un cambio, per qualsiasi imprevisto, come il ciclo, non l'ho mai portato pensando che qualcuno potesse farmi venire in un ristorante...
Appena Hero torna arriva Tom con la cheesecake. Lo ringraziamo.
«Se aspetti qualche minuto vado a cambiarmi» comunico ragazzo folle seduto al tavolo con me.
«Oh, certo, capisco. Vai pure» dice ridacchiando.
Vado in bagno e cambio le mutandine, mettendo in un sacchetto di plastica quelle sporche. Mi guardo allo specchio e mi sento davvero bella.
Penso che Hero influisce molto sulla mia autostima. Sono sempre stata una di quelle ragazze che si piacciono solitamente, ma prima di lui c'è stato un periodo in cui non mi piacevo. Ero molto insicura del mio fisico, del mio seno, delle mie spalle larghe... l'uniche cose che mi sono sempre piaciute di me sono gli occhi, il naso, le labbra — diciamo che del viso non mi lamento — e le gambe. Le gambe sono il mio punto di forza. Le mie amiche mi odiano e mi odiavano per questo.
Hero mi ha alzato l'autostima su aspetti del mio corpo che sottovalutavo. Ho capito che forse non sono così male come pensavo prima. Lo amo anche per questo.
Ora torno da lui, la cheesecake ci aspetta.
«Eccomi!» esclamo sedendomi.
«Finalmente, questa torta saranno tre ore che mi dice "mangiami, mangiami"» ride.
La assaggiamo, è buonissima.
Tom passa tra i tavoli e poi ci chiede con un sorriso: «Come avete trascorso la serata?»
Io e Hero ci guardiamo negli occhi, poi lui risponde: «Bene, tutto squisito. L'unica pecca è che abbiamo aspettato un po' per il dolce, ma non ci siamo annoiati.»
«Mi fa piacere. Tornerete?»
«Di sicuro» rispondo io sorridendogli.
«Può portarci il conto, per favore? Grazie» chiede Hero prima che il cameriere possa allontanarsi.
«Certo, arrivo subito.»
Abbiamo pagato ed usciamo dal locale, è stata una bella serata.
Hero, come al solito, mi apre la portiera ed io lo ringrazio con un sorriso.
Durante la strada di ritorno mi ha messo la mano sulla leva del cambio e la sua sulla mia.
Metto la musica e la canzone che parte è Conversations with my Wife di Jon Bellion.
Il titolo della canzone mi fa pensare molto, sarò mai sua moglie? Non lo so, e non posso saperlo.
Restiamo in silenzio mentre la canzone risuona nelle nostre orecchie.
Quella dopo è Worth it di YK Osiris, che, come Go Fuck Yourself, mi fa impazzire.
«A casa devi ricambiare il favore che ti ho fatto. Le cose vanno ripagate, piccola» dice guardandomi di soppiatto.
«Non sarà un problema» anzi, non mi dispiace affatto, rispondo senza guardarlo.

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