42. Hero

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È stato bellissimo farla venire mentre faceva di tutto per trattenersi, ma invano. Sono così irresistibile per lei che appena la tocco si bagna. Soffocava i mugolii tra le mie labbra, solo io riuscivo a sentirli, avevo un'esclusiva. Ora siamo in macchina, sulla strada di casa, e percepisco la tensione del desiderio che ci divora dentro entrambi.
Appena siamo a casa voglio strapparle quel vestito che mi fa impazzire di dosso, deve ricambiare il favore, ma voglio darle piacere allo stesso tempo.
«Eccoci» dico spegnendo il motore.
Scendiamo dalla macchina e apro il portone, in ascensore siamo in silenzio mentre ci rubiamo qualche sguardo. Giro la chiave della porta tre volte e la faccio entrare prima di me. Questo vestito le sta così bene che sembra glielo abbiano cucito direttamente addosso.
Si toglie subito le scarpe e poggia la borsa sul divano, anche io tolgo le scarpe e appendo il giubbotto all'appendiabiti.
Jo cammina lentamente verso la camera da letto lamentandosi che le fanno male i piedi.
«Dove credi di andare?» la metto con le spalle al muro inaspettatamente.
Si ricorda di cosa le avevo detto in macchina e sogghignando dice: «Da nessuna parte.»
Amo quando regge il gioco.
Le prendo il viso tra le mani e poi metto le sue gambe attorno alla mia vita. Sostenendola dai glutei, la faccio sedere sul bancone e mi piazzo in mezzo a lei. Il vestito le sta stretto sulle cosce, il che non le permette di aprire le gambe ulteriormente.
Con le mani, partendo dalle spalle, disegno tutta la sagoma del suo corpo formoso, fino ad arrivare alle ginocchia.
Le guance le diventano rosee e la sua pelle e calda quando si sostiene sulle mani per aiutarmi a sfilarle il vestito. Le tolgo le mutandine e le getto a terra.
«Cosa... ma cosa sono?» le chiedo quando vedo delle cose incollate sulle sue tette bellissime.
«Coppe adesive. Pensavi non avessi niente sotto? Povero illuso» ridacchia prendendomi in giro.
Be', no, ma non ci avevo pensato a questo.
Le stacco e le appoggio su una sedia. Prendo i suoi seni tra le mani e stringo leggermente i capezzoli induriti e geme.
Mentre le faccio un succhiotto sul collo, tra gemiti e mugolii mi toglie la cintura e sbottona i jeans. Prima di abbassarli prendo il portafoglio e tiro fuori un preservativo, ne tengo sempre uno lì per le evenienze.
«Dai...» mi abbassa i boxer, mi prende il preservativo dalle mani, apre il pacchetto e me lo mette. Merda, con che velocità. Sta impazzendo.
Prima di iniziare mi tolgo la maglietta e una volta fatto entro in lei.
Cazzo, che bello.
Jo mi spinge più in dentro avvolgendo le gambe attorno a me. «Oddio...» mugola.
Era una vita che volevo farlo, scoparla su questo bancone e so che anche lei lo desiderava.
Butta la testa indietro e ficca con delicatezza le sue unghie nella mia pelle.
Porca troia, mi fa impazzire.
Ansimo sul suo collo dicendole quanto la amo e lei ripete più volte il mio nome. Man mano che mi spingo in lei, sento una scossa elettrica percorrermi tutta la spina dorsale fino ad arrivare all'inguine.
«Jo...» dico in un gemito, «ci sono... merda... ci sono quasi.»
Annuisce. «Anch'io» e le gambe iniziano a tremarle e mi stringono più forte in vita.
«Hero...» dice in un gridolino mentre accelero il ritmo e mi spingo con più forza dentro di lei. La bacio mettendole le mani tra i capelli biondi.
«Mi piace quando... oh mio Dio...» viene buttando la testa indietro, chiude gli occhi, schiude le labbra stringendo i denti e mi tira piano i capelli facendo un forte orgasmo.
Tutto questo basta per fare arrivare al culmine anche me, vengo giusto pochi secondi dopo.
Siamo sudati, ma non ho la forza di farmi una doccia adesso, sono stanchissimo.
«Dicevo,» continua Jo, «mi piace quando lo facciamo così.»
La guardo sogghignando e inarco le sopracciglia. «Così come?»
«Così forte, così sfrenatamente» ridacchia.
È una pervertita, ma non lo ammetterebbe mai. «Sporcacciona che sei» scuoto la testa.
«Non è vero, zitto! Sono solo sincera» incrocia le braccia facendo risultate i suoi seni più sporgenti.
«Certo». La bacio sul naso e vado in bagno a togliermi il preservativo e lo butto nel cestino; mi sciacquo anche la faccia.
Mentre lo faccio, Jo mi raggiunge, ancora completamente nuda. Si bagna le mani e se le passa delicatamente sul viso. Lega i capelli in uno chignon alto, un po' spettinato, ed entra in doccia.
Fanculo, vado con lei.
«Ciao, ti dispiace se la facciamo insieme?» chiede intrufolando la testa tra il vetro e le piastrelle.
«No, ma sono stanca, quindi facciamo una cosa veloce» mi avverte. «E mi raccomando, non provare a provocarmi perché col cavolo che ti abbraccio stanotte.»
«E va bene, mi arrendo.»
I suoi abbracci notturni sono fondamentali per me, non posso farne a meno.
Ci laviamo velocemente.
Jo si mette un paio di mutandine semplicissime e una mia maglietta, io metto un paio di boxer neri.
Mi infilo sotto le lenzuola e allungo un braccio per farla poggiare su di me.
«Abbraccio» le dico come un bambino che ha bisogno di coccole per addormentarsi.
Si avvicina e si accoccola a me, in fondo sono io che abbraccio lei, sembra un cucciolo di koala quando attorciglia le sue gambe alle mie.
Le accarezzo i capelli e sospirando mi dice: «Ti amo.»
«Infinitamente» le rispondo prima di cadere in un sonno profondo, dove i sogni sono invasi dal suo sorriso e i suoi occhi azzurri.

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